Comboni press
Oggi, la Sala Stampa del Vaticano ha reso noto il messaggio di papa Benedetto per la 95a Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato che si celebrerà il 18 Gennaio 2009 ed avrà per tema: San Paolo Migrante, Apostolo delle Genti.
Roma, 8.10.2008
Allegati
Messaggio di Papa Benedetto
Intervento del Cardinal Martino
Intervento di Mons. Marchetto

Il tema del movimento migratorio contemporaneo è uno di quei “problemi più gravi che, al giorno d’oggi, dobbiamo affrontare [e che] si pongono a dimensione globale. In effetti, nessuna Nazione, da sola, per quanto potente è in grado di garantire, per esempio, la pace nel mondo, nessuna è capace di salvaguardare l’equilibrio dell’ecosistema o di impedire lo sfruttamento insensato delle risorse naturali”.

E’ con queste parole che il Cardinal Martino del Pontificio Consiglio per la Giustizia e la Pace ha esordito. La prospettiva evangelica, davanti al tema delle migrazioni, è quella che papa Benedetto ha condensato nel N° 15 dell’Enciclica Deus Caritas est: “Chiunque ha bisogno di me e io posso aiutarlo, è il mio prossimo. Il concetto di prossimo viene universalizzato e rimane tuttavia concreto. Nonostante la sua estensione a tutti gli uomini, non si riduce all’espressione di un amore generico e astratto, in se stesso poco impegnativo, ma richiede il mio impegno pratico qui e ora”.

Nella pratica, le scelte di valori umani imprescindibili, come l’accoglienza e il rispetto reciproco, riescono difficilmente a coniugarsi con altri valori sociali ugualmente imprescindibili, quali l’ordine pubblico, la legalità e la sicurezza. La Chiesa, ha insistito il Cardinale Martino rispondendo ad una provocazione, non è per l’ o - o, ma per l’integrazione dei problemi in cerca di una risposta che vada al cuore delle realtà.

La problematica delle migrazioni è senz’altro di natura politica, sociale ed economica. Politica perché, ha sottolineato nel suo intervento Mons. Marchetto, segretario del medesimo Pontificio Consiglio, nei migranti si devono scorgere rifugiati politici e studenti esteri e non solo profughi economici. Sociale, perché l’accoglienza implica i problemi della diversità, delle diverse mentalità e dell’integrazione; non si devono raggiungere livelli migratori che portino i confronti a tensioni insostenibili e reazioni inconsulte. Economica, perché l’immigrazione provoca necessità d’alloggio, lavoro, assistenza sanitaria; molte società, da quelle arabe a quelle cristiane, hanno bisogno di braccia di lavoro, ma guai a dimenticare che dietro quelle braccia ci sono persone con la loro dignità, famiglie, bimbi.

Il monito di papa Benedetto nell’Enciclica Spe salvi N° 44: “Un mondo senza Dio è un mondo senza speranza”, deve guidare l’azione anche nel campo dell’immigrazione. Tutti ormai riconoscono che l’immigrato prima di essere vittima di reazioni d’intolleranza o razzismo che possono raggiungere livelli di xenofobia nel Paese d’arrivo, è anzitutto vittima della criminalità dei suoi fratelli e dell’indifferenza dei suoi governanti nel paese di partenza. E questa situazione diventa senza uscita se è affrontata con un semplicistico buonismo o un aggressivo legalismo.

Il tema scelto per questa 95a Giornata si fa’ significativo nel contesto dell’anno paolino. Ecco il titolo del messaggio di papa Benedetto: San Paolo Migrante, Apostolo delle Genti. Paolo ci riporta a un senso di fraternità universale: “Non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più donna né uomo, poiché tutti voi siete uno”. Ma una fraternità che ha una sorgente: “Siete uno in Cristo Gesù” ( Gal 3, 28). L’accoglienza del fratello migrante è sollecitudine di carità: “Come non andare incontro alle necessità di chi è di fatto più debole e indifeso, segnato da precarietà e da insicurezza, spesso escluso dalla società?”, si chiede il papa. Ma questa carità deve raggiungere anche la sua vita religiosa: il cristiano che accoglie è, di fatto, un missionario che fa’ crescere il senso di Dio e di appartenenza alla Famiglia di Dio che l’immigrato già possiede per la sua religione: questa ha diritto a spazi di espressione, ma che non esclude l’annuncio diretto anche di Cristo. Non è questo proselitismo? Ha chiesto un giornalista? Annuncio diretto di Cristo è anche “le opere buone che fanno lodare Dio”, è stata la risposta.

Questo annuncio diretto è inoltre fonte di stabilità sociale ed equilibrio nel rispetto reciproco e delle culture: in Tailandia le scuole buddiste accolgono anche i cattolici, ma tutti seguono le due ore di insegnamento settimanale sul buddismo, ha ricordato il Cardinal Martino. Non c’è accettazione della diversità culturale e religiosa dell’altro senza l’affermazione della propria. E senza tener conto che anche l’immigrato è una persona che ha bisogno di trovare nella propria dimensione culturale e di fede, la forza e la luce per accogliere, accettare ed integrare senza paure la diversità del Paese dove arriva: il rispetto è sempre reciproco, la giustizia umana è di sua natura paritetica, la fraternità e l’accoglienza implicano riconoscimento di ruoli. Ma, la carità è agapé solo quando attinge la sua forza in Dio. E questo si può raggiungere solo con un’evangelizzazione che sia proposta di Cristo, o per lo meno dei valori del Vangelo.

Verso la conclusione della Conferenza Stampa veniva annunciata come prossima, prima di Natale, l’enciclica sociale promessa da benedetto XVI e un documento del Pontifico Consiglio di Giustizia e Pace sulla Povertà nell’era della globalizzazione.

Di fronte al degrado, alla tendenza al ribasso nella politica italiana sull’immigrazione, che progetti propone la Chiesa? Il Cardinale Martino e Mons. Marchetto hanno ribadito la funzione formativa della Dottrina sociale della Chiesa, la sua sensibilità per le situazioni matrimoniali che l’emigrazione provoca, la sua preoccupazione per la salute delle persone, aggiungendo che ci sono esempi inspiratori, come quelli del Chile, dove l’ordinamento giuridico ha saputo raggiungere equilibri fra carità e giustizia. Ma è stato anche sottolineato che è responsabilità propria delle forze politiche di maggioranza e d’opposizione quella di investire energie e risorse in strutture e servizi. La domanda era una provocazione del corrispondente dell’Unità. Pur nel suo tono pacato e sereno la replica del cardinal Martino suonava a monito: i profughi economici e i rifugiati politici, e ancor più gli studenti stranieri, cessino di essere materia di appropriazioni politichesche: sono esseri umani che abitano con noi la stessa casa di Dio e non si uscirà da questa crisi economica se tutti i suoi abitanti non si danno una mano: non avversare nella rincorsa al benessere, ma collaboratori per un benessere giusto e condiviso.

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Foto. Cardinal Martino e Mons. Marchetto durante la Conferenza Stampa
San Paolo Migrante, Apostolo delle Genti