INCONTRO COMBONIANO MONDIALE SULLA PASTORALE SOCIALE
(Evangelizzazione e Promozione Umana)
Per rispondere a questo quesito, proponiamo un incontro di rappresentanti di esperienze comboniane di pastorale sociale (già avviate ed affermate) e una riflessione comune tra comboniani e comboniane:
- partendo da esperienze comboniane nelle diverse province
- incontrando e dialogando con una realtà molto più grande di noi (FSM)
- analizzando assieme la realtà
- facendo una lettura teologica e spirituale
- e suggerendo infine concrete linee di azione.
Il contesto
Il Forum Sociale Mondiale (FSM) si terrà a Nairobi dal 20 al 25 gennaio 2007 e per la prima volta forze ed espressioni della società civile da tutto il mondo confluiranno in un unico centro in Africa. Il tema della manifestazione sarà “Un altro mondo è possibile: le lotte e le alternative popolari” ed avrà lo scopo di provocare e condividere riflessioni e linee d’azione sulle strutture economiche e politiche mondiali, con le loro conseguenze sulla maggioranza della popolazione mondiale. Lo stesso Capitolo Generale 2003 è stato caratterizzato dalla presa di coscienza dell’impatto della globalizzazione sul mondo, soprattutto sul Sud e sui poveri, e quindi anche sulla missione. I movimenti della società civile — movimenti di resistenza e di ricerca di alternative socio-economiche e politiche più umanizzanti — che si impegnano a livello sia locale che globale costituiscono certamente un segno dei tempi che non possiamo ignorare. Tanto che i temi della giustizia e pace, della riconciliazione, della partecipazione, ecc. sono oggi al centro della riflessione delle gerarchia eccelsiastica in diversi continenti (cf. Lineamenta del 2° Sinodo Africano ecc.).
La proposta
Il tema “evangelizzazione e promozione umana” ha una dimensione carismatica per i Missionari Combonani, come ben si evince dall’esperienza del fondatore e dalla Regola di Vita. Pertanto, come interpretiamo questo segno dei tempi nell’ottica del carisma comboniano?
Per rispondere a questo quesito, proponiamo un incontro di rappresentanti di esperienze comboniane di pastorale sociale (già avviate ed affermate) e una riflessione comune tra comboniani e comboniane:
- partendo da esperienze comboniane nelle diverse province
- incontrando e dialogando con una realtà molto più grande di noi (FSM)
- analizzando assieme la realtà
- facendo una lettura teologica e spirituale
- e suggerendo infine concrete linee di azione.
Gli obiettivi:
1. Avere un incontro fraterno, uno scambio ed una riflessione comune su esperienze comboniane di pastorale sociale (mccj e cms)
2. Fare una lettura carismatica dei segni dei tempi (specie su globalizzzazione e marginalizzazione)
3. Riconoscere e promuovere linee comboniane di pastorale sociale (un ulteriore contributo alla Ratio Missionis e suggerimenti per la formazione a partire dalla missione sociale).
La metodologia:
1. Fase di preparazione:
- ogni provincia identifica e seleziona una esperienza da condividere con l’istituto e da confrontarsi con il FSM;
- si forma un segretariato per l’organizzazione dell’evento (p. Daniele Moschetti e
fr. albato sono disponibili per un servizio in questo team);
- si prepara una breve relazione scritta su ogni esperienza partecipante da inoltrarsi prima del FSM al segretariato organizzativo.
2. Orientamento:
il giorno 19.01.2007 il gruppo comboniano si riunisce per:
- avere una presentazione degli eventi al FSM;
- arrivare ad un consenso sui punti focali della propria partecipazione al FSM;
- selezionare le attività a cui partecipare;
- linee guida per la riflessione comune, condivisione e documentazione.
3. Partecipazione al FSM
4. Laboratorio comboniano al termine del FSM (26-27 gennaio):
- riflessione sulle esperienze;
- lettura carismatica;
- verifica delle piste di pastorale sociale;
- conclusioni.
NB:
lingue = italiano e inglese
tempi =Una decisione sulla prosposta deve essere presa nel contesto dell’assemblea intercapitolare, visto che i tempi sono strettissimi e l’rganizzazione richiederebbe tempo.
Per la fine di ottobre le province dovrebbero comunicare le esperienze selezionate per l’incontro di Nairobi e nominare il rappresentante per l’incontro. Il segretariato manderebbe le linee guida per la redazione delle brevi relazioni sulle esperienze partecipanti.
Entro metà novembre le brevi relazioni dovrebbero pervenire al segretariato (in inglese o italiano) che poi comincerebbe a preparare dei gruppi tematici per l’incontro e, in base a tali gruppi ed agli eventi che saranno presentati al FSM, il processo di facilitazione per l’intera iniziativa.
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WNairobiW!
Comboniani e laici per un’esperienza interprovinciale di lobbying sui governi
Questo intervento è di P. DARIO BOSSI del GIM di Padova. Per chi volesse interagire, questo è il suo indirizzo e-mail:padredario@gmail.com
1. IL CONTESTO
In Italia, dal 2000, la chiesa e la società civile lottano contro il Debito Estero. Pochi, finora, i risultati conseguiti. Anche i movimenti sociali e gli stessi missionari su questi temi si sono abbastanza raffreddati.
