Ultimo webinar sul ministero sociale della Famiglia Comboniana: 25-26 giugno 2021

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Lunedì 16 agosto 2021
Il Consiglio Generale dei Missionari Comboniani ringrazia la Commissione Forum Sociale Comboniano della Famiglia Comboniana per i tre webinar che hanno sostituito l’assemblea presenziale che avrebbe dovuto aver luogo a Roma. Questi tre incontri hanno contribuito ad approfondire e valorizzare il lavoro che facciamo come Famiglia Comboniana nel campo della pastorale sociale.
In allegato pubblichiamo il libretto che restituisce il lavoro del terzo webinar (25-26 giugno 2021).

Ministerialità sociale

Restituzione del lavoro realizzato nel webinar
25-26 giugno 2021

Commissione Forum Sociale Comboniano della Famiglia Comboniana.

Il terzo webinar, realizzato nei giorni 25 e 26 di giugno 2021, ha registrato una minore quantità di partecipanti (150 circa), rispetto ai primi due, ma ha rilevato una intensità e profondità di condivisione di vita, a partire dal racconto del vissuto di ogni partecipante nei vari gruppi linguistici.

Nel giorno 25 giugno, i gruppi hanno condiviso le loro esperienze di vita, rispondendo a queste domande:

  1. Nel tuo ministero sociale, qual è la forza e quale la debolezza più grande che sperimenti? Raccontalo attraverso un’esperienza significativa.
  2. Indica alcune parole chiave per la tua esperienza nel ministero sociale.

Nei gruppi hanno avuto luogo una condivisione e una riflessione a partire da 84 esperienze ministeriali, molte delle quali non ancora documentate nella mappatura dei ministeri sociali nella Famiglia Comboniana.

L’analisi del vissuto fa comprendere come la dimensione sociale nel vissuto ministeriale di ognuno dei partecipanti, laici/che, sorelle, secolari, presbiteri e fratelli è l’asse trasversale che tocca i vari ambiti della missione: dall’evangelizzazione alla risoluzione dei conflitti; dalla formazione degli animatori all’impegno ministeriale nelle scuole e nei sistemi scolastici; dall’animazione delle chiese locali all’impegno tra i migranti; dalla comunicazione e dalla presenza nei media all’ecologia integrale; dall’impegno tra i popoli indigeni alla solidarietà con i senza terra e i senza tetto; dalla promozione della donna alla lotta contro la tratta degli esseri umani; dal dialogo interreligioso alla creazione di biblioteche e centri culturali; dall’accoglienza dei pellegrini all’accompagnamento per superare i traumi subiti nelle guerre e nelle violenze di ogni genere; dalla promozione della salute alla pastorale vocazionale; dalla cura dei bambini malnutriti alla lotta per l’accesso all’acqua; dalla pastorale tra i nomadi e gruppi minoritari all’alleanza con associazioni dei Diritti dei lavoratori e dei precari; dalla pastorale carceraria alla lotta per il diritto alla terra; dal coinvolgimento in gruppi di difesa dei Diritti Umani alla formazione liturgica e catechetica, e così via. In esse sono stati sottolineati alcuni:

Punti di forza:

- La formazione di base e continua per poter meglio leggere i segni dei tempi e le aspettative dei poveri.
- Discernere nello Spirito le aspettative dei poveri e offrire risposte efficaci, pur nella flessibilità e nella provvisorietà dei contesti socioculturali, soprattutto quelli dove ci sono violenza, abusi e insicurezza.
- La forza etica, che accompagna l’impegno nel ministero sociale, diventa riferimento catalizzatore di tante altre associazioni e gruppi per la condivisione di obbiettivi e mezzi per il bene comune.
- La consapevolezza di vivere il carisma comboniano che rende protagonisti i poveri.

