I delegati delle Province europee si sono incontrati a Pesaro (Italia) nei giorni 27-31 marzo 2006, per dare forma al rapporto continentale per la preparazione del primo abbozzo della Ratio Missionis.
CONTRIBUTI DELL’EUROPA PER LA PREPARAZIONE DELLA RATIO MISSIONIS
Aiutati dal sommario preparato precedentemente dal Segretariato per l’Evangelizzazione, sui rapporti provinciali e seguendo lo schema base adottato nei workshops e nei sussidi, l’assemblea ha lavorato sulla realtà, sull’identità, sul lavoro e metodologia missionaria, sulle prospettive future della missione dei Missionari Comboniani in Europa.
Prima Parte: DOVE SIAMO (La nostra realtà).
Prendendo visione della realtà percepita nelle varie Province a riguardo della Chiesa, della Società e dell’Istituto, indichiamo gli elementi fondamentali che ci animano e ci sfidano come Missionari Comboniani in Europa:
Elementi che ci sfidano:
Società:
Globalzzazione (nei suoi aspetti negativi)
Liberalismo e individualismo.
Manipolazione dell’informazione.
Insicurezza, fragilità delle persone e solitudine.
Aumento dell’immigrazione dal Sud del Mondo e dall’Est Europa.
Disorientamento del mondo giovanile.
Chiesa:
Relativismo religioso, educazione cristiana superficiale e indifferenza.
Esodo silenzioso dalla Chiesa (incluso il clero).
Una Chiesa che diventa irrilevante, poco profetica e con scarso spirito missionario.
Una Chiesa ripiegata su se stessa e sulla difensiva.
Sottovalutata la presenza dei religiosi e dei missionari.
Avanzata dell’Islam.
Mancanza di vocazioni .
Poco spazio ai laici.
Istituto MCCJ:
Cambiamento e poco interesse per la FP.
Mancanza di riflessione per comprendere le sfide e le nuove problematiche
Invecchiamento, abbandono dell’Istituto e mancanza di vocazioni.
Non sappiamo lavorare in equipe, come comunità.
Mancanza di chiarezza della nostra missione.
Qual’è il peso e il nostro ruolo specifico nelle chiese locali?
Difficoltà a lavorare con i laici.
Mancanza di entusiasmo missionario.
Elementi che ci animano:
Società:
Aumenta l’impegno nel campo di GPIC, DDHH.
L’affluenza di Immigrati apre l’incontro con il differente e al dialogo tra le culture.
Grande solidarietà manifestata in situazioni di conflitto e di povertà estrema.
Aumenta il volontariato.
Attenzione e apprezzamento per i missionari.
Facilità di comunicazione e di creare rete.
Chiesa:
Sete del Trascendente e della parola di Dio.
Aumenta il dialogo interreligioso e interculturale.
Apprezzamento della Dottrina Sociale della Chiesa e movimenti impegnati nel campo di GPIC.
Aumentano i movimenti laicali, anche nel campo teologico.
Crescita dell’internazionalità.
Aumenta la consapevolezza del peccato strutturale.
Spostamento geografico della Chiesa verso la periferia e verso i poveri.
Istituto MCCJ
Generosità e coraggio in situazioni difficili.
Scoperta del Comboni e del carisma comboniano.
Processo di riflessione con la Ratio Missionis, desiderio di cambiamento.
Apertura ai nuovi campi di lavoro: Immigrati, GPIC, GPIC, LMC.
Riflessione sugli obiettivi dell’AM. e della PV.
Revisione della FdB a partire della missione.
Appoggio e sostegno di amici e benefattori.
