Martedì 30 luglio 2019
Oggi si celebra la Giornata mondiale contro la tratta. Suor Gabriella Bottani (nella foto) sarà all’Onu con una mostra di foto sull’impegno di 2mila religiose accanto alle vittime. Non sta mai ferma suor Gabriella Bottani, missionaria comboniana, da quando nel 2015 è diventata coordinatrice di Talitha Kum, il network delle religiose che in tutto il mondo combattono contro la tratta di persone. [Avvenire]
"Vogliamo essere un segno di speranza in questo giorno;
speranza è l'incontro tra i sogni e i gesti concreti che rendono questi sogni realtà.
E che questo anelito di libertà sia vissuto veramente da tutti e tutte".
Suor Gabriella, la coordinatrice internazionale di Talitha Kum
Oggi sarà a New York, dopo essere passata dal Libano e dal Kenya. E prima ancora da Washington. Non sta mai ferma suor Gabriella Bottani, missionaria comboniana, da quando nel 2015 è diventata coordinatrice di Talitha Kum, il network delle religiose che in tutto il mondo combattono contro la tratta di persone. Dagli angoli più remoti del mondo alle Nazioni Unite, dalle vittime di grave sfruttamento ai potenti della Terra, suor Gabriella non si tira mai indietro. E proprio per questo, lo scorso giugno, nella capitale Usa è stata premiata dal Dipartimento di Stato americano come una degli 8 'eroi' mondiali dell’anno. Un riconoscimento che condivide «con e religiose che in tutto il pianeta sono in prima linea contro questo orribile crimine», dice. Ora è di nuovo tornata negli Stati Uniti, ma questa volta al quartier generale delle Nazioni Unite di New York in occasione della Giornata mondiale contro la tratta che si celebra il 30 luglio.
Su iniziativa della missione permanente della Santa Sede presso l’Onu, infatti, domani verrà inaugurata la mostra 'Nuns Healing Hearts' ('Suore che curano i cuori'), realizzata dalla fotografa americana Lisa Kristine in occasione dei dieci anni di Talitha Kum. La mostra è stata lanciata da papa Francesco lo scorso 10 maggio in Vaticano, a conclusione dell’assemblea plenaria dell’Unione internazionale delle superiore generali (Uisg) cui fa capo Talitha Kum, una rete che attualmente è presente in 77 Paesi nei cinque continenti e che coinvolge più di duemila religiose e collaboratori.
Suor Gabriella, che cosa racconta questa mostra?
Lisa Kristine ha vissuto a stretto contatto con le sorelle in 5 Paesi, realizzando immagini sia di situazioni di vulnerabilità sia, soprattutto, di relazioni di cura e aiuto che, in fondo, è quello che caratterizza maggiormente il nostro impegno accanto a chi viene liberato e fa un processo di reinserimento sociale. Sono immagini di speranza ma anche di Vangelo vissuto nella quotidianità.
Domani sera questa mostra verrà inaugurata all’Onu…
L’Osservatore della Santa Sede presso le Nazioni Unite, l’arcivescovo Bernardito Auza, ha promosso l’evento cui parteciperà anche monsignor Marcelo Sanchez Sorondo, presidente dell’Accademia pontificia delle Scienze sociali. A dieci anni dalla nascita di Talitha Kum vorremmo far conoscere maggiormente l’impegno delle donne consacrate nella Chiesa. Un impegno cominciato all’inizio degli anni Duemila e che si è concretizzato nel 2009 nella rete Talitha Kum, con collaborazioni a tutti i livelli, soprattutto per promuovere la dignità di moltissime donne e uomini feriti da tanta violenza e disumanità.
Martedì, Giornata mondiale contro la tratta, animerete la conferenza 'Rafforzare la rete per metter fine al traffico di esseri umani', un altro evento che mira a promuovere un dialogo interattivo. Ce lo anticipa?
È un’occasione speciale per riunire tutte le realtà collegate alla vita religiosa che operano alle Nazioni Unite, ma anche per far arrivare la voce e il lavoro di chi sta alla base a coloro che fanno azioni di advocacy. In questo modo vorremmo massimizzare le risorse che ci sono già e metterle al servizio di un valore più grande.
In questi dieci anni com’è cambiato il fenomeno della tratta? E quali sono oggi i fronti più 'caldi'?
Dal 2016 la situazione è decisamente peggiorata in Africa subsahariana e in Medio Oriente. Ma dobbiamo tornare a guardare anche ad alcune aree specifiche come il Sud-est asiatico. Ci sono poi situazioni complesse in America Latina, spesso intrecciate con migrazioni forzate come quelle dei venezuelani. Tutto questo ci pone di fronte a nuove sfide. Senza dimenticare molte realtà di frontiera, come l’Amazzonia, che sono crocevia di traffici di tutti i tipi, compresi quelli di esseri umani.
Diceva dell’Africa: sta cambiando qualcosa in termini di consapevolezza e di contrasto?
Sono recentemente stata in Kenya e mi pare che le reti stiano intensificando il loro impegno anti-tratta con modalità diverse: l’accoglienza e l’accompagnamento delle persone liberate, l’identificazione delle vittime, la prevenzione aiutando le comunità a essere più consapevoli del fenomeno e ad attivarsi per contrastarlo. In Kenya il lavoro contro la tratta è cominciato negli anni Ottanta soprattutto nella zona di Mombasa-Malindi, dove spesso si lega al turismo sessuale. Oggi la rete locale sta diventando un riferimento per tutta l’Africa orientale, dove c’è un terribile traffico specialmente verso i Paesi del Golfo ma anche a livello locale, per sfruttamento sessuale, accattonaggio coatto, lavoro forzato e matrimoni precoci.
