Presentazione
- La carta vuole essere uno strumento per orientare il servizio missionario nell’ambito delle migrazioni. Un punto di riferimento per dare una “direzione” alle azioni pastorali proponendo alcune linee operative.
- Nasce dall’esperienza, lavoro e riflessione, di questi ultimi anni sul territorio nel campo delle migrazioni.
- Non vuole essere solo uno strumento per chi lavora nel settore delle migrazioni, in quanto tutte le comunità presenti in provincia sono chiamate a fare “causa comune” con questa realtà che, come missionari, ci interpella molto da vicino. La migrazione è parte in- dispensabile dell’azione missionaria.
- Il nostro impegno missionario è per una “umanità giusta e solidale”, capace non solo di “accogliere, ma anche di proteggere, promuovere e integrare” (Messaggio di papa Francesco per la Giornata Mondiale del migrante e del rifugiato, 14 gennaio 2018).
- Questa Carta si inserisce nel contesto più ampio della Carta del Segretariato della Missione, le cui finalità, obiettivi e modalità sono descritti nel Direttorio Provinciale.
- La Provincia italiana ha come organo consultivo sul tema delle migrazioni, l’apposita Commissione istituita ufficialmente. Essa ha il compito di analizzare e indicare le proposte operative che verranno poi presentate al segretariato della missione.
- La Commissione Migrantes ha il compito di sensibilizzare, promuovere e accompagnare le comunità che sono attente e lavorano nella realtà della migrazione.
- A livello europeo si propone di promuovere e favorire una maggiore analisi, riflessione e collaborazione attorno a questo tema.
La realtà
- Alcuni dei problemi più grandi che affliggono l’umanità sono la disuguaglianza creata dalle leggi del mercato e la questione socio-ambientale. Due realtà interconnesse che generano lo spostamento forzato di intere popolazioni alla ricerca di condizioni minime di vita. Il fenomeno delle migrazioni non è passeggero, sta ridisegnando l’equilibrio del mondo.
La mobilità umana
- “Ogni individuo ha diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni stato, ma ha anche il diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio e di ritornarci” (Art. 13, Dichiarazione universale dei diritti umani).
- Le migrazioni costituiscono oggi un’importante componente di quella interdipendenza crescente fra gli Stati-Nazione che concorre a definire l’evento della globalizzazione, la quale ha aperto i mercati ma non le frontiere, ha abbattuto i confini per la libera circolazione dell’informazione e dei capitali, ma non nella stessa misura quelli per la libera circolazione delle persone. Nessuno Stato sfugge alle conseguenze di una qualche forma di migrazione.
- In questi ultimi decenni tale fenomeno è diventato strutturale della società contemporanea, costituendo una delle sfide meno facile per il legame con la sfera economica, sociale, politica, culturale e religiosa. Lo spostamento di un numero crescente di persone pro- voca importanti cambiamenti a livello mondiale, sia nei paesi di partenza che in quelli di arrivo.
- Ci sono diversi tipi di migrazioni e di migranti. Le cause possono essere molteplici: economiche, ambientali, umanitarie, politiche e religiose; guerre e genocidi, formazione professionale e istruzione, così come il sistema corrotto dei governi e capi locali da dove partono i migranti. Milioni di persone fuggono da una miseria indotta dalle politiche economiche dei paesi più ricchi.
- In questi anni, il mare Mediterraneo, definito da molti una “frontiera liquida”, è diventato un luogo strategico. L’Europa si è tirata fuori da qualsiasi responsabilità e l’Italia, a partire dal Memorandum d’intesa con la Libia del 2017 e in seguito con i vari decreti sull’immigrazione (decreto Minniti-Orlando del 2017, decreto "Sicurezza" del 2018 e decreto Lamorgese del 2020) ha reso molto più drammatica la vita dei migranti abbandonandoli in paesi terzi, lì dove i diritti sono violati quotidianamente. Gli sforzi della politica e della diplomazia si sono indirizzati nell’esternalizzare il confine meridionale europeo (Processo di Khartoum – novembre 2014)
- I flussi migratori hanno comportato e comportano innumerevoli disagi e sofferenze per i migranti anche se, specialmente nella storia più recente e in determinate circostanze, essi hanno incoraggiato e favorito lo sviluppo economico sia del Paese ospite che di quello di origine, grazie soprattutto alle rimesse finanziarie degli emigrati. (Dossier Idos 2020).
- Particolarmente colpita è l’emigrazione dei minori non accompagnati, dei nuclei familiari e quella femminile. Le donne sono private, spesso, dei più elementari diritti umani e sindacali, quando non cadono vittime addirittura del triste fenomeno noto come “tratta di esseri umani”, che si è intensificato soprattutto nello sfruttamento sessuale e che ormai non risparmia neppure i bambini e bambine.
