P. Jeremias dos Santos Martins: Non si trattava tanto di rivisitare la Regola di Vita, ma di “rivisitarsi”

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Lunedì 10 agosto 2020
Il Capitolo del 2015, riconoscendo la Regola di Vita (RV) come parte del nostro patrimonio più genuino, che “riesce ancora a esprimere la nostra identità, spiritualità e missione” (AC 2015, 49.1), ha chiesto all’Istituto di fare un cammino di rivisitazione e revisione della Regola di Vita (ibid. 50.1). Per questo, il Consiglio Generale ha nominato una commissione centrale e un gruppo di consulenti comboniani che hanno lavorato insieme nel processo di revisione. (...)

Regola di Vita:
rivedersi più che rivedere

Il Capitolo del 2015, riconoscendo la Regola di Vita (RV) come parte del nostro patrimonio più genuino, che “riesce ancora a esprimere la nostra identità, spiritualità e missione” (AC 2015, 49.1), ha chiesto all’Istituto di fare un cammino di rivisitazione e revisione della Regola di Vita (ibid. 50.1). Per questo, il Consiglio Generale ha nominato una commissione centrale e un gruppo di consulenti comboniani che hanno lavorato insieme nel processo di revisione.

A questi confratelli siamo molto riconoscenti per l’impegno profuso in questo cammino. Tutto il 2018 è stato dedicato a questo lavoro, che si è protratto fino ad oggi. Lungo il processo sono arrivati dei lavori di riflessione e dei suggerimenti per fare dei cambiamenti al testo attuale della RV, approvato nel dicembre 1987 e stampato all’inizio del 1988.

La preparazione del Capitolo straordinario del 1979, nel quale fu approvato il primo testo ad experimentum per 7 anni, coinvolse tutto l’Istituto. Nell’elaborazione del testo della RV, i capitolari, tenuto conto di tutti i suggerimenti dei confratelli e della Commissione per la nuova regola, elaborarono con molta libertà il nuovo testo. Nel Capitolo del 1985 questo testo fu arricchito con le indicazioni del Capitolo stesso, del nuovo Codice di Diritto Canonico (1983) e della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli (PF) che approvò definitivamente il documento il 3 dicembre 1987, festa di S. Francesco Saverio, patrono principale delle Missioni.

In quel momento, l’Istituto aveva poco più di 1600 membri ma era già abbastanza internazionale, con membri di molti paesi dell’America e dell’Africa oltre a quelli europei. Tuttavia, la stragrande maggioranza era di radici europee. Al Capitolo del 1979, c’era solo un delegato latino-americano. E al Capitolo del 1985 erano presenti 2 confratelli latino-americani e solo 1 africano come osservatore, John Baptist Opargiw, che a quel tempo era scolastico. Anche se il testo di un documento come quello della RV non si basa sostanzialmente su una cultura specifica e concreta, ma sulla primigenia inspiratio, come suggeriva il Concilio Vaticano II, e sulla tradizione dell’Istituto, il suo cammino missionario attraverso la storia e la sua redazione sono sempre influenzati da un retroterra culturale particolare, oltre che da un’esperienza missionaria che ha modellato i membri dell’Istituto e da una determinata corrente teologica.

Il cammino fatto

Con il lavoro di rivisitazione e revisione (anno 2018), alcuni confratelli avevano sognato una “ristrutturazione radicale” del testo fondamentale dell’Istituto. Si parlava di una RV cucinata in una pentola più interculturale, adattando l’espressione del teologo nigeriano che parla di “teologia cucinata in una pentola africana” (E. Orobator). Altri pensavano che l’aumento del numero di culture all’interno dell’Istituto avrebbe portato a molti cambiamenti del testo, tenendo conto delle nuove sensibilità e della nuova visione di missione. Facendo un paragone con i Capitoli che hanno approvato la RV, in quello del 2015 erano presenti 19 africani e 13 latino-americani. Tuttavia, la maggioranza dei confratelli, molti dei quali hanno fatto un lavoro di lettura e riflessione profonda sul testo, hanno giudicato che, soprattutto il testo costituzionale, fondamentalmente riflette bene l’identità e il fine dell’Istituto comboniano e continua ad essere una guida sicura per il nostro servizio missionario, anche se i cambiamenti suggeriti sono considerati necessari.

Rivedendo il cammino fatto e i suggerimenti arrivati alla commissione centrale, si constata che siamo essenzialmente soddisfatti della Regola di Vita che abbiamo, anche se ha già 32 anni di età. Infatti, tutta la prima e la seconda parte della RV, che parlano del carisma del fondatore, della nostra identità come missionari comboniani, della nostra consacrazione a Dio per il servizio missionario e della vita di preghiera, quasi non vengono toccati. Non c’è nessuna proposta di cambiamento radicale di nessun numero costituzionale. Si suggeriscono alcuni cambiamenti di parole o di espressioni per renderle più adatte al momento presente ma non di contenuto.