In Africa il debito estero ha raggiunto ormai i 379 $ a persona. Inoltre l’Africa vanta il tasso di urbanizzazione più alto al mondo (4,58% annuo); il 72% dei cittadini africani vive in baraccopoli.
Per questo, dal 2004, la campagna “WNairobiW!” (WNW) si propone di collegare la conversione del debito del Kenya con il diritto alla casa e lo sviluppo di nuove politiche abitative pubbliche.
La campagna è nata in seguito ad una violenta minaccia di sfratto per 300.000 baraccati di vari slum di Nairobi. E’ stata lanciata dal Kutoka Parish Network (rete di parrocchie di Nairobi tra cui st. John a Korogocho) ed è stata raccolta in Italia dalla Commissione Giustizia e Pace dei comboniani, insieme ad alcuni gruppi laici (principalmente International Alliance of Inhabitants e Tam Tam per Korogocho) e con l’appoggio di una missionaria comboniana.
Mesi di lotta hanno garantito la sospensione (purtroppo non la revoca) degli sfratti.
Da più di due anni, ora, continua un coordinamento significativo tra le due province comboniane, con un interessante coinvolgimento dei laici.
2. APOSTOLATO SOCIALE
Approccio di fondo:
allargare costantemente la ‘base sociale’ che conosce e appoggia la campagna (a livello istituzionale e non, sia in Italia che in Kenya); l’obiettivo è quello di fare pressione da più parti sui governi e vigilare, dopo ogni conquista formalmente ottenuta, sull’effettiva esecuzione degli impegni assunti.
Perché questo funzioni, dobbiamo mantenere un dialogo costante tra i membri del coordinamento nelle due province: far interagire in modo coordinato le azioni e le scelte in Italia e in Kenya.
Nella campagna partecipano attivamente giovani laici formatisi tramite i nostri percorsi di promozione vocazionale. Una di loro farà parte della stessa Commissione Giustizia e Pace dei comboniani in Italia. Abbiamo molto bisogno di queste collaborazioni con laici competenti, ciascuno nel suo settore, per non improvvisare la nostra azione. Il missionario raccoglie le persone, coordina l’azione, la collega a tutte le realtà con cui è in contatto e la verifica secondo le dinamiche del Regno di Dio. Ma il lavoro competente e le intuizioni che ne derivano devono venire dai laici!
Attività realizzate
(focus principale su quelle in Italia; in Kenya molte altre attività a livello politico e di coscientizzazione):
• pressione immediata dopo la minaccia di sfratto: tramite meccanismi organizzati e diffusi dal coordinamento della campagna, in poco tempo più di 10.000 e-mail da varie parti del mondo giungono al governo del Kenya, al sindaco di Nairobi, alla Commissione Europea, alla Banca Europea degli Investimenti, a UN-Habitat per denunciare gli sgomberi forzosi privi di alternative per gli abitanti.
Grazie a questa iniziativa, che si somma alla mobilitazione locale, le demolizioni e gli sfratti forzati si interrompono. E’ una prima vittoria: la pressione internazionale è fortemente considerata da parte del Kenya.
• pressione politica successiva con i governi in Italia e Kenya per la conversione del debito estero in politiche pubbliche per l’accesso alla casa (si dialoga con il ministero degli esteri e delle finanze in Italia, con quello delle finanze e della terra-ambiente in Kenya, oltre che con l’ambasciatore e, ultimamente, con il ministro dell’ambiente italiano).
• coinvolgimento della popolazione e degli enti locali: sono state realizzate 150.000 cartoline da spedire al Ministro del Tesoro italiano. Viene coinvolta l’Unione delle Province Italiane, la Rete dei Comuni Solidali, vari enti ed istituzioni (Regione Emilia Romagna, Provincia di Venezia, Comune di Roma, Napoli, Padova, Frosinone, Empoli, ecc).
• coinvolgimento della chiesa italiana: il rapporto con la chiesa italiana è stato su due livelli:
- lobbying sulla Conferenza Episcopale perchè prenda posizione in appoggio a WNW: le cartoline sono state spedite anche al presidente della CEI, in continuità con l’impegno del Giubileo;
- collaborazione: abbiamo coinvolto la Fondazione Giustizia e Solidarietà – emanazione della CEI nel 2000 per l’amministrazione dei fondi raccolti nella campagna contro il debito.
Naturalmente, nel territorio molte adesioni a WNW vengono proprio dagli ambienti parrocchiali e dei gruppi missionari, con cui la collaborazione è buona.
La campagna WNW, assunta dalla provincia comboniani tramite la sua equipe GPIC, è stata fatta conoscere anche alla Conferenza degli Istituti Missionari Italiani; in particolare, collabora in modo attivo con i Missionari della Consolata, presenti tanto a Nairobi come in Italia.
• animazione nel territorio: stanno circolando in Italia da due anni una mostra fotografica, libri e DVD sulla campagna. Sono stati pubblicati numerosi articoli su vari quotidiani e settimanali importanti, su oltre 10.000 pagine web, tra cui i principali siti del movimento altermondialista, del volontariato e delle Chiese, sono state realizzate decine di trasmissioni radio e interviste televisive. La mostra fotografica ha raggiunto circa 100 località italiane, coinvolgendo decine e decine di migliaia di persone. Anche l’ultima edizione della Carovana della Pace (2004) ha presentato le proposte di WNW, sia nel suo cammino per l’Italia che nel libro recentemente pubblicato.