- L’inserimento nel mondo dei poveri e partire dalla loro visione di vita, dalla loro creatività e potenzialità, dal loro stile di vita sobrio, semplice e sapienziale nel sapere costruire e attendere i frutti di vita in abbondanza, senza mai perdere la fiducia nel domani e la speranza di un mondo nuovo.
- L’ascolto dei poveri, ai quali sono rivelati i misteri del progetto di Dio.
- La collaborazione e l’articolazione con gruppi ecclesiali e laici, coscienti che, pur nella fragilità e debolezza, si accetta di far parte di un movimento più ampio; come “pietre nascoste”, ma presenti a volte nel silenzio e nella provvisorietà di soluzioni parziali.
- La spiritualità di uomini e donne liberi, dando tempo e spazio alla contemplazione.
- Docilità all’azione dello Spirito, l’Unico che può educare e trasformare i cuori delle persone.
- Il discernimento comunitario per analizzare la realtà, programmare processi di rigenerazione e valutare l’impatto sulla trasformazione sociale.
- L’incontro con l’altro e con il diverso per credo, per stato sociale, per tradizione culturale che porta a vivere l’essenzialità della vita e a comprendere la persona umana.
- Il dialogo con le autorità locali, regionali e nazionali per facilitare la realizzazione di progetti di promozione umana.
- L’invito rivolto ad ogni ente amministrativo a prendersi le proprie responsabilità e favorire una risposta sempre più articolata, efficace e strutturale per una giustizia sociale nel campo sanitario, educativo, lavorativo e ambientale.
- L’appoggio e il sostegno del coordinamento a tutti i livelli della famiglia comboniana per garantire alla ministerialità sociale di procedere nella continuità, generatività e sostenibilità.
- L’efficacia del ministero sociale specialmente in contesti di precarietà e di abbandono, come condizione per evangelizzare, nella dinamica di articolare la novità del Vangelo e la vita delle persone.

Punti di debolezza:

- Mancanza o poca preparazione adeguata a cogliere i segni dei tempi nella complessità di un cambiamento d’epoca. Debolezza che si acuisce quando viene a mancare una programmazione istituzionale e l’idea che i valori di giustizia, pace e integrità del creato hanno poco o niente a che vedere con l’annuncio del Vangelo.
- Da una parte la freddezza delle chiese locali, preoccupate con il culto e la catechesi dottrinale e poco aperte alle necessità dei poveri; dall’altra le situazioni di guerre e di conflitti sociali che ritardano o impediscono un lavoro efficace e costante.
- La burocrazia delle amministrazioni locali che mettono a dura prova la pazienza e spesso ostacolano la continuità del servizio.
- Dimenticare di coinvolgere nella progettazione i poveri, i veri soggetti del cambiamento.
- Difficoltà nell’equilibrare l’azione e la contemplazione.
- Lasciarsi assorbire dalle pratiche amministrative, dando l’impressione di essere funzionari e operatori di ONG.
- Manifestare frustrazione dinanzi alla scarsezza di risultati.
- Dipendere dagli aiuti esterni e non essere capaci di creare condizioni di sostenibilità a partire dalle risorse umane e economiche locali.
- Personalismi e autoreferenzialità accentuati.
- Accentramento di potere per le decisioni ed esclusione di altri collaboratori nella ricerca di soluzioni.
- Nonostante sia chiaro l’obbiettivo da raggiungere, spesso mancano strategie efficaci per realizzarlo, soprattutto dinanzi a fattori sociali, culturali e ambientali che esigono flessibilità e capacità di adattamento.
- Paura di essere accusati di fare politica, dimenticando la dimensione sociale del Vangelo.
- Resistenza di confratelli e consorelle al cambiamento di paradigma missionario. Critiche poco fraterne e prevenute, che ostacolano la comunione e impediscono un vero discernimento nello Spirito e l’aiuto reciproco al servizio del Vangelo e dei poveri.
- Stanchezza nell’assumere uno stile di ascolto; “spazientirsi” con facilità per le lamentele che quotidianamente i poveri dettano alla nostra agenda.
- Paura del futuro dinanzi a situazioni catastrofiche e di conflitto.
- Difficoltà nell’entrare nel mondo culturale dell’altro. Si impara la lingua, ma non il linguaggio. Si privilegiano, come metodo, l’ermeneutica razionale, la tecnica e l’efficientismo, piuttosto che l’approccio sapienziale dei poveri e degli esclusi.
- Legare a sé stessi e alle proprie possibilità progetti di promozione umana, senza creare le condizioni perché altri, specialmente i locali, diano continuità al processo iniziato.

