Mercoledì 15 giugno 2022
Il XIX Capitolo Generale dei Missionari Comboniani, che si sta svolgendo dal 1 al 30 giugno a Roma, è arrivato ieri sera alla fine della prima fase dell’ascolto. In giornata, sono state presentate le ultime relazioni, dei Laici Missionari Comboniani (LMC), delle Missionarie Secolari Comboniane (MSC) e della Commissione Precapitolare. Nel frattempo, è stato comunicato che l’incontro dei capitolari con Papa Francesco è confermato per sabato 18 giugno, in Vaticano, come pure è confermato, per il giorno dopo, a casa nostra, l’incontro e l’Eucaristia con S.E. il card. Luis Antonio Gokim Tagle, Prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli.
La liturgia del 14 giugno è stata affidata ai capitolari delle province comboniane del Messico e Centroamerica. L’Eucaristia è stata presieduta da P. Juan Diego Calderón Vargas e P. Enrique Sánchez González ha tenuto l’omelia.
La prima relazione del mattino in sala capitolare è stata presentata da Alberto de la Portilla, coordinatore dei Laici Missionari Comboniani (LMC), per via telematica. Alberto, parlando da Sevilla (Spagna), ha dato un quadro generale su quanti sono e dove sono i LMC e su quanti laici vivono nelle comunità internazionali, per dare una idea della dimensione del movimento, che comprende circa 400 membri già impegnati:
Ha raccontato anche un po’ della storia del movimento, degli incontri internazionali realizzati, delle preoccupazioni e delle sfide riguardo al futuro dei LMC:
Sulla composizione, la struttura e il riconoscimento legale del movimento LMC:
Sull’importanza della formazione comune e della spiritualità dei LMC:
Sull’identità e la visione di missione ad gentes e inter gentes e sulla comprensione del carisma e della missione:
Sulla Famiglia Comboniana e la collaborazione:
Il nostro sogno come Famiglia Comboniana (Fratelli, Padri, Suore, Secolari, Laiche e Laici) è quello di un rapporto più stretto fra tutti i membri, lavorando insieme e in maniera corresponsabile, in modo da sentirci tutti fratelli e sorelle, vivendo e condividendo lo spirito di Comboni.
Infine Alberto ha concluso ‘parafrasando Comboni’:
“L’Opera deve essere cattolica, non spagnola, francese, tedesca o italiana…”
Tutti gli uomini e le donne di buona volontà devono aiutare a costruire un mondo migliore, un mondo più giusto nel quale prendersi cura in modo particolare dei più bisognosi, degli esclusi e del pianeta che lasciamo alle generazioni future.
Le iniziative individuali, siano esse dei MCCJ, SMC, MSC o LMC, hanno fatto e fanno molto bene ma non hanno risolto tante situazioni di necessità. Il nostro orizzonte cerca una collaborazione che parta dalla Famiglia Comboniana ma che non si fermi lì, nemmeno a livello ecclesiale, ma si apra ad altre organizzazioni civili e di altre confessioni religiose con cui condividere obiettivi comuni. Anche perché nel nostro mondo continuano ad esserci gravi ingiustizie e continua ad esserci un grande bisogno di Dio: il cuore umano desidera l’incontro con Dio così come desidera una vita degna di figli e figlie del Padre, tutti fratelli e sorelle.
Per questo il nostro Piano aspira a rendere presente il Regno di Dio nel mondo, un mondo più umano, più divino, per raggiungere soprattutto le comunità più nascoste e dimenticate, i paesi più poveri, flagellati dalla guerra, dalla povertà materiale e spirituale della precarietà e della miseria... dove la dignità della vita umana deve essere difesa.
Per questo, credo, devono unirsi tutte le opere già esistenti (ecclesiali e civili), tutte le persone di buona volontà che, indipendentemente dal loro stato, civile o ecclesiale, dalla confessione religiosa, dalla cultura o ideologia, cercano il bene di tutta l’umanità, persone che perseguano questo nobile fine, lasciando da parte per questo i loro interessi privati”.
In questo crediamo e dobbiamo essere seme che lo renda possibile.
Prima di dare la parola a Maria Pia Dal Zovo, responsabile generale delle Missionarie Secolari Comboniane, c’è stato un breve dibattito con domande e risposte come succede dopo ogni presentazione.
Presente in aula capitolare, Maria Pia ha iniziato con alcuni cenni storici, ricordando che in realtà l’Istituto delle Secolari non è stato fondato da Comboni ma dai comboniani e comboniane.
L’intuizione fondante è di P. Egidio Ramponi, missionario comboniano, a Sulmona nel 1947, il quale, nel vedere ciò che facevano i membri di un Istituto secolare nell’ambito dell’Azione Cattolica, si era chiesto: Perché il Signore non può fare altrettanto per l’animazione missionaria?
Sulla realtà del suo Istituto ha detto che attualmente i membri sono in totale 85, presenti in Italia, Portogallo, Spagna, Costa Rica ed Ecuador. Da qualche anno è iniziata una presenza in Kenya.