• contatti all’estero: WNW era presente al Forum Mondiale Urbano (Barcellona), al Forum Sociale delle Americhe (Ecuador), al Forum Sociale Europeo (Londra), al Forum Sociale Mondiale (Porto Alegre), alla Campagna italiana Sdebitarsi, in Germania (esposizione della mostra in collaborazione con la DSP)
3. ISPIRAZIONI E SFIDE
Segni del Regno:
• i comboniani si incontrano in un progetto interprovinciale di Giustizia e Pace: superiamo la logica (diabolica) dell’azione isolata e facciamo una sana e faticosa esperienza di rete d’azione socio-ecclesiale (cf. la fragile relazione tra le prime comunità cristiane sparse nel Mediterraneo)
• la politica è costretta a fare i conti con i diritti della gente emarginata e con le richieste della gente coscientizzata (cf. il rapporto tra Gesù e i potenti dell’epoca)
• a Nairobi sono stati sospesi gli sfratti nelle zone minacciate a marzo 2004; in Italia la gente ha riconosciuto alcuni piccoli successi della campagna ed ha avuto prova che è possibile un dialogo serrato con le istituzioni. Questi segni di speranza rafforzano la lotta quando l’obiettivo è ancora lontano (cf. i segni che Gesù riporta a Giovanni in carcere: ai poveri è annunciata una buona notizia)
• in Italia molte persone sono venute a conoscenza della Vita negli slum e hanno toccato con mano l’apartheid economico. Per molti, questa coscientizzazione si è tradotta in impegno e scelte quotidiane.
Valutazione della metodologia e delle collaborazioni:
WNW ha sviluppato bene il suo ruolo di lobbying sui governi, sfruttando le alleanze con movimenti che hanno la sua stessa ispirazione, ma più esperienza. Sta usando bene tutti i mezzi di comunicazione e pressione; gli strumenti più sfruttati sono stati internet e gli incontri personali della delegazione con i politici e i responsabili. Questo ha permesso di far apparire la campagna più grande di quello che, forse, realmente è: attualmente il coordinamento è composto da circa dieci persone, ma ha creato movimento e pressione in modo molto amplificato.
Varie sono le difficoltà: in ambito comboniano, scarso coinvolgimento di altri missionari-e; fatica nel comunicare (probabilmente anche per limiti nostri) e quindi impressione che si tratti comunque dell’iniziativa di un piccolo gruppo.
Fatica nel comunicare anche nel coordinamento stesso e coordinare iniziative a distanza (la comunicazione virtuale porta spesso a fraintendimenti o impoverisce il confronto).
In Italia, difficile dare continuità ai molti contatti creati con la società civile: notiamo una grande sensibilità su questi temi, ma anche una certa discontinuità nel seguirli. Noi stessi referenti della campagna non abbiamo avuto la cura di coltivare molto il follow-up con chi dava un primo appoggio alla campagna.
Nel contesto dei movimenti globali, WNW cammina controcorrente, dato che molti (a ragione) insistono sull’illegittimità del debito e sul rifiuto di pagarlo.
Ragionare sulla conversione del debito, vincolata a politiche pubbliche partecipate, vuol impedire forme di corruzione nella gestione dei soldi. Ma richiede un forte contatto con la base sociale, proprio per evitare che ogni forma di politica si limiti all’aristocrazia dei potenti di turno.
Qui sta l’intuizione, la potenzialità ma anche il rischio di WNW: è indispensabile rafforzare sempre più la base sociale di ogni azione politica.
4. CONCLUSIONE
Intendo partecipare al WSF per rafforzare la rete delle ‘conoscenze operative’ (in Italia la chiamiamo condivisione delle ‘buone pratiche’): scambiare esperienze con associazioni, organizzazioni e anche gruppi religiosi impegnati per la Giustizia, la Pace e l’Integrità del Creato.
Come missionari abbiamo bisogno di collaborare sempre più con laici competenti, come si diceva all’inizio, farci consigliare, lavorare in equipe e tessere reti a livello internazionale.
Inoltre, incontri come quelli del WSF e dei comboniani-e impegnati in pastorale sociale possono far maturare collaborazioni in rete che non isolino la nostra pastorale solo a livello provinciale.
Elementi del carisma di Comboni che possono contribuire al WSF:
- passione per la comunicazione (Comboni per primo aveva chiaro che il suo Piano e le sue intuizioni dovevano essere conosciute a più livelli possibile, per conquistare alleanze e procedere insieme)
- ‘opera cattolica’ (in conseguenza del primo punto: condividere i propri obiettivi e rendersi disponibili alla collaborazione con tutte le forze dedite all’Africa)
- salvare l’Africa con l’Africa (intuizione profetica ancor oggi)
- liberazione degli schiavi (da attualizzare)
- profonda relazione con Dio alla base di tutto il suo impegno (pur essendo il WSF un evento ‘laico’, è indispensabile il nostro apporto spirituale; il ruolo dei missionari è dare ragione della nostra speranza, che non viene solo dai risultati che riusciamo a conseguire)
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Sintesi del ministero di G.& P.