PAROLE CHIAVE

Alla conclusione dei lavori di gruppo, i partecipanti hanno cercato di sintetizzare i punti di forza e di debolezza con alcune parole chiave.

FORZA:

- Inserimento e presenza tra i poveri
- Ascolto benevolo e paziente dell’altro
- Collaborazione, Articolazione, Cooperazione
- Capacità di leggere i segni dei tempi
- Prontezza nel dare risposte
- Informazione alternativa
- Interculturalità
- Partire dalla nostra povertà e debolezza
- Sostenibilità sociale, economica e ambientale
- Uso dei media e comunicazione digitale
- Animazione giovanile
- Creare coscienza
- Avviare processi
- Rendere capaci gli altri per dare continuità.

DEBOLEZZA:

- Paura e paralisi in situazioni di conflitto
- Poco tempo dato all’ascolto dell’altro
- Poca continuità nel lavoro
- Resistenza al cambiamento di paradigma nella missione e pastorale giovanile
- Autoreferenzialità
- Divorzio tra pastorale ordinaria di evangelizzazione e azione sociale di trasformazione
- Evangelizzare come indottrinamento
- Paura di coinvolgersi e di impegnarsi in prima persona
- Impermeabilità alla novità
- Sospetto verso il migrante e il rifugiato.

Il 26 giugno i gruppi sono stati invitati a manifestare il loro parere su altre due domande:

  1. Alla luce di quanto emerso lungo questo percorso, come vedi l’impatto del ministero sociale sulla trasformazione della realtà? Documentare l’impatto con un’esperienza.
  2. Come daresti continuità al percorso di collaborazione nella famiglia comboniana iniziato con questi webinar.

Rispetto alla prima domanda, la condivisione dei gruppi ha rielaborato delle riflessioni sull’impatto dei ministeri sociali comboniani sulla trasformazione della realtà. È stato interessante riscontrare una solida convergenza tra i vari gruppi linguistici su alcuni punti fondamentali. Anzitutto la comune consapevolezza che generalmente si lavora come “pietre nascoste”, per cui i frutti li vedranno altri, in futuro. Come è stato sottolineato in un gruppo, “la parola successo immediato non fa parte del vocabolario della trasformazione sociale”. Ci si percepisce come seminatori di cambiamento e tuttavia c’è anche la consapevolezza che lo Spirito sta già creando qualcosa di nuovo, anche se ancora non ci sono segni appariscenti a livello sistemico. È la convinzione che il Regno di Dio è già presente in mezzo a noi, solo che non fa rumore, non viene in avvenimenti sensazionali, ma attraverso la quotidianità, attraverso la somma di tante piccole azioni che trasformano la realtà. Tuttavia, di quando in quando si registrano anche delle trasformazioni strutturali, frutto di un lavoro di GPIC iniziato diversi anni prima.

Nella quotidianità sono molti i segni di una rigenerazione della gente, che rifiorisce e abbraccia nuovi atteggiamenti e, soprattutto, nuove relazioni. I poveri diventano i protagonisti del cambiamento, assumono l’iniziativa, mobilitano le risorse locali, crescono in autonomia: così i cambiamenti diventano sostenibili. Imparano gli uni dagli altri, celebrano le piccole grandi conquiste della vita, le intuizioni e scoperte raccolte lungo il cammino, spesso inaspettatamente. Scoprono in sé una forza vitale, una gioia, una comunione che li portano ad un nuovo orizzonte di senso ed all’impegno. Le relazioni interpersonali vengono trasformate, crescono la speranza, il dialogo e la convivialità delle differenze. Danno vita a nuove iniziative e istituzioni locali, o ne assumono di già esistenti, e le portano avanti in autonomia. Ma tutto ciò richiede tempo, continuità nel servizio ministeriale, collaborazione e comunione comunitaria.

Dietro tutto questo protagonismo della gente c’è una scelta ministeriale ben precisa, caratteristica del carisma comboniano: la rigenerazione dell’Africa con l’Africa.