- I cittadini stranieri che arrivano sulle coste italiane sono oggi inseriti nel sistema di accoglienza italiano. Tale sistema è cambiato molto negli ultimi tre anni. Il risultato è un meccanismo in continua transizione così definibile per semplificare: prima accoglienza che comprende gli hotspot e i centri di prima accoglienza, e seconda accoglienza che comprende il SAI (Sistema di Accoglienza e Integrazione) e i CAS (Centri di Accoglienza Straordinaria). I numeri dei migranti presenti nel sistema di accoglienza, a causa soprattutto della politica restrittiva attuata dal decreto sicurezza del 2018, sono andati progressivamente calando. A fine 2017 erano poco più di 183 mila, scesi progressivamente fino agli 83 mila di settembre 2020. Con il Decreto Lamorgese viene introdotto il permesso di protezione speciale a salvaguardia della vita privata e familiare dello straniero che sostituisce il vecchio permesso di soggiorno per motivi umanitari abrogato con il Decreto Salvini.
- L’Italia continua a trattenere migliaia di rifugiati e migranti, in particolare nei CPR-Centri per il Rimpatrio (ex Centri di Identificazione ed Espulsioni) e Hotspot, centri di detenzione amministrativa, dando luogo a trattenimenti prolungati ingiusti perchéé contro la legge. Lì dove questi centri non sono presenti, vengono sostituiti dalla Questura
- Questo sistema di accoglienza, tranne alcuni casi virtuosi, è ancora segnato da una gestione emergenziale, poco trasparente e non coordinata a livello istituzionale. Il più delle volte inefficace e fonte di guadagno illecito.
Un approccio diverso
- Di fronte alla realtà migratoria, abbiamo però bisogno di un altro linguaggio, un nuovo approccio. È necessaria una “diversa” lettura da quella che ci viene solitamente presentata dai mezzi di comunicazione sociale.
- È necessario collocare l’attuale realtà della migrazione nella lunga storia di rapporti ingiusti ed oppressivi tra popoli e culture, tra Nord e Sud (secoli di schiavitù, colonialismo/neocolonialismo e saccheggio), e mettere a nudo tutta una rete di complicità, quali l’utilizzazione delle guerre per il commercio delle armi e le dinamiche del sistema economico-finanziario globale.
- Il fenomeno migratorio solleva una vera e propria questione etica, quella della ricerca di un nuovo ordine economico internazionale per una più equa distribuzione dei beni della terra, che contribuirebbe non poco, a ridurre e moderare i flussi di una numerosa parte delle popolazioni in difficoltà.
- Di qui la necessità di un impegno più incisivo per realizzare sistemi educativi e pastorali, in vista di una formazione alla “mondialità”, a una nuova visione, della comunità mondiale, considerata come famiglia di popoli, a cui sono destinati i beni della terra, in una prospettiva del bene comune universale.
- Saper riconoscere nella mobilità dei popoli il nuovo soggetto della missione. I migranti sono parte importante nella costruzione dell’umana unità.
- Nel riconoscimento del valore positivo della diversità, le migrazioni costituiscono una risorsa che abbraccia diverse aree: da quella politica, a quella sociale ed ecclesiale. I migranti sono una risorsa per la crescita economica, intellettuale e culturale.
Visione di fede del fenomeno migratorio
Apporto biblico
- La Chiesa vede nei migranti l’immagine di Gesù che dice: “sono straniero e mi avete ospitato” (Mt 25,35). La loro vicenda è una provocazione alla fede e all’amore dei credenti, sollecitati a scoprire il disegno che Dio attua in esse.
- Possiamo considerare l’odierno fenomeno migratorio un “segno dei tempi” una sfida da scoprire e da valorizzare nella costruzione di una umanità rinnovata partendo dalla “Buona Notizia” di Gesù.
- La dura prova delle migrazioni e deportazioni è fondamentale nella storia del Popolo eletto, in vista della salvezza di tutti i popoli: così è nel ritorno dall’esilio del popolo di Israele (Is 42,6-7; 49,5). Con tale memoria esso si sente rinfrancato nella fiducia in Dio, anche nei momenti più oscuri della sua storia (Sal 105 [104], 12- 15). Nella Legge di Israele, si giunge a dare, per i rapporti con lo straniero dimorante nel paese, lo stesso comando dato agli Israeliti. (Lv 19,18), “tu l’amerai come te stesso” (Lv 19,34).
- La situazione di popolo migrante e schiavo diventa l’occasione per il rivelarsi di Dio: “Dio guardò la condizione degli Israeliti, Dio se ne diede pensiero” (Es 2,25).
- La comunità cristiana contempla nello straniero il volto di Gesù stesso, il Quale nasce in una mangiatoia e, straniero, fugge in Egitto, assumendo e ricapitolando in sé questa fondamentale esperienza del suo popolo (Mt 2,13).
- Maria può essere contemplata come icona vivente della donna migrante. Ella dà alla luce suo Figlio lontano da casa (Lc 2,1-7) ed è costretta a fuggire in Egitto (Mt 2,13-14). La devozione popolare considera quindi giustamente Maria come Madonna del cammino e della speranza.
- Seguire Gesù significa andare dietro a Lui ed essere di passaggio nel mondo, poichéé “non abbiamo quaggiù una città stabile” (Eb 13,14). Il credente è sempre un “pároikos”, un residente temporaneo, un ospite, ovunque si trovi (1Pt 1,1; 2,11 e Gv 17,14-16). Per questo la propria collocazione geografica nel mondo non è poi così importante. Siamo tutti stranieri sulla terra e contemporaneamente nessuno è straniero (Ef 2,19-20).
