San Daniele Comboni si sentiva fratello degli africani, li considerava come appartenenti ad una stessa famiglia e fece di tutto perché gli europei si sentissero fraternamente corresponsabili dell’evangelizzazione dell’Africa. La missione lo portò ad essere padre delle prime comunità cristiane dell’Africa centrale e a scoprire di essere uno strumento della grazia salvifica di Dio per coloro che erano più vulnerabili.
San Daniele Comboni
1831 – 1881
Durante la seconda metà del XIX secolo, l’Africa subsahariana si rivelò al mondo come un’immensa fonte di materie prime. L’arrivo degli europei, però, in molti casi, sconvolse la vita degli africani: molti furono costretti a vivere in una situazione di dominazione e di inferiorità commerciale e militare.
Comboni non tardò a denunciare le loro condizioni di vita. Nel suo primo viaggio, nel 1857, sperimentò in prima persona le difficoltà della missione in Africa, ma la sua vocazione missionaria e africana ne uscì rafforzata. Mostrò grande interesse per le culture e le lingue delle tribù con le quali viveva, consapevole dell’importanza di conoscere meglio gli uomini e le donne dell’Africa per annunciare loro il Vangelo.
Alla vocazione missionaria di portare il Vangelo in Africa centrale, Daniele Comboni dedicherà tutte le sue energie, fino al suo ultimo respiro. Gli inizi della sua missione, segnati da prove e tribolazioni, lo porteranno a sviluppare una metodologia missionaria pratica e realistica.
San Daniele Comboni si sentiva fratello degli africani, li considerava come appartenenti ad una stessa famiglia e fece di tutto perché gli europei si sentissero fraternamente corresponsabili dell’evangelizzazione dell’Africa. La missione lo portò ad essere padre delle prime comunità cristiane dell’Africa centrale e a scoprire di essere uno strumento della grazia salvifica di Dio per coloro che erano più vulnerabili.
Molti sono gli aspetti che fanno di san Daniele Comboni un grande precursore e profeta: il suo essere pioniere della missione in Africa centrale, il suo Piano di Rigenerazione dell’Africa, il suo messaggio ai padri del Concilio Vaticano I a favore degli africani, l’incorporazione dei laici e delle consacrate nella missione diretta, la sua fiducia totale negli africani (ricordiamo il suo motto “salvare l’Africa con l’Africa”), la sua visione ecclesiale e internazionale del compito missionario, l’idea globalizzante della missione (evangelizzazione, animazione missionaria e formazione dei futuri missionari).
Daniele Comboni nasce il 15 marzo in una famiglia povera, quarto di otto fratelli. Suo padre era contadino nel paesino di Limone sul Garda (Brescia).
Daniele entra nell’Istituto di Don Nicola Mazza, a Verona, che consentiva di studiare a coloro che non disponevano dei mezzi economici necessari. Lì, grazie alle letture e soprattutto alle testimonianze dei missionari che rientravano dalla missione, scopre il desiderio di consacrare la sua vita ai più poveri e abbandonati nell’amata Africa.
Comboni riceve l’ispirazione di redigere il «Piano per la Rigenerazione dell’Africa» in un momento storico in cui le difficoltà e gli insuccessi in missione erano una costante.
Fonda a Verona l’Istituto missionario per Sacerdoti e Fratelli. Crea l’Associazione del Buon Pastore per sostenere questo lavoro con l’approvazione di Papa Pio IX.
Consapevole dell’importanza delle donne nell’evangelizzazione dell’Africa, fonda a Verona l’Istituto missionario femminile.
Viene consacrato vescovo per il Vicariato dell’Africa centrale. La Chiesa riconosce così l’opera missionaria di Comboni con il suo piano di “Salvare l’Africa con l’Africa”.
Muore a Khartoum (Sudan), vittima della febbre, il 10 ottobre 1881. Aveva solo 50 anni.
Viene canonizzato a Roma il 5 ottobre 2003.