Venerdì 4 marzo 2022
Davanti alla mancanza di pace, alla guerra anche in Europa, mi pongo la domanda: come potrei contribuire alla elaborazione di un artigianato di pace? Trovo nelle parole di Gesù: “Imparate da me che sono mite ed umile di cuore” (Mt 11, 29) un forte invito a non arrendermi “neanche quando il peso del peccato mi schiaccia” (Leone Magno). E anche le omissioni sono “peccato”.

Desidero mettere tutto me stesso nell’ascolto umile, nell’atteggiamento di accogliere tutti/e, con deferenza, con misericordia. C’è una beatitudine speciale, un invito più forte: “Beati gli operatori di pace, saranno chiamati figli di Dio” (Mt 5, 9). Tutti siamo “Figli/e dello stesso Dio, e della stessa terra; dobbiamo rendere visibile questo Regno di Fratellanza con la tenerezza” (Papa Francesco), con la solidarietà.

Verità, compagna inseparabile della giustizia e della misericordia (FT 227)

Sto scrivendo queste parole mentre contemplo una fotografia del Sindaco di Firenze Giorgio La Pira, “artigiano di pace e giustizia”,collo sfondo dellaCattedrale di Firenze, vicina alla Torre Municipale, ugualmente alte, in forme diverse. Da ogni parte della città, i Fiorentini per vivere una vita umana degna di quel nome, devono avere lo sguardo su queste due realtà: La Cupola che ricorda Cristo, la Torre che ricorda la fraternità, la collaborazione, espressa in termini politici.

Tutte le Città sorte nel medioevo, sono dominate da queste due realtà: Cupola–Duomo, segno dellapresenza di Dio, e Torre Civica simboleggiante la comunione umana. Gli antenati ci credevano moltissimo a questi due aspetti della vita. Non potevano pensare alla convivenza umana nobile, gioiosa, senza la presenza di Dio e senza la pace e la comunione operativa tra i cittadini.

La Pira è stato per me, fonte di grande inspirazione, ho seguito il suo pensiero e poi ho avuto l’opportunità di conoscerlo ed ascoltarlo personalmente. Il mio paese nativo non è lontano da Firenze ed egli usciva per visitare i municipi più vicini, quindi anche il mio, pur essendo nell’Umbria. Egli fu un grande politico, tra i fondatori della Repubblica Italiana dopo la fine del Regno d’Italia (1946). La Costituzione della Repubblica, della quale egli fu uno degli inspiratori e degli estensori, contiene i principi fondamentali per una pacifica e giusta convivenza sociale, inspirati fortemente dalla Dottrina Sociale della Chiesa.

Un esempio eclatante dell’impegno concreto di La Pira per la giustizia, e’ quando nel 1948 di fronte ai migliaia di fiorentini senza casa, sequestrò per legge, una casa a chi ne aveva due o più, per assicurare un tetto a chi l’aveva perso a causa della guerra. Una decisione non formalmente legale secondo la legislazione di allora, ma egli senza mezzi termini affermò pubblicamente di essere pronto ad andare in carcere se quel gesto avesse meritato sanzioni, perché egli l’aveva deciso per la giustizia, per la verità, per la misericordia.

L’azione di La Pira, non si svolse soltanto nell’Occidente, a Firenze o in Italia. Come autentico apripista, egli intraprese viaggi di pace per una nuova apertura al mondo. Andò a Mosca, a Pecchino e a Hanoi, che erano le città’ simbolo del mondo comunista, per un avvicinamento, per cercare il dialogo, per creare dei ponti, che favorissero l’intesa, l’amicizia e una pace mondiale globale.

Nella mia vita missionaria in Africa, soprattutto in Kenya, ho coltivato molto i rapporti con i politici, inspirato proprio da La Pira e, sono arrivato a fondare un Caucus Politico di Legislatori Cattolici per aiutarli ed illuminarli con la mia solidarietà, amicizia e col mio impegno per la disseminazione del Magistero Sociale della Chiesa, affinché diventassero politici degni di questo nome, artigiani di pace, riconciliazione, equo benessere per tutti, giacché nessuno nella società deve essere lasciato indietro, né dovrebbero esistere “gli ultimi”.

Il 4 Novembre 1974, a Firenze, nella Chiesa della Santissima Annunziata, fui invitato ad una discussione pubblica con la Pira ed altri interlocutori. Io ero al Podium con lui perché richiesto di fare un intervento. Lo feci come Missionario: sulla Politica e la Trasformazione Sociale. Alla fine, congedandosi, Giorgio La Pira mi disse: “Francesco, ci troviamo vicini, ci capiamo al volo. Io vedo in te un mio continuatore. Ormai sono anziano e c’è bisogno che voi giovani continuate su questo cammino che abbiamo iniziato. Ti accompagnerò con le mie preghiere”. (Egli mori’ nel 1977) Io mi sentii investito dalla missione sociale che La Pira mi aveva assegnato. Da allora conto con la sua intercessione per unire nella mia vita e nel mio insegnamento, la fede che porta alla Trasformazione Sociale che può essere anche considerato il nuovo nome della “missione”. Non ‘evangelizzazione’ che dice tutto e dice niente, non ‘sviluppo’ che ha portato sfruttamento ad oltranza, non ‘giustizia e pace’ senza cambi nella società, ma è: “Trasformazione Sociale”, Vangelo, verità, pace, giustizia, solidarietà, misericordia, che fruttifichi in una vera fraternità e sororità.

P. Francesco Pierli MCCJ
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