A livello CIMI
Dopo tre anni dalla costituzione della Commissione Giustizia e Pace della CIMI, l’impegno e il cammino continuano, anche se con un po’ di fatica e qualche tensione. In tre anni i membri del gruppo iniziale ad uno a uno sono cambiati, sono rimasta l’unica del gruppo dell’inizio, e ogni volta è stata una fatica aggiunta, così pure i coordinatrice/re sono stati tre. L’impegno e il lavoro continuano con ritmo e passione e gli ambiti d’intervento sono gli stessi, guerre, immigrazione, fabbricazione ed esportazione delle armi, e soprattutto collaborazione e partecipazione con altre realtà alle varie campagne, quando ci sono emergenze cerchiamo di essere tempestivi nei comunicati. La rete di collaborazioni si è allargata, siamo conosciuti e interpellati di più e noi pure siamo in contatto con tante più organizzazioni.
Sentiamo sempre l’importanza di far conoscere le situazioni e le ingiustizie più drammatiche del sud del mondo e nello stesso tempo denunciare le ipocrisie, le leggi e comportamenti ingiusti del nostro Paese e nell’Europa.
Alla fine di ogni incontro, scriviamo una lettera alle comunità in modo da far conoscere a tutte gli argomenti più importanti discussi e le decisione prese. Questa lettera dovrebbe essere inviata alle comunità dalle Provinciali in modo che venga presa sul serio e non cestinata, ma poche comunità l’hanno ricevuta.
Nel Luglio dello scorso anno, ho partecipato ad una settimana d’iniziative di G & P in Scozia. Il momento più importante è stata la marcia di protesta ad Edimburgo contro la povertà e le ingiustizie del mondo, in concomitanza con l’incontro dei grandi del G8 a Gleneagles, una manifestazione imponente e gioiosa, universale, subito passata in seconda linea dopo gli attentati a Londra. Pure in Scozia, come in tutta la G. B. ci sono CPT che non hanno niente da invidiare ai nostri. Le Caritas di G B e di Scozia, benché distinte, hanno progetti comuni e lavorano molto bene insieme e sono ben radicate nel territorio.
A livello di province
Un obiettivo che sono riuscita in parte a realizzare, è stata la condivisione nelle comunità comboniane delle iniziative e spiritualità, del mio servizio in G & P .
L’esperienza più significativa è stata a nella comunità di Pescara, dove ho trascorso un weekend e abbiamo avuto più incontri, c’ è stato il tempo per parlare della nonviolenza e della spiritualità del dialogo. Bello ed interessante è la condivisione a Buccinigo che ora è la mia comunità, è iniziata molto tempo fa e continua, è stata regolare nel tempo e le Sorelle la sollecitano. Su l’invito della Provinciale del Veneto, sono stata nelle comunità più numerose della provincia ed ovunque ho trovato molto interesse e vivacità d’interventi e all’unanimità mi hanno chiesto di ritornare per continuare il discorso e la condivisione.
Obiettivi del Millennio
Da parte dei Superiori maggiori ed altre sigle religiose, c’è un invito pressante a un impegno serio sugli obiettivi del Millennio, identificati durante il Giubileo e che dovrebbero portare dei risultati entro il 2015, cioè dimezzare la povertà nel mondo, ma c’è poco coordinamento e soprattutto frammentato.
Campagna Sudan
Dall’inizio della campagna, undici anni fa, molte cose sono cambiate all’interno del gruppo “Campagna Sudan”. Dopo dieci anni di vita della campagna, il 18-19 Marzo ’05 è stato celebrato il terzo Forum dal titolo:”Quale Pace per il Sudan?”. Due giorni intensi di interventi, tavole rotonde e scambi di opinioni, il tutto programmato e coordinato dai membri della campagna, con la partecipazione di persone sudanesi, del nord e del sud, altamente qualificate, insieme a politici e personalità dal mondo delle organizzazioni non governative. La partecipazione di giornalisti e persone, italiane e sudanesi, ha superato ogni aspettativa. L’impegno per la logistica, da parte della Provincia di Milano, in particolare l’assessora alla Pace Irma Dioli, è stato grandioso. Questo evento ha richiesto uno sforzo notevole in tutti i membri del gruppo e molti incontri di giorni interi. In seguito il ritmo degli incontri è continuato per ridefinire la campagna dopo la firma dei protocolli di pace, e la preparazione degli atti del Forum, facendo tesoro del tanto materiale e documenti prodotti dall’incontro. Dopo discussioni interminabili su come continuare, alcune organizzazioni hanno lasciato la campagna, un piccolo resto continua il cammino di monitoraggio della pace e non abbiamo più la segreteria permanente, che coordinava le varie attività.
Ad un anno della firma della pace, dei progressi sono stati fatti ma la pace è ancora molto fragile, ci sono stati combattimenti e attacchi in diversi territori, tra nord e sud e tra etnie del sud tra di loro. La situazione nel Darfur è sempre molto grave e non si vedono vie d’uscita. In una situazione così incerta, il nostro gruppo ha deciso di continuare il monitoraggio della pace e di pubblicare un report a forma di libro, Scommessa Sudan che uscirà nelle librerie ai primi di novembre. Per marcare questo avvenimento, con il patrocinio e l’aiuto economico della Provincia di Milano, abbiamo invitato tre Sudanesi, una è una parlamentare Nuba, un'altra è la responsabile sudanese della ONG Acord, l’altro dirige una ONG in Darfur. Ci saranno due conferenze stampa, tra cui una a Roma in Parlamento con la presenza della vice-ministra Sentinelli e altri parlamentari, abbiamo invitato pure il Presidente della Camera dei Deputati, e una a Milano nella sede della Provincia. Ci saranno incontri in cinque università e diversi altri gruppi interessati al problema della pace. Stiamo cercando un nome alternativo a “Campagna Sudan” ma l’impegno sarà uguale, in modo da continuare la pressione politica e l’attenzione della società civile europea sulla situazione sudanese finché anche in Darfur si trovino soluzioni di pace. Gli incontri continuano regolarmente anche se più distanziati.