- Nei decenni che seguirono il concilio Vaticano II, studi sul libro e sulla spiritualità dell’esodo hanno favorito l’adozione di un’ecclesiologia ispirata al popolo in cammino.
Apporto teologico missionario
- Da un punto di vista teologico missionario la migrazione è senz’altro un segno dei tempi in quanto esprime un potenziale di liberazione, umanizzazione e salvezza, capace di inaugurare un futuro differente nel modo di essere Chiesa al servizio del regno di Dio.
- Il carico di sofferenza che i migranti sperimentano su se stessi risveglia una giusta “indignazione”. È un giudizio di grazia, capace non solo di denunciare la struttura oppressiva delle nostre società, ma anche di dischiudere un orizzonte di significato differente per la nostra fede e di provocare un cammino di rinnovamento nel modo di essere Chiesa e di fare missione.
- I migranti non solo pongono la questione di attraversare i confini, quanto piuttosto di abitarli e viverli. Abitare i confini vuol dire entrare in una rete di interazioni e crescere in una identità missionaria dal carattere “nomadico”, nella quale la “molteplicità” è interiorizzata come una dimensione di sé.
- I cambiamenti epocali degli ultimi decenni hanno avuto un impatto anche sulla missione comboniana in Europa (AC 2015 n° 46.1). Il dramma dei profughi e dei rifugiati è un segno dei tempi che ci interpella. Le nostre comunità sono sollecitate a condividere ambienti e vita con i migranti. Il Capitolo invita le circoscrizioni del continente a sviluppare una pastorale specifica in questo campo, in comunione tra loro e con le Chiese locali (AC 2015 n° 46.5).
Orientamenti
Direttive
- Conoscere la realtà delle migrazioni, analizzare le cause, studiare le implicazioni nel territorio in cui si è inseriti, è il primo passo da farsi per un ministero nella pastorale delle migrazioni.
- Ogni comunità comboniana si impegna nel campo delle migrazioni, ricordando che solo in un lavoro di rete e collaborazione con la Chiesa locale ed Enti Civili presenti sul territorio, è possibile dare una risposta positiva. La scarsità del personale, l’età che avanza non devono essere un impedimento.
- Le nostre case, i luoghi e gli spazi di cui disponiamo, possono essere valorizzati per una accoglienza dei migranti, coordinata con Caritas-Migrantes o Enti Civili.
- Le Migrazioni sono uno degli ambiti della presenza missionaria dei confratelli nella Chiesa locale e nel territorio. Tale impegno viene descritto nella Carta della Comunità.
Linee di azione
- L’impegno nell’ambito delle migrazioni è di ogni comunità. La Provincia mantiene però Castelvolturno e ACSE per servizi più qualificati e specifici. (Piano sessennale 2017-2022, n° 32.4)
- La Provincia Italiana dei Comboniani si impegna a non far mancare a queste due realtà il personale qualificato e necessario.
Castel Volturno
- Parrocchia “ad personam” per la cura pastorale e spirituale dei migranti.
- La comunità si caratterizza per l’impegno pastorale di evangelizzazione, di accoglienza delle situazioni di disagio sociale e della difesa dei diritti civili dei migranti. Questo impegno nasce per favorire la convivenza e rafforzare la cultura dell’incontro visto la frammentarietà del tessuto sociale e tra i diversi gruppi etnici.
ACSE
- L’ACSE (Associazione Comboniana Servizio Emigranti e Profughi) è un’associazione di volontari laici che offrono parte del loro tempo per alcuni servizi come: la scuola, la salute e l’accoglienza.
- La presenza di volontari di molte nazionalità e religioni diverse impegna l’ACSE ad essere un luogo di incontro e di dialogo tra culture, spazio in cui si vive la convivialità delle differenze.
Comunità comboniana e Chiesa locale
48. La comunità comboniana si impegna a:
- Collaborare con gli uffici della Chiesa locale che hanno la cura pastorale dei migranti.
- Rafforzare e/o creare spazi di conoscenza, formazione e riflessione per un dialogo ecumenico, interculturale e interreligioso.
- Offrire ai fedeli e agli stessi operatori incontri di formazione e informazione circa le altre religioni, per sconfiggere pregiudizi e per evitare chiusure ingiustificate.
- Curare i contatti e il dialogo con le comunità musulmane presenti sullo stesso territorio.
Comunità comboniana e territorio
- Favorire la partecipazione a eventi sul territorio che aiutino a conoscere la realtà delle migrazioni.
- Avere il coraggio di denunciare le antiche e nuove forme di schiavitù, la violazione dei diritti dei migranti, la tratta degli esseri umani.
- Rafforzare percorsi di sensibilizzazione alla mondialità, soprattutto con percorsi nelle scuole, per riconoscere e valorizzare le identità culturali.
- Produrre, condividere e divulgare materiale didattico sulle migrazioni. Creare una banca dati online.
- Promuovere e diffondere campagne per i diritti di cittadinanza.
Missionari Comboniani
Italia