Venerdì 19 agosto 2016
La dodicesima edizione del Forum Sociale Mondiale (Fsm) si è conclusa il 14 agosto a Montreal, in Canada. La famiglia comboniana – registrata al Fsm come Comboni Network, come in precedenti edizioni – è stata presente con 16 rappresentanti: 14 comboniani e 2 comboniane. Alcuni di loro hanno sviluppato nei workshop tematiche riguardanti il lavoro missionario e l’impegno sociale: in modo specifico il tema dell’accaparramento di terre; la giustizia ecologica; il cammino di pace in Sud Sudan; il conflitto per i minerali nella Repubblica del Congo; il traffico degli esseri umani e il cambiamento climatico. Nella foto: P. Jaime Calvera, comboniano spagnolo, allo stand di Comboni Network.
Il Fsm tenutosi dal 9 al 14 agosto 2016 è iniziato con una marcia dal parco Lafontaine al centro della città di Montreal con la partecipazione di circa 15mila persone. In un ambiente festoso e multiculturale i partecipanti hanno sfilato con cartelloni, bandiere e striscioni per mostrare le loro rivendicazioni. Significative le presenze del movimento per la liberazione della Palestina, di rappresentanti per l’autodeterminazione del Sahara occidentale, di associazioni per il disarmo, per la giustizia ambientale e sindacati di vari paesi ed altre organizzazioni. “Un altro mondo è necessario, insieme è possibile” è stato lo slogan del Fsm di quest’anno.
Era notevole la scarsa partecipazione di rappresentanti del Sud del mondo. Secondo alcune stime il 70 % delle richieste di visto d’ingresso non sono state concesse dalle autorità del Canada per vari motivi, suscitando reazioni di protesta in particolare dall’Africa.
Il 10 agosto è iniziato il lavoro vero e proprio del Fsm con lo svolgimento dei primi workshop tra gli oltre 1300 previsti dal programma. Due le sessioni giornaliere, una alla mattina e una al pomeriggio, durante le quali si affrontavano argomenti riguardanti 13 grandi tematiche: alternative economiche, sociali e solidali al presente sistema neoliberale; democratizzazione della conoscenza e diritto alla comunicazione; cultura della pace, lotta per la giustizia e demilitarizzazione; decolonizzazione e autodeterminazione dei popoli; difesa dei diritti della natura e giustizia ambientale; lotta globale e solidarietà internazionale; diritti umani e sociali; lotta contro il razzismo, la xenofobia, il patriarcato e il fondamentalismo; lotta contro la dittatura della finanza; migrazione e cittadinanza senza frontiere; democrazia, movimenti sociali e di cittadinanza; lavoratori di fronte al neo liberalismo ed espressioni culturali, artistiche e filosofiche per un altro mondo possibile.
Durante questa prima giornata, membri del Comboni Network hanno presentato in due distinti workshop il fenomeno del land grabbing (l’accaparramento delle terre) e la situazione del Sud Sudan. La deforestazione delle terre accaparrate per la produzione di biofossili e di olio di palma rappresenta uno dei fattori principali di emissioni di gas a effetto serra. Nel secondo workshop, il faticoso cammino verso la pace e la riconciliazione in Sud Sudan, la più giovane nazione del mondo, in un contesto di guerra civile deve fare i conti anche con l’ingerenza delle potenze internazionali per il controllo delle risorse naturali.
L’organizzazione dell’evento del Fsm a Montreal non sembra aver suscitato nell’opinione pubblica l’interesse auspicato dagli organizzatori e dai partecipanti, complice la stagione di vacanze e le elevate temperature, inusuali per l’estate canadese.
I lavori del Fsm sono continuati nella seconda giornata – 11 agosto – con numerosi workshop seguendo il programma stabilito. Tra questi il seminario condotto da padre Joseph Mumbere, provinciale dei missionari comboniani nella Repubblica Democratica del Congo (RDC), sul tema: Il sacrificio degli innocenti, l’avidità delle multinazionali e gli interessi politici regionali nella RDC. Padre Mumbere ha evidenziato che nella guerra a bassa intensità nella regione orientale del paese per l’accaparramento delle risorse, le nuove generazioni di congolesi si stanno mobilitando in organizzazioni come Lucha (Lutte pour le changement) per porre fine al conflitto. Dello sfruttamento delle risorse minerarie ne aveva trattato anche padre Dario Bossi, missionario in Brasile, nel seminario di ieri su “La giustizia ecologica”. Nel suo intervento ha messo in luce il lavoro di advocacy che sta portando avanti in rete insieme a centinaia di associazioni dell’America Latina e Centrale per denunciare le violazioni dei diritti umani e dell’ambiente dell’industria estrattiva.
La giornata si è conclusa con la conferenza di Naomi Klein, attivista canadese nota per il suo impegno contro la globalizzazione dell’economia, dal titolo “Cambiare il sistema, non il clima”.
Con la terza giornata del Fsm si è conclusa la fase dei seminari autogestiti. Il Comboni Network, da parte sua, ha offerto due workshop. Il primo è stato condotto in mattinata da suor comboniana Gabriella Bottani che ha trattato il tema del traffico degli esseri umani. Un crimine contro l’umanità che rappresenta una sfida globale e richiede per ciò stesso una risposta globale. Nel pomeriggio, padre John Converset ha affrontato il tema dei cambiamenti climatici alla luce della Convenzione di Parigi (Cop 21). La situazione è critica e l’umanità ha poco tempo a disposizione per fermare la distruzione del pianeta.
A una prima valutazione dei lavori del Fsm, è stato fatto notare come l’assenza di rappresentanti dall’Africa, dovuta soprattutto al rifiuto delle richieste di visti da parte delle autorità canadesi, abbia rappresentato un impoverimento per il Forum. Pochi anche i rappresentanti di movimenti sociali di base nei workshop dove hanno avuto un maggiore spazio i membri di varie Ong nazionali e internazionali. Buona la presenza di religiosi e in particolare di religiose ai lavori del Forum. Mentre non c’è stata l’auspicata partecipazione di giovani delle università di Montreal nelle cui sedi si sono svolte le attività del Fsm.