Pax Cristi
All’interno del gruppo G & P della CIMI, io sono incaricata di seguire le attività e il percorso formativo di Pax Christi. Sono inserita nel gruppo di Punto Pace di Milano, gli incontri sono quindicinali, uno organizzativo e uno di formazione, interessanti e vivaci, ma da quando sono a Erba non riesco più a seguire tutto.
Ai primi di dicembre dello scorso anno, è stato organizzato un Forum di tre giorni a Bari sul Il cammino di liberazione delle fedi del Mediterraneo, molto ricco e profondo, dove le diversità diventano arricchimento.
ACLI e Comuni per la Pace.
A Milano e provincia ci sono diversi comuni impegnati per la pace con progetti precisi e percorsi formativi e di azione comuni tra di loro, per promuovere un modello di sviluppo che ponga al centro la persona e il territorio. Con la collaborazione e coordinazione delle ACLI, si rivolgono a scuole, gruppi, circoli e amministratori locali e con progetti di formazione internazionali, per esempio hanno sostenuto e accompagnato futuri amministratori sud-sudanesi nel processo formativo con il contributo di comuni milanesi. Ci sono diverse iniziative popolari a cui aderire e partecipare. Nella Casa della Pace della Provincia, ci sono iniziative culturali, dibattiti, incontri a diversi livelli, c’è solo l’imbarazzo della scelta, ma non si riesce ad arrivare a tutto.
Conclusione
L’importante per questo ministero di pace e giustizia e saper ascoltare e collaborare con i molti che hanno come obbiettivo la giustizia e la pace, pur con motivazione diverse, insieme si diventa forti visibili e si può arrivare a dei cambiamenti significativi di mentalità e di azione.
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1. TITOLO: Giustizia e Solidarieta’ per la Riduzione della Poverta’
2. IL CONTESTO
Il contesto dell’esperienza rientra nell’iniziativa di conversione del debito in Zambia.
In risposta all’appello di Giovanni Paolo II che nella “Tertio Millennio Adveniente” si esprimeva con forza in favore dell’impegno per la giustizia, per i poveri e per la remissione del debito internazionale, la Chiesa italiana lanciò, in occasione del Grande Giubileo del 2000, la “Campagna Ecclesiale per la riduzione del debito estero dei paesi più poveri”.
La Campagna, alla cui base vi era il convincimento che la questione del debito non è solo una questione di solidarietà, ma innanzitutto di giustizia, aveva i seguenti obiettivi:
L’indirizzo pastorale ed educativo: informare la comunità ecclesiale intorno al tema del debito internazionale, suscitando consapevolezza e proponendo stili di vita coerenti con la domanda di tutela della dignità della vita umana nel Sud del mondo.
L’animazione della società e la pressione politica: diffondere la consapevolezza in tutta la società civile italiana e premere presso Governo e Parlamento italiano per l’assunzione di un’iniziativa a livello nazionale e nelle sedi internazionali per cancellare il debito, legare le cancellazioni ad azioni di riduzione della povertà, coinvolgendo la società civile locale nelle discussioni, nella gestione delle risorse e nel controllo delle realizzazioni.
Un’assunzione di responsabilità: costruire e finanziare insieme, attraverso una grande raccolta fondi, un’azione di conversione di debito con due paesi africani a basso reddito e particolarmente indebitati con l’Italia: lo Zambia e la Guinea Conakry.
Nel 2001 il Comitato Ecclesiale si trasforma nella Fondazione Giustizia e Solidarietà, (FGS) che segna la conclusione della Campagna e l’assunzione di un impegno permanente della Chiesa italiana sulle questioni legate alla giustizia nei rapporti economici internazionali.
Il Memorandum firmato tra il CCJDP (per la Conferenza Episcopale Zambiana), e la Fondazione (per la Conferenza Episcopale Italiana), istituisce il Fondo Giustizia e Solidarietà per la Riduzione della Povertà (JSPRF – Justice and Solidarity Poverty Reduction Fund). Secondo quanto riportato nel Memorandum, il Fondo è amministrato da un Comitato di Gestione, composto come segue
a) Un membro nominato dal CCJDP, in rappresentanza della chiesa zambiana. .
b) Un membro nominato dalla FGS
c) Due membri nominati dalla FGS, in accordo con il CCJDP, anche in rappresentanza delle espressioni della chiesa italiana presente ed operante in Zambia.
d) Tre membri nominati dal CCJDP in accordo con la FGS, tra le organizzazioni della società civile zambiana, tra persone che rispettino almeno uno dei criteri seguenti:
- Conoscenza/coinvolgimento in questioni di ‘policy’ relative alla riduzione del debito ed alla riduzione della povertà.