Seconda parte : CHI SIAMO (la nostra identità)
a) Elementi irrinunciabili della nostra identità coboniana:
Comboni:
Cenacolo di Apostoli
Preti e Fratelli
Salvare l’Africa con l’Africa
Causa comune
Animazione Missionaria in Europa
Collaborazione con altri Istituti
Missionari:
Ad vitam, ad gentes, ad pauperes, inter gentes
Pronti a lavorare nei continenti dove siamo presenti
Cuore di Gesù:
Sequela Christi
Cuore di Gesù (Croce e Buon Pastore)
Passione per Dio e per i poveri
b) Elementi reali:
A livello provinciale:
Non c’è proporzione tra impegni e personale
Il ritorno in Europa, a volte è sentito come traumatico
Non c’è internazionalità nelle Province Europee
Mancanza di Leadership
A livello di Istituto
Troppi formatori
b) Piste per accorciare le distanze tra l’ideale e il reale
• Scegliendo priorità
• Collaborazione e inserimento nelle chiese locali
• Cenacolo di Apostoli:
o contro l’individualismo
o un posto per la formazione permanente
o uno stile di vita credibile
c) Come viviamo
NB. Molti aspetti positivi della nostra vita comunitaria non sono stati messi in evidenza dai rapporti provinciali. Molto dipende dal modo in cui viviamo la nostra vita comunitaria. Si può sottolineare:
• Mancanza di comunicazione e superficialità nei nostri rapporti interpersonali.
• Difficoltà a condividere la nostra esperienza di vita e di fede.
Terza parte: COSA FACCIAMO (il nostro servizio missionario in Europa)
a) Le priorità reali del nostro servizio missionario in Europa:
• Animazione Missionaria in tutte le sue dimensioni (Mass-Media, gruppi, parrocchie, scuole, parenti e benefattori, LMC, GPIC, immigranti, inserzione).
• Formazione di Base e Pastorale Vocazionale.
• Diverse iniziative di formazione permanente: incontri, corsi, anno sabbatico, giornate di introduzione alla realtà, di preparazione specifica…
• Diversi servizi ai confratelli: attenzione ai confratelli anziani e ammalati; servizi amministrativi e procura.
• Accoglienza e ospitalità (non solo ai confratelli)
b) Identificare i cambiamenti urgenti nelle nostre priorità in Europa
1. Migliorare la qualità della nostra vita comunitaria. Che i confratelli manifestino nella sua propria vita gioia di essere comboniani. Un accompagnamento particolare deve essere dato a coloro che ritornano o vanno in missione e ai confratelli ammalati. Dove è necessario, aiutare coloro che devono affrontare i loro problemi personali.
2. Migliorare la qualità della Formazione e della Pastorale Vocazionale con personale preparato in modo adeguato e metodi vocazionali rinnovati.
3. Passare da una Animazione Missionaria ad una Azione Missionaria, nel senso di dare maggiore attenzione ai seguenti aspetti:
• Immigrati: ogni Provincia abbia una presenza specifica (parrocchia o comunità di inserzione, etc) di lavoro tra gli immigrati e altri gruppi emarginati della società.
• GPIC: che ci sia un confratello che partecipi a tempo pieno in alcuni organismi europei e intercongregazionali, per esempio AEFJN di Bruxelles e che rimanga in contatto con le commissioni di GPIC delle Province Europee. A livello di Istituto si dia una presenza attiva nel progetto VIVAT presso la ONU, a New York.
• Laici Missionari Comboniani: fomentare la loro formazione e coinvolgimento nelle nostre attività e i progetti.
4. Promuovere il rapporto con la Chiesa Locale e con gli altri Istituti Missionari: cercando forme di collaborazione per una presenza missionari più incisiva.
5. Rivedere le nostre strutture e avere il coraggio di prendere decisioni che partano da uno stile di vita sobrio.
Quarta parte: COME LAVORIAMO (la metodologia missionaria)
a) Elementi positivi da conservare
Programmare e valutare in gruppi di lavoro (segretariati) e giornate comunitarie.
Partecipare agli incontri provinciali e continentali, cercando di lavorare in rete.
Accompagnare i gruppi missionari e coltivare il contatto personale con loro.
b) Difetti più comuni nel nostro lavoro missionario
Mancanza di sintonia, di interesse comune e di una programmazione in congiunto.
Poca vita fraterna, e uno stile di vita che a volte ci isola dalla gente.
Poca conoscenza e pratica della Regola di Vita.
Uso dei soldi per progetti esclusivi e personali. Investiamo troppi soldi nella manutenzione di edifici e strutture che non sono necessari.
c) Come superare i difetti?
A livello personale:
Sentirsi responsabile del proprio rinnovamento e coltivare la vita spirituale (confessione, accompagnamento spirituale, autodisciplina nella vita consacrata).
