Italia

Immagine

Sede: Bologna

E' impossibile riassumere ed illustrare in poche pagine la presenza in Italia della Famiglia Comboniana, data la consistenza numerica e la lunghezza della storia dei singoli Istituti. Oltre ad intrecciarsi con quella degli altri, la presenza di ciascun istituto in Italia coincide in gran parte, dagli inizi fino a pochi decenni fa, con la sua storia globale.

Ci limitiamo quindi ad esporre a grandi tratti e separatamente il percorso a partire dal periodo in cui è stata ufficialmente eretta la Provincia d’Italia.

"Istituto per le Missioni Africane", questo il nome che Comboni dà al seminario da lui fondato a Verona il 1 Giugno del 1867, sotto gli auspici del Vescovo diocesano, Mons. Di Canossa. È la prima pedina importante che Comboni gioca per dare solidità e concretezza al suo Piano per la rigenerazione dell’Africa. Per circa un secolo questo sarà anche il nome popolare con cui vengono chiamati in Europa ed in Africa i sacerdoti e fratelli appartenenti al suo istituto. Trasformato in congregazione religiosa col nome di Figli del Sacro Cuore di Gesù (FSCJ) nel 1885 dal primo successore di Comboni, Mons. Sogaro, l’istituto cresce tra alterne vicende e, nei primi decenni del 1900 si sviluppa soprattutto in Italia. Per raccontare le vicende di quella che è oggi la Provincia italiana, distinguendole chiaramente dalla storia stessa di tutto l’Istituto, bisogna attendere la fine degli anni ’50.

Per Comboni fu il primo passo importante nella realizzazione del progetto ambizioso di dare alla missione più difficile del momento un corpo specializzato di persone, uomini, donne e laici, in grado di portare avanti un lavoro di evangelizzazione e promozione umana anche in situazioni estremamente avverse, come erano quelle delle zone tropicali del continente africano.

Da quell’epoca a oggi i comboniani hanno segnato la società italiana. Lo testimoniano tante iniziative e principalmente le case aperte a un ritmo molto intenso: Verona (1892), Bressanone (1895), Brescia (1900), Pordenone (1902) e via via tutte le altre… Si calcola che in 150 anni siano state quasi 100 le case o comunità che, almeno per qualche tempo, hanno avuto la presenza di comboniani.

Dall’inizio e fino al 1959, era una presenza organizzata in 3 regioni: quella della Curia, a Verona, quella della Casa Madre e quella delle Scuole Apostoliche (i seminari minori). Dopo l’espulsione dei comboniani dal Sudan nel 1964 e il conseguente rientro in patria di molti missionari, si fece una ristrutturazione anche giuridica. La Curia Generalizia fu spostata a Roma (1965) e i comboniani in Italia furono distribuiti in tre nuove regioni, la regione di Verona, di Milano e quella Meridionale, fino al Capitolo del 1969 che costituì un’unica Provincia Italiana.

Missionari Comboniani Verona.

Dietro a questi passaggi c’è sempre stata una vitalità molto grande, espressa in tanti modi. “Più al Nord che al Sud, ma un po’ in tutto il paese, padri e fratelli delle Missioni Africane hanno sensibilizzato e coinvolto generazioni di italiani nella loro passione per la missione. La gente si è affezionata ai suoi missionari, che ha imparato progressivamente a conoscere e a chiamare col nome di Comboniani, ed ha spesso protestato quando, per esigenze diverse, hanno chiuso una casa o un seminario nella zona” (G. Franzelli, Mondo Comboniano, EMI 2004).

Mentre prima le divisioni amministrative dell’istituto si chiamavano “circoscrizioni”, dopo il Capitolo generale del 1959 la presenza comboniana in Italia viene organizzata in 3 “regioni”: quella della Curia, della Casa Madre e delle Scuole Apostoliche (così si chiamavano i seminari minori). Nel 1964, l’espulsione in massa dei missionari dal Sudan e la conseguente abbondanza di personale rientrato in patria, forniscono l’occasione di una ristrutturazione basata sul criterio territoriale. Soppressa la Regione delle Scuole Apostoliche, vengono erette in Italia, accanto alla regione della Curia Generalizia, addirittura tre regioni: quella di Verona, di Milano e la regione Meridionale, ciascuna raggruppante le comunità della zona. È solo con il Capitolo Generale del 1969 che si giunge all’erezione della Provincia d’Italia, che abbraccia tutto il territorio nazionale, eccetto il Distretto della Curia.