- Conoscenza/coinvolgimento in questioni di ‘policy’ relative allo sviluppo rurale ed agricolo.
- Rappresentanza della base del mondo dei piccoli contadini.
Il fondo è destinato a finanziare azioni promosse dai diversi attori della società civile: organizzazioni non governative (partenariati locali e/o internazionali); organizzazioni di base ed altre organizzazioni senza scopo di lucro; cooperative, e altre organizzazioni economiche mutualistiche; istituzioni di ricerca ed educazione; organizzazioni religiose; autorità locali elette, per iniziative che implichino un rilevante coinvolgimento delle comunità di base.
Il fondo si prefigge di destinare non meno dell’80% delle risorse disponibili al miglioramento delle condizioni di vita dei piccoli contadini, intendendo con questo non solo la dimensione della produzione agricola, ma un’accezione più generale, che può includere altre dimensioni come l’educazione, la sanità, i diritti, il micro-credito.
Inizialmente erano stati identificati quattro distretti prioritari, ma dopo varie consultazioni con la struttura nazionale della Commissione Cattolica per lo Sviluppo e i coordinatori diocesani, si e’ aumentato il numero dei distretti toccati fino ad essere presenti in tutte le aree dello Zambia. Il principio di concentrare l’intervento su aree relativamente definite per favorire efficacia ed impatto più consistenti rimane valido: su 72 distretti amministrativi il Fondo interverra’ su 10 (un distretto per diocesi).
Nei dieci distretti l’impegno e’ di proseguire le priorita’ inizialmente identificate, cioe’ quelle relative all’intervento in favore dei piccoli contadini, dunque nelle zone rurali di questi distretti. La consultazione, in particolare con laici, sacerdoti, missionari/e italiani aveva pero’ messo in evidenza anche importanti necessita’ nelle zone urbane del paese. Per questa ragione, si’ e deciso di identificare alcune aree urane in cui estendere le attvita’ del fondo, e in particolare alcuni compounds (insediamenti spesso considerati illegali) sovrappopolati ma privi di infrastrutture.
Nell’insieme, si tratta di un’azione piuttosto complessa, che mette a disposizione di molte organizzazioni della societa’ civile e della chiesa la possibilita’ di realizzare progetti importanti per le comunita’ piu’ povere, e che sta gia’ cominciando a dare i primi risultati concreti: alla fine del 2006 sono stati allocati gia’ 1,7 milioni di Euro, in 100 diversi progetti, mentre altri sono in fase di analisi.
Due progetti sono stati identificati direttamente dalla ZEC (Zambia Episcopal Conference) in coerenza con i mandati di lotta alla poverta’ che contraddistinguono l’intera iniziativa, l’Ospedale Nazionale Cattolico di Lusaka e l’Universita’ Cattolica. Per quanto riguarda l’Opedale, il contributo sara’ sufficiente a terminare la prima fase e permettere l’avvio delle attivita’ ambulatoriali in un’area in forte espansione priva di strutture sanitarie in grado di offrire servizi di qualita’. Il contributo per l’Universita’ sara’ diretto alla creazione di un fondo che, opportunamente amministrato, fornira’ un supporto finanziario per la futura gestione con l’obbiettivo di ridurre il costo di accesso per gli studenti, in particoloare per quelli meno abbienti.
3. APOSTOLATO SOCIALE
La partecipazione al comitato di gestione del Fondo mi ha permesso di entrare in relazione – a livelli diversi di coinvolgimento - con vari interlocutori
i poveri e gli esclusi favorendo il finanziamento di progetti di sviluppo creativi e realistici
la chiesa locale rappresentata dal CCJDP (Catholic Commission Justice Development Peace) che da sempre ha a cuore la promozione umana e la giustizia sociale ed economica delle fasce piu’ emarginate della popolazione zambiana
i rappresentanti di organismi internazionali impegnati nella lotta contro la poverta’ in Zambia
la chiesa italiana presente e operante in Zambia chiamata ad esprimere pareri e offrire indicazioni, specialmente riguardo le poverta’ urbane
la chiesa in Italia soprattutto come impegno morale garantendo trasparenza e onesta’ nell’uso dei fondi
Ho avuto modo di visitare alcuni progetti in Lusaka e in alcune zone rurali limitrofe, ascoltare le attese degli eventuali beneficiari e nella discussione valutare insieme le possiblita’ reali dei percorsi di sviluppo.
Mi sono impegnata a contattare agenti pastorali, specialmente nelle zone urbane e peri-urbane, affinche’ mobilitassero i gruppi esistenti, specialmente a livello parrocchiale, per valutare insieme le modalita’ di accesso ai fondi disponibili per opere sociali a favore delle fasce piu’ povere della popolazione.
La poverta’ consiste innanzitutto nella mancanza di un reddito acquisito nel rispetto della dignita’ umana. Il Fondo fornisce ai poveri il capitale necessario (attraverso i progetti di sviluppo) per investire i loro talenti in attivita’ produttrici di reddito o comunque a beneficio della collettivita’.