Rivedere il lavoro ma anche l’atteggiamento personale nel compierlo.
Condividere e comunicare non solo esperienze di lavoro, ma anche di vita e della propria fede.
A livelo comunitario:
Condividere: la riflessione e le attività.
Parlare: dei nostri problemi, non su qualcuno, ma con qualcuno.
Promuovere la solidarietà e l’accoglienza.
Coordinare il nostro lavoro con la Chiesa Locale.
Tempo libero comunitario (passeggio, vacanze, ecc.)
d) Cosa deve cambiare nell’Istituto per migliorare la nostra metodologia?
La qualità del nostro stile di vita determina la qualità della nostra missione, per questo dobbiamo passare:
da un attivismo superficiale e un vivere materialista ad una vita centrata nello Spirito. Per questo ci vuole un rinnovamento costante e un aggiornamento spirituale.
Da una vita individualistica a una vita di responsabilità comunitaria. Da un uso indifferenziato e individualista dei beni ad uno stile di vita sobrio e di condivisione.
Da un provincialismo a una visione più a livello di Istituto (soprattutto nella questione della rotazione e la destinazione del personale).
Da un mero interesse intellettuale nelle specializzazioni a una preparazione pianificata secondo le necessità delle Province.
Quinta parte : APERTI AL FUTURO
A) Indica le paure e le sfide più evidenti per l’essere e l’agire dei Comboniani in Europa:
Paure
1. Perdere la specificità “ad gentes”, perché non riusciamo a definire chiaramente cosa sia missione, oggi.
2. Conoscenza superficiale dell’Istituto, del Fondatore e della Storia.
3. Imborghesimento personale e comunitario.
4. Attivismo e superficialità (uomini di azione e di poca contemplazione).
Sfide
1. Impegno nel campo di GPIC come parte integrante dell’Animazione Missionaria e dell’Evangelizzazione.
2. Fare della FP un impegno prioritario e costante.
3. Sentirsi in missione ovunque: in Africa, in Europa, in America e in Asia.
4. Discernimento comunitario per quanto riguarda la nostra vita, il nostro servizio missionario e i nostri progetti.
5. Stile di vita semplice. Maggiore coerenza nel nostro parlare –vivere – fare.
6. Ridefinire il nostro ruolo di Istituto Missionario nelle Chiese Locali.
7. Ri-dinamizzare l’Animazione Missionaria in Europa.
8. Promuovere e accettare il ruolo dei Laici.
9. Considerare il cammino della Ratio Missionis come dono e grazia soprattutto per il futuro della missione comboniana e per i nuovi volti dell’Istituto.
10. Conoscenza della realtà attraverso un’analisi permanente e con metodologia efficace.
11. Chiarire la nostra identità di missionari ad gentes.
12. Cercare impegni pastorali più specifici e missionari in Europa.
13. Rileggere il carisma nell’oggi e inculturarlo
14. Dialogo interreligioso e culturale tra i popoli attraverso uno stile di vita che si realizza prima di tutto nelle nostra comunità.
15. Accogliere il processo della Ratio Missionis come un’occasione per rompere i pregiudizi, ascoltarci di più e imparare di più gli uni dagli altri.
B) Indica le problematiche e le questioni aperte che devono essere approfondite nella fase del discernimento
Problematiche e Questioni aperte:
1. Ci definiamo tutti come Missionari Comboniani del Cuore di Gesù, tuttavia questo si esprime sempre più con una varietà di sensibilità, di atteggiamenti e di modi di vivere e di comprensione della missione che appaiono spesso in tensione tra loro, se non quasi opposti.
2. Alcune scelte specifiche in Europa , come per esempio nel campo di GPIC, Diritti Umani, attenzione pastorale verso gli immigrati, pastorale universitaria, gruppi di persone emarginate…da molti confratelli vengono recepite come “estranee” alla nostra tradizione di presenza missionaria. Diventa allora urgente e necessario capire come leggere le sfide della realtà in Europa alla luce di San Daniele Comboni, in modo da fare opzioni inculturate in linea con il nostro carisma e la nostra identità. Per esempio chiedersi chi sono i più poveri e abbandonati in Europa? Come fare causa comune?