Siamo una piccola realtà, con le problematiche che vivono gli Istituti di Vita Consacrata in questo tempo, soprattutto in Europa, ma anche in America Latina, con una conseguente diminuzione del numero dei membri, l’età che avanza, uno scarso ricambio generazionale. (…)
Viviamo la nostra consacrazione a Dio con i voti di povertà, castità e obbedienza in uno stile di vita laicale, condividendo la vita comune di tutti i laici, inserite nei diversi ambienti e contesti ordinari della società. (…)
Il nostro modo di vivere la missionarietà nello stile comboniano si lega con la secolarità, cioè con l’essere presenti ed essere “dentro” le realtà normali di vita degli uomini e donne del nostro tempo, condividendo le problematiche del vivere quotidiano, le fatiche, le gioie e le speranze…
Il nostro stile di presenza è quella dell’inserimento, nelle realtà ecclesiali, sociali, educative, nell’ambito lavorativo in qualsiasi settore, nella collaborazione in progetti sociali dove la maggioranza di noi sono inserite, progetti di accoglienza con persone migranti, progetti ecologici, con le Caritas diocesane e parrocchiali, anche nelle realtà ecclesiali…
Sulla collaborazione:
Collaborazione con la Famiglia Comboniana dipendendo dalla realtà dei vari paesi e anche dalla disponibilità delle persone. Nella lettera dei Consigli della Famiglia Comboniana in maniera un po’ velata si è detto che non per tutti la collaborazione risulta facile…
Per noi è una gioia essere partecipi delle varie realtà dove è presente e opera la Famiglia Comboniana, ci sentiamo con voi e siamo con voi in una comunione spirituale.
Ha condiviso alcuni segni di movimento:
Revisione e rivisitazione delle Costituzioni.
Cambio della Sede Centrale dell’Istituto da Carraia/Lucca, nella regione italiana di Toscana, a Verona.
Sogni… Prospettive… Desideri...
“Crescere nella consapevolezza di essere parte di una stessa Famiglia carismatica”.
L’espressione “Famiglia carismatica” è stata usata per la prima volta da Papa Francesco nella Lettera scritta in occasione dell’Anno della Vita Consacrata, nel 2014.
Tra noi c’è stato un timido accenno nell’ incontro dei Consigli della Famiglia Comboniana e Coordinatore dei LMC a Carraia nel 2019, ma non c’è stato il tempo di approfondire… Potrebbe essere un punto da riprendere per vedere cosa potrebbe suscitare?
Forse questo darebbe un fondamento al cammino di collaborazione di cui si è parlato nella Lettera inviata l’8 maggio a tutta la Famiglia Comboniana.
Maria Pia ha fatto riferimento anche al concetto “Cenacolo di apostoli/e” che appare negli Atti “Tutti questi erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù e con i fratelli di lui” (Atti 1,14). Un concetto tanto caro a Comboni:
Comboni nelle sue lettere, diverse volte propone l’immagine del Cenacolo di Apostoli e più precisamente “Cenacolo di Apostoli dell’Africa” ma è nel testo delle Regole per i suoi missionari che presenta il suo Istituto “come un piccolo Cenacolo di Apostoli per l’Africa… (S 2648).
Come nel Cenacolo degli Apostoli presentato negli Atti, deve esserci una concordanza e una unione nella preghiera e, pur con il linguaggio del suo tempo, Comboni esprime la finalità della missione: il Cenacolo, quindi, non è un luogo per stare bene insieme, ma una modalità di comunione di intenti e di preghiera per realizzare la missione di annunciare Gesù Cristo come luce di salvezza per tutti i popoli. (…)
Il Cenacolo, quindi, è una dimensione dove si vive una comunione spirituale che ci accomuna come Famiglia Comboniana, accogliendo lo Spirito che ci motiva e ci spinge ad andare oltre le barriere e chiusure che si possono creare.
Come nell’evento della Pentecoste la Chiesa era riunita nel Cenacolo con la presenza di alcune donne, di Maria la madre di Gesù, alcuni parenti di Gesù, oltre agli Apostoli, sperimentando quindi la comunione nella diversità, anche oggi come Cenacolo comboniano possiamo accoglierci e valorizzare le diversità delle nostre presenze e le diverse modalità di annuncio del Vangelo.
Maria Pia ha concluso la sua relazione con un riferimento al tema del Capitolo comboniano in corso – “Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, porta molto frutto (Gv 15,5), commentando che “dalla stessa vite possono nascere tralci nuovi e più piccoli, ma anche di questi dovremo aver cura”.
Nel pomeriggio, i due momenti più importanti sono stati la presentazione della relazione della Commissione Precapitolare e l’intervento del facilitatore del Capitolo, P. Gonzalo Fernández.
La relazione della Commissione Precapitolare è un riassunto di tutte le risposte ai questionari individuali e dei segretariati generali (Missione, Formazione ed Economia) inviate dai singoli comboniani, dalle provincie e dai continenti. Questo documento diventerà lo strumento che aiuterà i capitolari nel loro discernimento. Al tavolo dei relatori sedevano P. Pedro Andrés, P. David Domingues, P. Léonard Njadi, P. Raimundo Nonato e Fr. Antonio Soffientini. Data l’importanza delle tematiche per il Capitolo, approfondiremo gli argomenti in un prossimo articolo.
Prima di concludere i lavori della giornata, P. Gonzalo ha dato delle indicazioni metodologiche e alcuni orientamenti per il silenzio e la preghiera personale, per aiutare i capitolari a vivere il passaggio dalla fase di ascolto a quella di discernimento.
“Ciò che rende fruttuoso il Capitolo non è solo lo sforzo di raccontare ma soprattutto lo sforzo di discernere il significato di ciò che si è raccontato e quindi la chiamata di Dio in esso”, ha detto P. Gonzalo. Nella funzione di facilitatore, P. Gonzalo ha aggiunto che “per evitare il rischio dell’accumulazione, occorre riflettere personalmente, confrontare le idee nei piccoli gruppi, arrivare ad una sintesi, discuterla in aula e finalmente esprimere il nostro grazie a Dio per la sua opera di salvezza”.