Il Fondo agisce anche come gruppo di appoggio e di pressione sostenendo le organizzazioni impegnate nelle politiche di sostegno all’agricoltura e accesso alla proprieta’ terriera anche per le donne
4. ISPIRAZIONI E SFIDE
Desiderio e volonta’ di lavorare in gruppo per migliorare il proprio tenore di vita attingendo forza e stimoli dall’appartenenza al gruppo
Promozione della persona umana resa protagonista di percorsi di sviluppo non imposti dall’esterno ma favoriti e valorizzati dall’appartenenza al gruppo
Capacita’ delle donne di far valere i propri diritti di creature create a immagine e somiglianza di Dio e percio’ alla pari dell’uomo (la cultura afferma la sottomissione)
I progetti di sviluppo agricolo sono a dimensione della persona: culture innovative ma sostenibili, utilizzazione del traino animale...l’attenzione all’ambiente e’ parte integrante di ogni progetto.
Capacita’ di riconoscere i talenti dei poveri e gli esclusi: dando fiducia allo spirto imprenditoriale, alla capacita’ di giudizio, offrendo loro le risorse iniziali per stimolare la creazione di ricchezza.
Attraverso semplici progetti di microcredito alcuni gruppi stanno cercando di ripristinare una qualche forma di giustizia sociale: persone a basso reddito attraverso il prestito possono sviluppare un’attivita’ economica che li rende indipendenti economicamente e questo si riflette nella crescita dell’autostima e nell’innalzamento del tenore di vita.
Una larga fascia della popolazione rimane esclusa da qualsiasi progetto di sviluppo a causa della lontananza dai centri commerciali e dell’impraticabilita’ delle strade che non permette di raggiungere i centri rurali piu’ remoti. Come raggiungere questi nostri fratelli e sorelle piu’ poveri e abbandonati?
Questo impegno mi offre la possiblita’ di favorire l’incontro delle risorse finanziare disponibili (JSPRF) con i possibili beneficiari, aiutando questi ultimi a chiarire modalita’ d’intervento per il bene commune.
Evangelizzazione, promozione umana, e giustizia sono parti integranti dell’unica missione evangelizzatrice. La nostra missione e’ la creazione di una societa’ piu’ giusta dove ad ogni persona sia data la possiblita’ di usare i propri talenti contribuendo a portare a compimento la creazione.
5. CONCLUSIONE
La mia partecipazione al World Social Forum mi permettera’ di vedere come gli altri popoli stanno lottando contro la poverta’ per cercare insieme di promuovere un’economia sostenibile che porti alla giustizia economica.
Credo sia estremamente necessario promuovere la Dottrina Sociale della Chiesa e coordinare tutte le forze impegnate nel campo della giustizia, pace e integrita’ del creato per generare quell’impatto che finora e’ stato diluito dalla dispersione delle forze.
Comboni ha saputo rispondere alle sfide del suo tempo e collaborare con diversi interlocutori per portare la luce del Vangelo e della promozione umana all’Africa. Anche noi dobbiamo saper cogliere le sfide del nostro tempo e rispondere collaborando a tutti i livelli con tutti i possibili interlocutori - con competenza e sollecitudine - affinche’ tutti i gruppi umani abbiano la vita in abbondanza che il Signore e’ venuto a proporre a tutta l’ umanita’.
Comboni ha pensato in grande e oggi questo si traduce nella partecipazione attiva negli organismi internazionali che agiscono come gruppi di pressione ad esempio per garantire ai poveri l’accesso ai medicinali, per promuovere un’economia sostenibile, per vigilare l’applicazione delle leggi e il rispetto dei diritti umani. Questo amplia il raggio d’azione della nostra attivita’ missionaria. L’impegno a livello di base nelle missioni sia rurali che urbane e quello a livello di organismi internazionali sono espressione diverse del far causa comune con i poveri e gli esclusi.
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Fare missione a Napoli
Breve spunto sulla dimensione sociale
Condivisione per l’incontro comboniano in occasione del World Social Forum
Vivo dal 2003 nella città di Napoli, nell’area metropolitana più grande d’Italia, con oltre quattro milioni di abitanti. Quest’area è anche la più violenta d’Italia (solo al rione Sanità abbiamo avuto nove morti uccisi dalla camorra).
La città di Napoli ha un centro storico degradato sia per la povertà come per la camorra (Quartieri Spagnoli, Forcella e Sanità; grandi periferie come Scampia-Secondigliano, Barra e Ponticelli).
Scampia è forse la zona più scalcagnata della città, per la sua assurda architettura (le ‘Vele’, la ‘167’) che rende chi vi nasce un ‘apolide’, senza radici…
Ho scelto di vivere nel centro storico, al rione Sanità, che ha 5 Km² con 67.000 abitanti (uno dei più densamente popolati d’Europa).
L’omertà e la cultura mafiosa regnano sovrane.
L’abbandono scolastico è molto alto (la Sanità non ha un asilo nido pubblico o una scuola media!).
I giovani sono i più colpiti dal disastro consumistico: il sogno delle ragazzine è di essere veline, quello dei ragazzi il motorino e la droga.
L’affluenza in chiesa la domenica è molto bassa. Ma la religiosità popolare è molto forte, anche se alienata e alienante.
Do una mano al parroco, don Loffredo, che regge la parrocchia di S. Maria della Sanità (che raggruppa in una quattro parrocchie).
Ci siamo inseriti nel quartiere con p. Fernando Madaschi. Siamo riusciti ad inserirci in questa realtà avendo trovato, tramite il parroco, una stanza e un cucinino nell’appartamento dei Cristallini che serve al dopo-scuola per ragazzini che hanno problemi scolastici e familiari.