È vero che rimane da discutere una formula che ha sempre creato accese discussioni, il numero 13 sul “fine dell’istituto”, che è sicuramente fondamentale e parte fondante della nostra identità. Le proposte fatte per cambiare questo numero non sono riuscite a trovare consenso, come si è visto nel raduno dei provinciali a febbraio 2019, quando si è optato ancora una volta per il testo antico.

È nella parte terza della RV, il servizio missionario dell’Istituto, che riguarda la missione e la formazione, che ci sono più suggerimenti di cambiamento. Ed è soprattutto nella sezione sulla Missione (evangelizzazione e animazione missionaria) che si propongono cambiamenti più radicali. Tuttavia, anche qui, sui 24 numeri costituzionali di queste sezioni, ci sono tre proposte di cambiamento totale dei numeri 59 (annuncio), 61 (liberazione integrale) e 73 (collaborazione), e tre proposte di riformulazione dei numeri costituzionali 58 (testimonianza), 60 (solidarietà) e 65 (collaborazione con la Chiesa locale). Vengono proposti anche vari cambiamenti nei numeri direttoriali. Nelle due ultime parti della RV, il servizio dell’autorità, parte IV, e l’amministrazione dei beni, parte V, non ci sono proposte di modifiche sostanziali, ma soprattutto quelle che riflettono il cammino dell’Istituto negli ultimi anni e che si ritiene necessario inserire nella RV come norme direttoriali per tutto l’Istituto.

Tutte queste proposte di cambiamento non vengono approvate dalla commissione centrale che farà ancora un ultimo lavoro durante il mese di ottobre per consegnare la “nuova Regola di Vita” alla commissione pre-capitolare che la porterà al Capitolo, affinché possa essere discussa e approvata. In questo evento particolare, i suggerimenti approvati diventeranno parte della Regola di Vita.

Molto rumore per nulla?

Alla fine di tutto questo cammino, tenendo conto delle scarse proposte di cambiamento arrivate alla commissione, potremmo chiederci se questi due anni, 2018-2020, siano serviti a qualcosa. Qualcuno potrebbe dire “molto rumore per nulla”. La montagna ha partorito un topolino.

Ma il numero di proposte arrivate durante il processo di rivisitazione e revisione non può essere l’unico o il più importante criterio di valutazione del processo. Dietro a questi suggerimenti c’è stato un intenso lavoro di incontri, riflessione, preghiera e interrogativi sul nostro modo di vivere la Regola di Vita, che ha bisogno di essere compresa per essere messa in pratica. P. Carmelo Casile ci ha offerto un dizionario della RV per aiutarci ad avere un sentire comune e un capire comune di questo documento fondamentale. Spesso, infatti, si può constatare che abbiamo interpretazioni diverse di concetti fondamentali della RV, come se ognuno di noi avesse fatto il noviziato in un Istituto diverso. Nelle intenzioni del Capitolo non c’era semplicemente la revisione, ma la rivisitazione, che implica lettura e riflessione fatte nell’ascolto della Parola e del sogno di Dio per il nostro Istituto. Non si trattava tanto di rivisitare la RV, ma di “rivisitarsi”. Nella mia visione personale, l’importante non è tanto rivedere il testo, quanto rivisitarsi interiormente e trasformare la Regola in Vita. Cioè, riscoprire oggi la “freschezza e l’efficacia dell’esperienza del Fondatore e dell’Istituto”, presente in tanti missionari comboniani che giorno e notte sognano la missione in mezzo ai più poveri e non si tirano indietro di fronte alle difficoltà – grandi e piccole – dovute a condizioni climatiche, malattie o mancanza dei beni essenziali. Si tratta di coerenza con la nostra consacrazione missionaria, di incarnare la passione del Fondatore per la Croce e per la gente e non mollare davanti alla prima difficoltà incontrata, chiedendo di fare un anno sabbatico o di cambiare provincia. È necessario uscire dal piccolo mondo del nostro Ego e lanciarsi alla ricerca del tesoro del Regno di Dio. Possiamo fare tanti bei cambiamenti nei nostri testi e produrre documenti ispiratori, ma se ci manca lo Spirito Missionario di Gesù e la sua Passione per il Regno, sui passi di Comboni, saremo delle ombre traballanti nella notte, delle barche alla deriva in alto mare, dei pescatori senza sogni e senza proposte affascinanti, rami di una vite che non fiorisce più, incapace di offrire al mondo, assetato di Dio, il vino nuovo del Vangelo. Dunque, siamo ben lontani dal finire il nostro cammino sulla RV con il Capitolo. Al contrario, quello sarà proprio un momento importante per ricominciare, oggi e sempre, come ricercatori di Dio insieme all’umanità, se vogliamo fare della missione la “ragione della nostra vita” (RV 56).
Roma, luglio 2020
P. Jeremias dos Santos Martins, mccj
Vicario Generale