Roma, venerdì 29 marzo 2013
La seconda giornata del Forum Sociale Mondiale – 28 marzo – è stata ancora più partecipata e affollata della prima, con un entusiasmo soprattutto da parte dei giovani che hanno letteralmente invaso il Campus universitario ‘El Manar’. La giornata si è conclusa nella Cattedrale di Tunisi con una solenne Eucarestia del Giovedì Santo, facendo memoria di quel Gesù che ci ha insegnato a spezzare il pane, perché tutti ne abbiano in abbondanza.
Un’impressione, questa, condivisa dal quotidiano tunisino La Presse nel suo editoriale del 28 marzo. “Il Forum Sociale Mondiale, che è stato organizzato per la prima volta in un Paese in pieno processo rivoluzionario, offre, nelle sue molteplici manifestazioni, l’ affascinante sentimento di contribuire al concepimento della nuova Tunisia che deve dare alla luce la transizione democratica”.
Un sentimento, questo, che si percepiva ieri nell’Università, che sembrava un cantiere in effervescenza, soprattutto quando i giovani tunisini discutevano del futuro politico del loro paese. Ancora più evidente, nei lunghi dibattiti dei gruppi femminili. Si sono sentite parole un tempo proibite, ma che oggi vengono invece pronunciate con forza, con determinazione, con coraggio: libertà, dignità, autonomia e parità di genere.
Da questo mondo in movimento della Tunisia, fa impressione osservare la crisi profonda e la staticità dell’Europa. Molti workshop sono stati dedicati a sviscerarne la crisi. A questo riguardo particolarmente indovinata è la lettura che ne ha fatto il Centro di Studi di Barcellona: Cristianesimo e Giustizia. “L’Europa dei diritti umani, la culla della democrazia, della rivoluzione francese, delle lotte operaie e del consolidamento della classe media, sta scomparendo”, ha affermato Jaume Botey. Secondo i relatori è assordante il silenzio delle istituzioni ecclesiali europee su questa crisi.
Come uscire da questa crisi profonda? Non è certo rinchiudendosi su stessa che l’Europa si salverà. Purtroppo, con le sue leggi sull’immigrazione, essa è diventata una fortezza che deve difendersi dagli “invasori”.
Una delle sessioni più affollate e belle di oggi dal titolo L’Europa è in guerra contro un nemico che inventa lei, è stata quella dedicata al Frontex, un’Agenzia di sorveglianza, istituita nel 2009, per difendere i confini dell’Unione Europea. Quest’Agenzia ha a disposizione 21 aerei, 113 navi, 475 unità di equipaggiamento, con un bilancio vicino ai 100 milioni l’anno. L’invito dei relatori, tutti africani, è stato quello di cambiare il nome in Frontexit (uscire dal Frontex).
Fa una certa impressione guardare il Mediterraneo da Tunisi: questo mare è diventato il cimitero per migliaia e migliaia di persone. Commovente la lettera scritta dall’Associazione tunisina “La Terra per tutti”, in cui i genitori chiedono all’Italia di avere notizie dei loro figli desaparecidos. Non a caso sono state molte le sessioni dedicate al problema dell’immigrazione e del diritto di migrare.
Il Forum però non analizza solo i vari problemi attuali, ma ha il coraggio di prepararsi a importanti eventi in arrivo. Uno di questi è l’incontro che si terrà a Bali nel prossimo dicembre, convocato dal Wto (l’Organizzazione mondiale del commercio) per liberalizzare ancora di più il mercato, soprattutto nel settore agricolo. Rappresentanti dei movimenti dell’Asia (dall’Indonesia al Giappone) sono venuti a Tunisi per chiedere l’appoggio da parte della cittadinanza attiva mondiale, per questo importante appuntamento. Una vittoria del Wto sarebbe un’altra tragedia per gli impoveriti.
In una giornata così densa, non poteva mancare il contributo delle missionarie comboniane e dei missionari comboniani che hanno offerto tre workshop su tematiche che hanno suscitato particolare interesse: la pace, la riconciliazione e il dialogo interculturale e religioso, presentando esperienze concrete vissute in Egitto, Ciad e Congo. Molto seguita è stata la conferenza sulle vicende dei rifugiati africani in Israele. Nel pomeriggio, è stata presentata l’inedita esperienza dell’Uganda che ha iniziato un programma che permette alla società civile e alle forze di sicurezza di lavorare insieme per costruire la pace.
La giornata si è conclusa nella Cattedrale di Tunisi con una solenne Eucarestia del Giovedì Santo, facendo memoria di quel Gesù che ci ha insegnato a spezzare il pane, perché tutti ne abbiano in abbondanza.
Alex Zanotelli – Elisa Kidanè