Dopo la partenza di p. Fernando (destinato come formatore al Perù) sono riuscito a trovare un piccolo ‘basso’ abbandonato da oltre 50 anni e a pulirlo con le mie mani, aiutato da altri amici.
E’ una struttura semplice e accessibile a tutti.
In un contesto del genere abbiamo tentato di lavorare per creare delle piccole comunità cristiane dove si legge e si prega il Vangelo (ce ne sono oggi cinque).
Siamo stati attenti agli elementi più deboli del Rione: i tossicodipendenti (“La Tenda” e “Crescere Insieme”), i Rom, gli anziani soli, gli immigrati (sono tanti, sia dal Sud del mondo che dall’Est).
Abbiamo fatto nascere quasi subito una Rete che tenta di mettere insieme i gruppi e le cooperative che operano sul territorio.
La Rete Sanità incomincia ad essere abbastanza efficace presso le istituzioni e le amministrazioni locali. La Rete sta ora premendo perchè le amministrazioni rinsaldino il servizio scolastico pubblico, ma anche per bloccare un supermercato alla Sanità che metterebbe sul lastrico oltre 250 piccoli commercianti. La mobilitazione contro il supermercato ha portato ad una prima vittoria: ne è stata bloccata la costruzione.
Abbiamo messo in piedi anche due dopo-scuola gestiti da volontari, uno per bambini (elementari) e un altro per ragazzini delle medie.
A livello più ampio abbiamo fatto partire tre grosse campagne: una sull’acqua, una sui Rom e una sui rifiuti.
Rafforzando lentamente la Rete Lilliput e allargandola, abbiamo cercato di puntare sull’obiettivo acqua che a Napoli, il 23 novembre 2004, era stata privatizzata.
E’ stata una lotta lunga e faticosa, fatta con l’appoggio di una serie di realtà di base e contro tutti, sindacati compresi.
Abbiamo lavorato molto alla base, nelle circoscrizioni, volantinando sul bene-acqua. Siamo riusciti a scuotere a tal punto l’opinione pubblica napoletana che i politici hanno deciso di rimangiarsi la decisione della privatizzazione. Infatti, il 30 gennaio 2006, i 136 sindaci delle province di Napoli e Caserta hanno deciso di ritirare quella delibera, aprendo la via alla gestione dell’acqua con totale capitale pubblico, senza che sia Spa.
Questa vittoria ed altre vittorie ottenute ci hanno convinto a fare partire in chiave nazionale una Legge di Iniziativa Popolare, che proclama l’acqua un diritto fondamentale umano, che non può essere mercificato.
Vogliamo raccogliere mezzo milione di firme per forzare il Parlamento ad assumere questo.
E’ una questione vitale per le classi deboli del Nord, ma soprattutto per i poveri del Sud del mondo, che rischiano di morire di sete a milioni.
I Rom
Abbiamo poi deciso con la Rete Lilliput di Napoli di costituire un comitato civico che raccolga le forze che lavorano sul territorio per i Rom che vivono nella città, in una situazione molto grave.
Abbiamo infatti a Napoli e nell’area metropolitana oltre trenta campi Rom, con una popolazione che varia dalle 4 alle 5 mila persone. Il degrado nei campi Rom è enorme.
Il comitato si sta impegnando a far passare una legge regionale a favore dei Rom. La loro situazione, però, va peggiorando ed emerge la possibilità che molti di loro vengano sgomberati.
Siamo riusciti a salvare in luglio scorso il campo Rom di Torre del Greco, ma non sappiamo fino a quando. Il dramma è che, quando le autorità demoliscono un Campo Rom, non viene offerto loro un altro posto.
I rifiuti
La terza grande campagna che stiamo facendo è quella sui rifiuti. E’ chiaro che i rifiuti sono una grande entrata per la Camorra: un business! Con la Rete Lilliput abbiamo creato un altro comitato civico che si è andato via via irrobustendo. Oggi il comitato ha riunito intorno a sé una serie di avvocati, dottori, giuristi, specializzati in materia.
Dopo mesi di lavoro sodo e di molte pressioni, siamo arrivati al punto che nessuna delle istituzioni ci vuol ricevere. E la situazione è drammatica. Negli anni ’90 la Camorra ha sepolto migliaia di fusti di rifiuti tossici nel “triangolo della morte” e nel casertano, producendo oggi un disastro ambientale ed umano.
D’altra parte, le amministrazioni di sinistra hanno creato un altro disastro: spendendo oltre 2000 miliardi di vecchie lire italiane hanno prodotto circa seimila milioni di tonnellate di eco-balle di cui non riusciamo a liberarci, perché la Campania è già infetta!
Recentemente siamo riusciti a parlare (con l’aiuto del cardinal Sepe) con il super-commissario Bertolaso della protezione Civile, scelto per risolvere l’emergenza rifiuti in Campania.
Questo problema non è tipico di Napoli, ma riguarda molte città. Su questo ci giochiamo tutto.
Queste sono le tre piste su cui stiamo ora lavorando. Si tratta di questioni di vita o di morte per i poveri del mondo. Come missionari non abbiamo altra scelta che quella di darci da fare perché vinca la vita.
Alex Zanotelli,
30 gennaio 2007