Venerdì 23 maggio 2014
“Eravamo su una strada dritta ma di terra battuta, a 80 km/h (non proprio eccesso di velocità, ma una velocità che può causare dei guai su una superficie non pavimentata), quando improvvisamente il conducente ha perso il controllo, l'auto ha sbandato a sinistra finendo fuori strada ed è andata a finire contro un grande albero”, scrive P. John Baptist Keraryo Opargiw (nella foto). Un’avventura da incubo, ma il peggio sembra essere già passato.


Per P. John Baptist Keraryo Opargiw, Segretario Generale della Formazione, il peggio sembra essere passato. Infatti, è appena stato dimesso dall'ospedale di Brescia, dove ha subito un intervento chirurgico – perfettamente riuscito – per una frattura all’omero sinistro. P. John Baptist rimarrà nella comunità di Brescia per un periodo di convalescenza.

Riportiamo alcune notizie tratte dalla lettera che ha inviato ai confratelli della Curia per raccontare l’incidente di cui è stato vittima nella provincia del Tchad e ringraziare per le preghiere e i messaggi di confratelli, amici e familiari, che gli sono stati di grande conforto e aiuto in questi giorni difficili.

P. John Baptist si trovava in Tchad per predicare un corso di esercizi spirituali ai novizi finalisti francofoni presso il Jesuit Centre di Sarh, Rhoniers. Era stata una settimana molto bella con i quattordici novizi che l’11 maggio avrebbero fatto la loro prima professione. Terminati gli esercizi, nel pomeriggio di sabato 3 maggio, P. John Baptist era partito assieme al confratello togolese P. Kokouvi Fidèle Katsan Fodagni e al Padre maestro del noviziato comboniano di Sarh, per raggiungere la nostra missione di Moissala, “con una Toyota Hilux doppia cabina. Eravamo su una strada dritta ma di terra battuta, a 80 km/h (non proprio eccesso di velocità, ma una velocità che può causare dei guai su una superficie non pavimentata), quando improvvisamente il conducente ha perso il controllo, l'auto ha sbandato a sinistra finendo fuori strada ed è andata a finire contro un grande albero”.

Dopo i primi soccorsi, sono iniziati i viaggi – in un Paese dove le distanze sono enormi – prima verso “l’ospedale di Moissala dove abbiamo ottenuto un po’ di pronto soccorso, flebo con antibiotici e antidolorifici. Poiché non vi era nessuna macchina per fare la radiografia i medici non potevano fare molto. Abbiamo trascorso una notte angosciosa e la mattina seguente abbiamo intrapreso un lungo viaggio (8 ore di strada) per arrivare all’ospedale regionale di Moundou. A tarda sera abbiamo fatto le necessarie radiografie che sono state esaminate il giorno seguente da un team di volontari chirurghi ortopedici francesi. Hanno subito trattato il polso fratturato di P. Fidèle. Per me, era necessario tornare in Italia per un trattamento specializzato”. Quindi, P. John Baptist è stato portato a N'Djamena, da dove – la sera stessa – è ripartito. Dopo un lungo volo attraverso Istanbul, è giunto a Milano Malpensa ed è stato poi accompagnato a Brescia dove, finalmente, ha potuto ricevere le cure adeguate.