3. Da molti confratelli viene anche ricordato che tutte le scelte vano fatte in collaborazione con la Chiesa locale e gli altri Istituti Missionari.
4. In Europa si avverte l’urgenza e la necessità di ridefinire il nostro ruolo. Prima di tutto ridefinire la nostra presenza in termini di azione o presenza missionaria, piuttosto che di semplice animazione missionaria. Trattasi di un cambiamento di visione che tende a superare la vecchia schizofrenia tra l’essere missionari (là: Africa, Americhe, Asia) e animatori missionari (qua in Europa). C’è chi afferma che siamo chiamati a vivere e sentirci sempre e ovunque in “stato di missione”. Altri sottolineano la convinzione che la nostra missione ad gentes ci porta fuori dall’Europa.
5. Il calo del personale in grado di offrire certi servizi specifici e l’invecchiamento dei missionari ci porta a chiederci: cosa comporta per le Province Europee una progressiva e inevitabile riqualificazione degli impegni?
6. Diventa sempre più evidente e visibile il fatto che alcuni Comboniani usano e si approfittano dell’Istituto per i loro progetti personali.
7. Che cosa significa per noi l’Ad gentes e cosa implichi per noi oggi e soprattutto per il futuro? Inoltre l’ Ad extra implica per noi la scelta di campi di azione anche dal punto di vista geografico?
8. La spiritualità comboniana: come deve essere intensa? Spiritualità infatti non è appena una questione di preghiere e devozioni, ma il modo in cui noi viviamo la nostra vocazione missionaria. Nel campo della spiritualità non abbiamo ancora sviluppato una liturgia con un “volto comboniano”.
9. L’interculturalità è costituita solo dall’insieme di persone provenienti da culture diverse e che vivono insieme? Cosa vuol dire “rispettare” e “rispettarsi” nella diversità culturale?
10. Cenacolo di Apostoli: possiamo immaginarlo come costituito da fraternità interculturali (laici, sposati e non, fratelli, suore, sacerdoti) ispirate dal carisma e unite per l’annuncio del Regno, per pregare,e testimoniare il Vangelo in molte maniere?
11. Esiste il rischio che nel codificare la Ratio Missionis in un documento, diventi qualcosa di definitivo, un po’ come la Regola di Vita. Non è il caso di pensare ad una Ratio Missionis dinamica, “permanente e flessibile? Mettere in evidenza le linee generali e fondamentali dell’Istituto e lasciare lo spazio per rispondere alle sfide attuali e constestualizzarla nei vari contesti culturali e continentali.
12. I soldi e gli altri mezzi economici che si raccolgono in Europa vengono dati all’Istituto per la missione. L’uso personalizzato e l’investimento a volte poco chiaro richiede una revisione del sistema economico e una trasparenza etica.
13. Come intendere e entrare in contatto con le nuove generazioni in modo da presentare la vocazione missionaria con un linguaggio e con contenuti comprensibili e pieno di senso?
14. Calo di entusiasmo/mancanza del senso di appartenenza: In questi cambiamenti epocali, dove la gente si sente sempre più fragile e tende ad aggregarsi attorno a proposte forti e identificate. Da noi Comboniani avviene piuttosto il contrario, più che cercare la convergenza, si accentua la dispersione, la liberta d’azione, che però diventa frammentata, confusa e incostante. Non vi pare che l’Istituto abbia perduto il suo specifico?
15. La questione della continentalità deve essere approfondita; vedere inoltre la possibilità di formare delle Province maggiori che non necessariamente devono coincidere con gli Stati Geografici.
16. Il sistema strutturale del nostro Istituto è recepito molto centralizzato, burocratico e pesante. Non è il caso di alleggerirlo?
APPENDICE
I partecipanti dell’assemblea hanno anche dato alcuni suggerimenti per l’abbozzo da presentare all’Intercapitolare; altre proposte per l’Intercapitolare e indicazioni per le altre tappe del processo, soprattutto quella del discernimento.
Ecco quanto hanno proposto i due gruppi:
English speaking group
1. Suggestions for the draft
Two different opinions have emerged in our group:
some say that the commission should prepare a draft, which is, so to say, a “forefather” of the final text: in it the points where there is a general consensus should be separated from the ones still open to discussion;
others think that a framework should be enough: it should include all the five parts dealt with so far, with stress on problems, open questions, aspects of life which need to be tackled and changed…
Some documentation about the work done at continental level could be given to the provincials: a summary like the one prepared by the commission for this assembly could be enough.
