Carmelo Casile, riflessione sulla Regola di Vita dal titolo “Evangelizzati per evangelizzare”

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Lunedì 11 febbraio 2019
Questa riflessione, dice P. Carmelo Casile, comboniano, “forse può fare da cerniera tra l’Anno della Regola di Vita e l’Anno dell’Interculturalità. A questa conclusione sono giunto in questi giorni pensando alle dinamiche proposte per i due processi, mettendole a confronto con l’avventura ‘interculturale’ di santa Giuseppina Bakhita. [Nella foto: Missionari e seminaristi comboniani a Butembo, durante la recente visita di P. Tesfaye Tadesse e Fr. Alberto Lamana alla Repubblica democratica del Congo]

Santa Giuseppina Bakhita.

Dalle memorie autobiografiche di santa Giuseppina Bakhita risulta che fu guidata fin da bambina da un intenso desiderio di vedere, conoscere e prestare omaggio al Padrone delle cose belle in cui si veda immersa e poi dall’esperienza del Catecumenato, dove conobbe quel Dio che fin da piccola sentiva in cuore senza sapere chi fosse.

Dal progresso nell’esperienza religiosa Bakhita capì sempre meglio se stessa, la sua storia dolorosa ma segnata dalla mano della Previdenza, si fece capire e capì gli altri.

Animata da questo anelito verso Dio e da questa formazione penetrata nel suo cuore, viveva nella convinzione che «Dio non ci abbandona e conosce le nostre sofferenze, perché lui è nostro Padre e noi siamo suoi figli e figlie, non fa distinzione se siamo bianchi o neri, se siamo stati schiavi. Verità rivoluzionaria capace di darle un nuovo e completamente diverso orizzonte di vita.

“Io sono amata da Dio, che è mio Padre”, ecco la verità affascinante e incoraggiante, che l’aveva portata ad amare non solo Dio “el bon Paron” ma anche ogni prossimo, perfino i suoi rapitori e torturatori» (Mario Scudu). «Portinaia del convento di Schio, lei imparerà a conoscere la gente e la gente ad apprezzare il docile sorriso, la bontà e la fede di quella “morèta”, “moretta”, e i ragazzini a voler assaggiare la “suora di cioccolata”». (comboni.org).

P. Awuye Ruben Kwame Dodzi, missionario comboniano del Ghana, a Marsabit (Kenya).

L’esempio di santa Bakhita ci può aiutare a ricordare che «i missionari hanno un incessante bisogno di essere evangelizzati (RV 99) per farsi capire e capire gli altri, a partire dai membri della propria comunità. Per tanto, il primo destinatario dell’attività evangelizzatrice è lo stesso missionario. La continua conversione di sé alla Buona Notizia, che è chiamato ad annunciare, fonda e dà credibilità alla sua attività.
P. Carmelo Casile, missionario comboniano

Il testo in allegato è nato negli anni 1976-1978 destinato ai Novizi comboniani e ha ricevuto vari ritocchi fino a qualche giorno fa.