Sabato 10 maggio 2014
Un gruppo di missionari e suore comboniane – impegnati nell’evangelizzazione dei gruppi etnici pastoralisti in Kenya, Uganda, Etiopia e Sud Sudan – si sono incontrati a Juba, Sud Sudan, per un seminario di quattro giorni (6-9 maggio), sul tema dell’evangelizzazione dei popoli pastoralisti o semi-nomadi dell’Africa orientale. L’obiettivo è stato quello di elaborare una comune visione e un approccio all’evangelizzazione di tali popolazioni. Nella foto: Fr. Alberto Parise e P. Daniele Moschetti.
I missionari che lavorano con questi pastoralisti hanno sottolineato le principali sfide che si trovano ad affrontare nel campo dell’evangelizzazione, sfide che hanno ispirato il tema di questo importante incontro missionario: “Inculturazione del Vangelo e conflitto con i valori tradizionali”.
I missionari hanno esaminato anche altri aspetti dell’evangelizzazione, come la riconciliazione e la costruzione della pace, la formazione e la fiducia in se stessi.
Nel corso del seminario l’attenzione si è concentrata su alcune esperienze che hanno avuto esito positivo e che possono essere utile fonte di ispirazione. I missionari, prima dell’incontro, erano stati invitati a trascrivere i cambiamenti più significativi osservati nella cultura della gente con cui lavorano e l’influenza che il Vangelo ha avuto su di essa.
P. Joaquim José Moreira da Silva (Etiopia),
Sr. Maria do Carmo (Sud Sudan),
e P. Filipe Miguel Oliveira Resende (Kenya).
Questo seminario si è svolto in un momento difficile della storia del Sud Sudan. La nazione più giovane del mondo sta attraversando una guerra civile da metà dicembre 2013. L’attuale presidente, Salva Kiir, e l’ex-vicepresidente, Riak Machar, diventato ora un capo dei ribelli, appartengono ai due maggiori gruppi etnici del Paese: i Denka e i Nuer, entrambe tribù pastoraliste.
Sembra che oltre diecimila persone siano morte in questi scontri. Molti sarebbero stati uccisi per la loro appartenenza etnica. Quasi un milione di persone, per lo più Nuer, hanno dovuto abbandonare le loro abitazioni a causa dei combattimenti e circa 250mila sono diventati profughi. Qualcuno afferma che ormai i semi del genocidio sono stati irreparabilmente sparsi tra i due gruppi. Così il conflitto, che all’origine era politico, si è trasformato in un conflitto “etnico”.
I partecipanti all’incontro si sono interrogati sull’impatto che l’evangelizzazione ha avuto sulla vita di queste comunità e su quanto profondamente i valori evangelici siano o non siano penetrati nella loro cultura, in modo che aspetti importanti dell’evangelizzazione come pace, perdono, riconciliazione e unità possano essere fatti propri da entrambe le comunità e dai loro leader.