Si investe molto nella formazione delle persone, dei leader; nel far crescere la coscienza critica della realtà, delle cause sistemiche dell’esclusione e dello sfruttamento; nel dar voce agli esclusi, nel riaffermare la loro dignità e nel promuovere la loro responsabilità. Un altro aspetto impattante del ministero sociale comboniano è quello della promozione della cultura dell’incontro, un modo di descrivere ed interpretare la missione, che si concretizza attraverso varie strategie.

Da un lato con un impegno ricorrente nel fare da “ponte” tra le differenze, tra gruppi e comunità, sulla base dell’umanità condivisa, che permette di superare le barriere e le divisioni, creando vicinanza ed amicizia sociale, rispetto reciproco, apertura e occasioni di collaborazione. Tutto questo aiuta anche a superare la frammentazione e l'isolamento sociale, aiuta a costruire quel “popolo” che dà vita insieme ad un cammino nuovo, inclusivo e sostenibile. Questa crescita comunitaria contribuisce in modo significativo anche a dare risposte, svolte nell’affrontare le questioni sociali.

Dall’altro lato risulta efficace la “presenza”, il camminare a fianco della gente, anche quando, come in Europa, possiamo fare esperienza di grande debolezza per motivi anagrafici e d’ambiente, sempre meno ricettivo e interessato alla presenza missionaria e molto frammentato, individualista. In tali contesti, i poveri portano la grazia di farci collaborare con tante altre forze sociali e di farci scoprire nuovi modi di vivere la missione in modo significativo, al di là del fare, delle competenze e delle risorse che ci mancano.

Sono la presenza, l’incontro di umanità, la testimonianza evangelica nella semplicità e debolezza, il fare causa comune che diventano catalizzatori di opportunità e di esperienze della presenza trasformante del Risorto. Infine, quando i tempi sono maturi, arrivano anche trasformazioni importanti nella qualità della vita delle persone e nei sistemi sociali. Si tratta di cambiamenti sistemici che richiedono tempo, costanza, continuità, fiducia, collaborazione e, per quanto riguarda gli agenti pastorali sociali, il supporto della comunità e della leadership.

Rispetto alla seconda domanda, quale continuità?

L’ultimo tema di discussione nei gruppi è stato quello circa il prosieguo del cammino avviato con i webinar sui ministeri sociali della Famiglia Comboniana. Il tema era già emerso nel webinar precedente, ma in questa occasione si è colta l’opportunità di approfondire la riflessione sulla base di quanto già emerso. Dal lavoro dei gruppi affiorano cinque punti ricorrenti:

  1. Il bisogno di avviare dei percorsi continentali,
  2. l’opportunità di rafforzare le pastorali specifiche,
  3. la necessità di approfondire la collaborazione nella Famiglia Comboniana,
  4. la possibilità di sviluppare spazi di incontro e condivisione,
  5. e l’aggiornamento della mappatura dei ministeri sociali.

1. Continentalità

Anzitutto viene fatto notare che, grazie alla modalità webinar, la partecipazione e l’entusiasmo sono cresciuti esponenzialmente, con un coinvolgimento ed una condivisione a livello globale. Quindi si rileva che in futuro la continuità sarà meglio garantita se si rafforza la dimensione della continentalità e della provincialità tra i membri della FC, includendo anche la collaborazione della società civile. È importante che si rafforzi la continuità del lavoro nei gruppi regionali e nazionali che comprendono tutta la FC, anche perché le realtà sono molto diverse da un luogo all'altro. Inoltre, questo darà la possibilità di approfondire la riflessione in modo più specifico e di sviluppare l’approccio ministeriale in vista di un servizio migliore. Una volta ogni tanto, sarebbe comunque utile organizzare iniziative, sempre come FC, a livello intercontinentale.