Ordinamento giuridico a parte, è la vita e lo sviluppo dei comboniani in Italia che merita attenzione. Il seme piantato da Comboni in Via del Seminario è cresciuto e si è ramificato in tutto il mondo e naturalmente ha trovato nel suo terreno d’origine uno sviluppo impressionante. Sono quasi un centinaio le case e comunità che hanno visto in Italia la presenza almeno per qualche tempo dei comboniani. Più al nord che al sud, ma un po' in tutto il paese, padri e fratelli delle “Missioni Africane” hanno sensibilizzato e coinvolto generazioni di italiani nella loro passione per la missione. La gente si è affezionata ai suoi missionari, che progressivamente ha imparato a conoscere e chiamare col nome di “Comboniani”, ed ha spesso protestato quando, per esigenze diverse, hanno chiuso una casa o un seminario nella zona.

Attualmente, la Provincia italiana consiste di 27 comunità, raggruppate in quattro zone geografiche, e qui elencate in ordine alfabetico: Arco, Bari, Bologna, Brescia, Casavatore (Na), Castelvolturno (Ce), Cordenons (Pn), Firenze, Gozzano (No), Lecce, Limone, presso la casa natale di Comboni, Lucca, Messina, Milano C.A.A., Milano Rettoria, Padova, Pesaro, Rebbio, Roma San Pancrazio, Thiene, Trento, Troia (Fo), Venegono (Va),Verona Casa Madre, Verona C.A.A.,Verona C.C.A., Verona San Tomio.

Naturalmente, l’elenco dei nomi non dice nulla della varietà delle attività svolte dai comboniani in Italia. Il Direttorio provinciale fissa così la finalità della loro presenza nel paese: “Tutte le comunità, ognuna secondo le proprie forze, si sentono impegnate nell’animazione missionaria/evangelizzazione, nella promozione vocazionale e formazione, nell’invio e sostegno dei propri membri e nell’accoglienza, al loro rientro, dei missionari anziani o ammalati”. La chiave di lettura è proprio l’espressione “ognuna secondo le proprie forze”.

I comboniani presenti in Italia difatti sono tanti: 246 al 1 Aprile 2003. Ma un’occhiata alla distribuzione per età aiuta a leggere la realtà della provincia: 183 hanno 60 o più anni, e solo 11 sono sotto i 40 anni. La disparità delle forze condiziona gli impegni e le priorità della provincia, che non rinuncia comunque ad essere tutta e sempre missionaria, sullo stile di Comboni. Ai sempre più numerosi anziani e malati di ritorno dalle missioni, accolti in appositi Centri per una cura ed assistenza adeguata, viene chiesto di continuare a vivere “in missione” fino alla fine, nell’offerta della loro sofferenza e preghiera, nella certezza trasmessaci da Comboni che le opere di Dio nascono e crescono ai piedi del Calvario. Ai più giovani e a chi ne ha le forze, il compito di continuare ad animare ed aprire alla missione ad gentes la società e la chiesa italiana, come pure la pastorale vocazionale nei centri GIM e la formazione dei nuovi candidati nel postulato e noviziato.

Nel campo dell’animazione missionaria, un ruolo importante è svolto dai mass media, in varie forme ed attività, che vanno dal contatto con persone e gruppi ecclesiali alla collaborazione con organismi e movimenti giovanili e non, sensibili alla causa dello sviluppo, della pace, giustizia, ecologia, e dei diritti umani, specialmente dei popoli del Sud del mondo. Su questi temi sono state lanciate campagne, marce ed altre iniziative che hanno fatto opinione anche a livello nazionale, scuotendo la coscienza e l’indifferenza di molti. Notevole l’apporto in questo campo delle riviste Nigrizia (24.000 copie) e PM (Piccolo Missionario, 25.000 copie), rispettivamente per adulti e ragazzi, come pure la collaborazione comboniana all’attività della casa editrice missionaria EMI. Sulla stessa linea, il lancio e l’affermazione della MISNA, agenzia di stampa missionaria fondata da un comboniano, attualmente gestita in collaborazione da tutti gli istituti missionari.

L’impegno nel campo dell’accoglienza ed assistenza pastorale degli immigrati, appoggiato da molte comunità e compito specifico di alcune, è il segno della voglia dei comboniani di compromettersi con la realtà della “missione che viene a noi”, offrendo alla chiesa ed alla società italiana il dono di un’esperienza maturata in tante parti del mondo.

La vitalità è una caratteristica che continua fino ai nostri giorni. Nel 2017 la Provincia italiana ha ancora 24 comunità e 280 confratelli (12 di altri paesi). Le comunità sono raggruppate in quattro zone geografiche. Cinque comunità sono strutturate per l’accoglienza di confratelli anziani e/o malati; le altre 19 sono di presenza sul territorio, di servizi e di animazione missionaria. Il Direttorio provinciale del 2000 così esprime la presenza in generale: “Tutte le comunità, ognuna secondo le proprie forze, si sentono impegnate nell’animazione missionaria/evangelizzazione, nella promozione vocazionale e formazione, nell’invio e sostegno dei propri membri e nell’accoglienza, al loro rientro, dei missionari anziani o ammalati”.