Missionari nel contesto dei movimenti sociali in lotta per un mondo migliore

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Roma, lunedì 22 aprile 2013
“L'evangelizzazione si fonda dunque su due elementi essenziali: la proclamazione di Gesù come unico salvatore dell'uomo e la promozione umana fatta all'insegna dell'impegno per la giustizia e la pace. La fede in Gesù senza impegno sociale diventa una religione sterile… . Questo è fondamento per una sana spiritualità e una giusta relazione con ogni persona e la società civile”, ha scritto P. Gregor Bog-Dong Schmidt (nella foto), missionario comboniano in Sud Sudan, nel contesto dell’ultimo Forum Sociale Mondiale che si è tenuto dal 26 al 30 marzo scorso a Tunisi.

Il Signore ha speciale riguardo per i più poveri e abbandonati (Lc 1,50-53): ascolta il grido del suo popolo (Es 2). La tradizione profetica dell'Antico Testamento richiama costantemente al dovere di praticare la giustizia in favore di chi è indifeso. Secondo Geremia, solo colui che difende la causa del povero e del bisognoso può dire di conoscere Dio (Ger 22,16). Questo insegnamento denuncia una religiosità disincarnata che fa vivere la relazione con Dio univocamente distaccata dalla relazione con gli altri. Una vita vissuta all'insegna di relazioni giuste con gli altri è il segno visibile di una fede autentica e di amore verso Dio. Nel Nuovo Testamento, Giovanni insegna che l'amore di Dio non dimora nella persona che chiude il cuore al proprio fratello che si trova nel bisogno (1 Gv 3,17). Per questa ragione noi cristiani siamo chiamati ad impegnarci nella costruzione di un mondo più giusto collaborando anche con persone e  gruppi che non condividono la nostra fede o, in alcuni casi, possono anche avere idee diverse ed essere in contrasto con la Chiesa.

Anche se condividiamo interessi e preoccupazioni comuni con persone non cristiane, e possiamo collaborare con loro per raggiungere obiettivi comuni, dobbiamo essere coscienti che siamo guidati da una visione cristiana della nostra condizione umana nel mondo che ci distingue dagli altri. È nostro dovere ascoltare con rispetto altri punti di vista ed accettare la diversità, ma siamo anche chiamati a sostenere le nostre convinzioni e testimoniare la nostra fede se crediamo veramente che Dio si sia rivelato nella persona di Gesù Cristo. Il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa Cattolica è un ottimo strumento per cominciare il dialogo con le persone con cui collaboriamo. Ci sono, sostanzialmente, due aspetti che caratterizzano la visione cristiana. Il primo riguarda la ragione per cui l'ingiustizia sussiste nel mondo; il secondo riguarda la proposta per superarla.

Il mondo laico è particolarmente noto per il suo acume nelle analisi sociali dei conflitti e delle strutture oppressive. La Chiesa non deve temere di prendere queste analisi in considerazione: l'aiutano a formulare un giudizio più qualificato della realtà del mondo. Ma come cristiani sappiamo che il corso della storia umana è solo parte di una realtà più grande che ci oltrepassa. Il punto cruciale è il fatto che l'alienazione da noi stessi, dagli altri e dalla creazione sono conseguenze dell'alienazione da Dio. Non ci potrà essere giustizia nel mondo e uso rispettoso della natura se non si recupera una giusta relazione con Dio. Nel mondo la dignità umana non è rispettata perché non si vede l'immagine di Dio che è impressa in ogni persona. Anche solo la dichiarazione che ogni individuo abbia una dignità trova fondamento in Dio creatore.

Per quanto riguarda la creazione di un mondo più umano e giusto, in una società laica le persone di buona volontà propongono la via dell'istruzione, delle riforme (e talvolta anche della rivoluzione violenta). Ancora, la Chiesa si pone davanti a queste proposte con un'attitudine positiva e la disponibilità di incorporare gli aspetti positivi di esse nel proprio programma. Ma sappiamo anche che la giustizia e la pace autentiche sono valori del Regno di Dio e possono essere raggiunte solo attraverso la conversione del cuore. Papa Giovanni Paolo II scrive in Redemptoris Missio (n. 11): “Nel rispetto di tutte le credenze e di tutte le sensibilità, dobbiamo anzitutto affermare con semplicità la nostra fede in Cristo, unico salvatore dell'uomo. Aprirsi all'amore di Cristo è la vera liberazione. In lui, soltanto in lui siamo liberati da ogni alienazione e smarrimento, dalla schiavitù al potere del peccato e della morte.”  Questo insegnamento si fonda sulle parole di Gesù scritte nel Vangelo di Giovanni: “In verità, in verità vi dico che chi commette il peccato è schiavo del peccato... Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete veramente liberi.” (Gv 8,34.36) Gesù, attraverso il suo amore, ci fa liberi e rende capaci di amarci gli uni gli altri. Solo nella sequela di Gesù è possibile instaurare relazioni che non siano ingiuste ed oppressive. Questa è la buona notizia del Vangelo e la nostra testimonianza al mondo.

L'evangelizzazione si fonda dunque su due elementi essenziali: la proclamazione di Gesù come unico salvatore dell'uomo e la promozione umana fatta all'insegna dell'impegno per la giustizia e la pace.  La fede in Gesù senza impegno sociale diventa una religione sterile. La lotta per la giustizia e la pace senza la testimonianza del Signore crocifisso e risorto fa della Chiesa una “ONG pietosa” (come papa Francesco ha detto nella sua prima omelia). Perciò, dobbiamo tenere in considerazione entrambi gli aspetti dell'evangelizzazione. Questo è fondamento per una sana spiritualità e una giusta relazione con ogni persona e la società civile.