Lunedì 9 ottobre 2023
Vi racconto che qualche settimana fa, stavo passeggiando per il quartiere come tutti i pomeriggi e sono arrivato davanti a una casa dove non ero ancora mai stato. Ho bussato e mi ha aperto una signora nera sui 45 anni con un ampio sorriso che si è dichiarata felice che fossi andato a visitarla: io non la conoscevo ma lei sapeva chi ero.
Ha tirato fuori tre sedie, ha chiamato il marito e ci siamo seduti a chiacchierare davanti alla casa. Dopo una mezz'oretta di conversazione, alzando gli occhi mi sono accorto che dal tetto della casa usciva un albero immenso, alto forse una decina di metri. L'ho guardato meglio e ho visto che era un albero di mango.
Ho chiesto notizie di quell’albero che sembrava nato sopra il tetto e mi hanno spiegato che, quando qualche decennio fa erano giunti al settore e insieme ad altre 400 famiglie avevano invaso la zona, al consegnare ad ogni famiglia un pezzo di terra a loro era toccato il pezzo di terreno con quell'albero di mango dentro.
Altri lo avrebbero abbattuto per costruire la casa mentre loro hanno deciso di adottarlo e hanno costruito la cucina della casa intorno al tronco: sono entrato a vederlo ed ho provato ad abbracciare il tronco senza riuscire a toccarmi le dita dietro dall’altra parte.
Regolarmente gli versavamo secchi d’acqua sulle radici e lui, cambio di avergli salvato la vita, ogni quattro mesi fa cadere sul tetto centinaia di manghi maturi che, per i miei gusti, è il frutto più buono del mondo.
Ho chiesto loro cosa facessero con tanti manghi, se li portavano a vendere al mercato e mi hanno detto: “No, padre, quel mango non l’abbiamo seminato noi, ma Dio ce l’ha regalato e a ogni raccolto prepariamo molti sacchetti di manghi e li regaliamo a vicini e amici”.
Fraternità con gli alberi, fraternità con i vicini di casa...
In settembre si festeggia la festa patronale della nostra parrocchia e quest’anno abbiamo pensato di farla precedere da nove serate di riflessione sull’ecologia. La messa di ogni sera iniziava con un testo della Laudato si’, seguito da una riflessione in vari gruppetti, poi la richiesta di perdono spontanea per i nostri peccati contro la natura.
Dopo si leggeva un testo biblico che illuminasse il tema, seguito da un nuovo lavoro in gruppi, cercando iniziative concrete per migliorare il nostro rapporto con la natura, terminando ogni serata, prima dell'offertorio, con un simbolo dinamico sul tema.
Così abbiamo toccato il rapporto con la terra, l’acqua, gli animali, le piante, l’aria, l’energia, la spazzatura, gli esseri umani e i possibili nuovi stili di vita da poter assumere.
Ogni sera hanno partecipato 50-60 persone.
Con un gruppo di una ventina di adulti stiamo vivendo cinque serate sull'apocalisse, per aiutarli a scoprirla come un libro che aiuta a leggere la realtà e a impegnarsi, a partire dalla fede a costruire una società alternativa.
Appena compiuti i 70 anni, sto bene e sto trovando il modo di continuare a vivere il mio impegno missionario con un ritmo più lento.
Un abbraccio a voi tutti
Franco Nascimbene