2. Other proposals
To resume the topic of continentality and also to see the possibility of having bigger provinces, not identified with geographical states.
To discuss and approve the Statutes for the next Chapter.
The topic of Formation will have to be discussed.
3. Phase of Discernment (2007)
a. at provincial level
To work again at community, zone and provincial level.
The starting point should be the text approved by the Intercapitular assembly.
A commission/team that works at provincial level is necessary.
At provincial level there must be specific meetings on Ratio Missionis.
Some documentation might be published on relevant topics of the draft, so as to help the confreres and the communities in the process of discernment.
b. at the level of the Institute
To prepare a workshop that can be used all over the Institute.
At continental level: to pick up the hard questions which need reflection and discernment for future decision.
Gruppo di lingua spagnola e italiana
1. Sugerencias para el esbozo en vista de la Asamblea Intercapitular
• cómo presentarías las sugerencias:
- en forma esencial, ligera y atractiva valiéndose de power point
- Tres personas de la comisión “reducida” o bien de la comisión “alargada” presentarían los puntos más importantes de cada continente,
- que los puntos concluidos en la Asamblea Europea de Pesaro sean presentados en cada provincia para que los animadores los hagan llegar a cada hermano y se abra un foro (ya sea en Internet o por otros medios: fax, teléfono, etc) por si alguien tiene alguna otra (nueva) sugerencia para la IC la pueda expresar utilizando dichos medios
• ¿qué puntos de las sugerencias subrayarías:
- puntos positivos, temores, retos y propuestas (método utilizado en Pesaro)
- identidad, carisma y estilo de vida propio de cada continente
2) otras sugerencias para la Asamblea Intercapitular
- elaborar mociones que ayuden a la reforma de la Formación de Base
3) ¿Qué método propones para la fase del discernimiento?
• a nivel provincial:
- un taller continental para los animadores provinciales de la R.M. Luego, éstos desarrollarían la experiencia del taller en las provincias. Al final del periodo del discernimiento cada provincia podría tener una asamblea extraordinaria para poner en común las aportaciones.
- que se haga un compendio (cuaderno) con las conclusiones de cada Asamblea continental. Cada animador trabajaría ese material para presentarlo después de la Intercapitular.
- Dar a conocer los resultados de la Asamblea Intercapitular en las provincias. Después organizar un taller continental para potenciar la fase del discernimiento.
- Fuentes del discernimiento: la palabra de Dios, la RV, y la historia del Instituto.
- A partir de las conclusiones trabajar sobre la base futuro previsible y futuro preferible, individuar las fuerzas negativas y las fuerzas positivas, trabajar sobre las razones que impiden lo positivo para llegar así a cambios concretos.
• a nivel de Instituto:
- La comisión central debe continuar las conclusiones de la IC.
- Prolongar la publicación de los subsidios que salen en la Familia Comboniana para ayudar a la reflexión y dar continuidad al proceso.
- Que la DG continúe el trabajo de animación espiritual en las provincias: acompañar ejercicios, jornadas de reflexión, etc.
- Sería interesante al final de la etapa de discernimiento pensar en organizar una asamblea de representantes de los continentes en preparación al próximo Capítulo (año previsto 2008).
- El aspecto espiritual es central en el discernimiento. El método ignaciano puede ser de ayuda para la etapa del discernimiento y al momento de tomar alguna decisión debemos confrontarla con personas externas al Instituto que eventualmente (pero no solo) hayan hecho un proceso similar a la Ratio. Ténganse en cuenta a otras personas que comparten el carisma comboniano (hermanas, laicos, seculares)
- Favorecer la opinión de la Iglesia local donde trabajamos y esforzarnos por reconocer los signos de los tiempos.
• Otras sugerencias en vista del Capítulo del 2009:
- para muchos que estaban presentes por primera vez era difícil entender el contexto de los temas, por eso pedimos, si es posible, que se preparen con antelación a los participantes al capítulo. Incluir algunos de los que han participado activamente en el proceso de la Ratio Missionis.