Lei è appena rientrata dal Libano. Che cosa sta succedendo lì?
Proprio nei giorni in cui ero presente è stata ufficializzata la rete locale 'Fonti della Speranza', che coinvolge donne di sei tradizioni religiose. Il Libano è un Paese di destinazione principalmente per la servitù domestica e lo sfruttamento sessuale, mentre in alcune zone persistono i matrimoni forzati.
Come è cambiato l’impegno delle religiose in questi dieci anni?
Alcuni fili conduttori sono rimasti gli stessi, come lo sforzo per la riduzione della domanda di tratta. D’altro canto, in questi anni, è maturata una lettura più ampia del fenomeno: che non ha come fine il solo sfruttamento sessuale, ma anche il lavoro forzato. Siamo cresciute molto nel comprendere che di fronte a un dramma così globale dobbiamo unire le forze. Ci è più chiaro il contributo che noi donne consacrate possiamo dare. Non più solo focalizzandoci sulle vittime di sfruttamento sessuale, ma con una coscienza trasversale e un’attenzione maggiore in tutti i servizi a cui siamo chiamate.
[Anna Pozzi – [Avvenire]
Giornata mondiale
contro il traffico di esseri umani
30 luglio 2019
La tratta di esseri umani è un crimine che vede uomini, donne e bambini vittime di gravi forme di sfruttamento, tra le quali il lavoro forzato e lo sfruttamento sessuale. L’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) stima che 21 milioni di persone siano vittime del lavoro forzato, qui ricomprese anche le vittime di sfruttamento sessuale.
Questo fenomeno riguarda tutti i paesi, siano essi paesi di origine, di transito o di destinazione delle vittime. Secondo il rapporto sul traffico di esseri umani dell’Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine (UNODC), quasi un terzo delle vittime sono minori. Inoltre, il 71% del totale è costituito da donne e bambine.
Nel 2010, l’Assemblea Generale ha adottato un Piano Globale d’Azione per la lotta alla tratta di esseri umani e ha esortato i governi di tutti i paesi a intraprendere azioni coordinate e coerenti per sconfiggere questa piaga. Il Piano esprime la necessità di includere la lotta al traffico nei programmi più ampi delle Nazioni Unite, affinché lo sviluppo e la sicurezza a livello mondiale vengano rafforzati. Una delle principali disposizioni del Piano è la creazione di un fondo fiduciario volontario delle Nazioni Unite, in particolare per donne e bambini.
Nel 2013 l’Assemblea Generale ha tenuto un incontro di alto livello per la valutazione del Piano Globale d’Azione. I Paesi Membri hanno adottato la risoluzione A/RES/68/192, designando il 30 luglio come ricorrenza per la Giornata internazionale contro la tratta di esseri umani. La risoluzione l’importanza di questa ricorrenza “nel far conoscere la situazione delle vittime della tratta di esseri umani e nella promozione e protezione dei loro diritti”.
A settembre 2015, i governi di tutto il mondo hanno aderito all’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile accogliendo anche gli obiettivi e i target che riguardano la tratta. Questi obiettivi esprimono il bisogno di porre fine al traffico e alla violenza sui bambini, di mettere in atto misure contro la tratta di persone. Le misure mirano a eliminare qualsiasi forma di violenza e di sfruttamento di donne e bambini.
Un altro importante avvenimento è stato il Summit per i Rifugiati e i Migranti che portò alla rivoluzionaria Dichiarazione di New York. Delle 19 promesse della Dichiarazione sottoscritte dai Paesi, 3 sono volte ad azioni concrete contro la tratta di esseri umani.
L’UNICRI è da anni impegnato nella prevenzione e contrasto alla tratta di persone. Ha sviluppato un ampio programma che ha consentito la cooperazione tra le autorità e le forze dell’ordine italiane e nigeriane nel contrastare i gruppi della criminalità organizzata. Il programma prevedeva assistenza alle vittime, anche attraverso il coinvogimento di organizzazioni della società civile in Italia e Nigeria e attraverso il numero verde contro la tratta.
L’UNICRI ha recentemente condotto uno studio sulle vulnerabilità dei migranti economici, evidenziano la loro esposizione alla tratta e alla violenza. In particolare, lo studio ha analizzato le esperienze dei venditori di fiori a Torino e ciò che è emerso è che, per coloro che cercano un lavoro in un altro paese, l’ingresso irregolare è troppo spesso l’unica opzione. Un’opzione che di fatto si traduce in una condizione di ricattabilità e sfruttamento continuo, alla partenza, durante il tragitto e all’arrivo – dove intermediari e falsi datori di lavoro guadagnano sulla pelle di persone che hanno dato fondo ai loro averi perseguendo il sogno di una vita.
Per maggiori informazioni sullo studio condotto a Torino, cliccare qui.
Il 4 luglio, per celebrare la Giornata internazionale contro la tratta di esseri umani, l’UNICRI e il Desk Italia del Centro Informazioni Regionale delle Nazioni Unite, UNRIC, hanno portato a Roma il CinéForum UN. In questa occasione, è stato proiettato il film Schiavi, del regista Mencherini, al quale è seguito un dibattito che ha visto la partecipazione di Maria Grazia Giammarinaro, la Special Rapporteur per le Nazioni Unite sulla tratta di esseri umani.
[Onuitalia]
Leggi anche:
Giornata mondiale contro la tratta degli esseri umani
Giammarinaro: “Piu’ sforzi a sostegno vittime del traffico di esseri umani”