2. Pastorali specifiche

La continuazione del percorso, oltre che avvenire a livello continentale, può svilupparsi in ambiti di settore, per un maggiore sviluppo di pastorali specifiche, secondo le priorità continentali. Per riuscire ad approfondire e sviluppare delle pastorali mirate, infatti, gli ambiti ministeriali devono essere delimitati. A livello locale c’è il lavoro sul territorio e il rispondere alle realtà e alle sfide locali, ma a livello continentale dobbiamo avere delle linee comuni e se come FC riusciamo a trovarci su queste linee possiamo lavorare meglio. Questo orientamento ci aiuta a lavorare insieme e avere un’azione di missione più forte. In generale, dunque, sarebbe utile delineare realtà specifiche intorno alle quali unire le forze e aggregarci. Per esempio, avere un progetto e una linea comune su cui convogliare le forze in relazione alla salvaguardia del creato. Inoltre, potremmo pensare a nuove iniziative, a momenti di incontro e condivisione a livello di FC non sporadici, ma con frequenza a cadenza fissa, per esempio ogni due anni. Infine, sempre con riferimento alle pastorali specifiche, si potrebbero organizzare dei webinar formativi.

3. Collaborazione nella Famiglia Comboniana

Il percorso fatto negli ultimi due anni ha fatto emergere il valore della collaborazione nella FC – a tutti i livelli – ed ha anche generato il desiderio di sviluppare ulteriormente questa realtà. Ne viene un invito ad attivarsi per far crescere questa collaborazione. Per dare continuità occorre attrezzarsi e vaccinarsi contro le perplessità e la sfiducia nella riuscita; procedere come il seminatore che getta il seme senza alcuna certezza del raccolto; autenticità di vita e coerenza totali, ma con altrettanta sicurezza che, al bisogno, l'incoraggiamento ci sarà. Come Daniele Comboni, che dinanzi all'evidenza del fallimento riusciva a intravvedere la realizzazione futura. La collaborazione deve avvenire con fiducia da parte dei differenti rami comboniani e con un serio impegno che ognuno si assume nella propria esistenza. Inoltre, viene suggerito di potenziare la collaborazione in modo tale da poter fare sbocciare le potenzialità dei laici e delle laiche. Si suggerisce anche di rimanere in comunicazione, sapere cosa stanno facendo gli altri e fare squadra in attività correlate, anche se sono in aree diverse; è importante saper collaborare con altri gruppi, camminare in sintonia con le idee degli altri.

4. Spazi di incontro e condivisione

La dinamica di incontro con realtà comboniane da tutto il mondo avvenuta attraverso i webinar è uno stimolo ad incontrarci con le comunità comboniane vicine, a condividere, a far nascere nuove attività. È stato bellissimo incontrarci e scambiare idee e opinioni con missionarie/i lontane/i impegnate/i in realtà del mondo completamente differenti le une dalle altre. Così come far risaltare le esperienze di ciascuno ed i diversi contesti. I momenti costanti di confronto tra le diverse realtà permettono di conoscere e ampliare i punti di vista, aiutano a essere attenti e aperti alla realtà in cui ognuno vive per poi pensare a eventuali nuove iniziative e progetti. Collaborare ciascuno secondo le proprie possibilità e qualità.

Sarebbe importante condividere le esperienze fatte, utilizzando i vari mezzi di comunicazione (i social media, ma non solo), così come aggiornando la mappatura dei ministeri. L’auspicio è di continuare a organizzare incontri che consentano di sentirci parte della famiglia comboniana e di aprire le porte delle case religiose ai laici.

A livello globale, è importante continuare la riflessione e la condivisione delle esperienze, specialmente di quei progetti fecondi che si stanno realizzando. Sarebbe interessante avere un incontro annuale o due online per uno scambio globale, per poi continuare il percorso a livello locale e continentale.

È importante imparare gli uni dagli altri. Molto spesso cerchiamo di fare il meglio che possiamo nella nostra area e, come si dice, reinventiamo la ruota più e più volte, invece di ottenere aiuto di altri all'interno della nostra FC che sono coinvolti in progetti simili. La parola chiave è fare rete.

5. Aggiornamento della mappatura

Infine, si suggerisce di tenere aggiornato lo strumento della mappatura: è un’occasione di incontro e comunione, mantenendo viva la rilevanza e la significatività. La mappatura offre la possibilità di conoscersi, mettersi in contatto ed avere degli scambi, fino anche a trovare delle opportunità di collaborazione e riflessione condivisa.