Giovedì 2 maggio 2019
Mentre rievochiamo l’emozione suscitata in tutti noi dalle iniziative di pace fra l’Eritrea e l’Etiopia iniziate nel mese di giugno 2018, e ne ringraziamo il Signore, richiamiamo alla mente quanti si trovano in terre d’esilio, nelle prigioni e nelle mani di spietati trafficanti e sfruttatori di esseri umani. In modo particolare facciamo memoria orante di coloro che hanno lasciato la scena di questo mondo, vittime di morti violente nelle più svariati circostanze. Imploriamo dal Signore la liberazione dei prigionieri, il ritorno degli esiliati nella terra dei padri, la pace eterna per i trapassati”. (Vescovi Cattolici dell’ Eritrea)

Un appello alla pace e alla riconciliazione nazionale.
Lettera Pastorale dei Vescovi Cattolici dell’ Eritrea.

Santa Pasqua 2019

(Una sintesi)

“Pace ai lontani, pace ai vicini”
(Ef. 2:17)

Saluto

Gesù Cristo, che, vinta la morte, ha instaurato la pace e la riconciliazione fra Dio e l’ uomo, ci benedica con la luce della sua risurrezione.

Introduzione

Mentre rievochiamo l’emozione suscitata in tutti noi dalle iniziative di pace fra l’Eritrea e l’Etiopia iniziate nel mese di giugno 2018, e ne ringraziamo il Signore, richiamiamo alla mente quanti si trovano in terre d’esilio, nelle prigioni e nelle mani di spietati trafficanti e sfruttatori di esseri umani. In modo particolare facciamo memoria orante di coloro che hanno lasciato la scena di questo mondo, vittime di morti violente nelle più svariati circostanze. Imploriamo dal Signore la liberazione dei prigionieri, il ritorno degli esiliati nella terra dei padri, la pace eterna per i trapassati.

Pensando ai gravi disagi che hanno pesato, e tuttora pesano, sulla vita delle popolazioni al di qua e al di là dei confini fra l’ Eritrea e l’ Etiopia, preghiamo affinché si pervenga quanto prima alla demarcazione degli stessi confini, e che ciò si effettui con criteri capaci di generare la pace e la prosperità e di proteggere i genuini interessi di entrambe le popolazioni: così da accelerare il consolidamento dei rapporti quotidiani fra loro, il ripristino degli scambi di risorse e la ripresa di un cammino condiviso.

In quanto capi religiosi, rimaniamo sempre nella più assoluta disponibilità ad offrire il nostro contributo laddove richiesto, utile od opportuno.  La sfida che lanciamo a questo nostro mondo tanto perspicace e sottile nell’ arte di erigere muri divisori è quella di essere capace di mettere a frutto le proprie potenzialità per abbattere quanto ci divide e, per quanto ci riguarda, di costruire una nazione che si riconosca nei valori dell’ unità e dell’ armonia. E’ con tale intento, allora, che abbiamo scelto di intitolare la presente nostra lettera pastorale con le parole di San Paolo: “Pace ai lontani, pace ai vicini” (Ef. 2:17).

La nostra situazione nel passato e nel presente

Negli anni trascorsi, a causa della guerra e di altri concomitanti fattori, le condizioni di vita del nostro popolo e della nostra nazione hanno raggiunto drammatici livelli di criticità. Con modalità diverse, i nostri giovani, le mamme, i bambini e le famiglie in genere, sono divenuti vittime

dell’esilio e della destabilizzazione. Poiché nessun serio rimedio e nessun piano sono stati messi in atto per sanare questa situazione, la massiccia fuga umana verso l’ estero prosegue tuttora senza soluzioni di continuità. La crisi che ne emerge è tale da proiettare davanti ai nostri occhi sinistre e non immaginarie prospettive di estinzione del nostro popolo e della nostra nazione. Fintanto che non verranno recise le radici velenose del fenomeno, la fuga verso l’ estero è, a noi pare, destinata a prolungarsi nel tempo. Quali che ne siano le forme e le espressioni, tali radici sono vere, reali, innegabili. Ormai da più di un secolo in qua, questo popolo vive lontano dalla normalità di una vita collettiva che si possa definire minimamente stabile e serena e da sostenibili livelli di sviluppo nazionale. Talché, oggi, di fronte ai tanti e tante fratelli e sorelle che lasciano questo mondo, vittime dell’ esilio e di mille altri traversie, non possiamo non chiederci angosciati: fino a quando?

Come uscire da questo anormale stato di cose?

Solo chi, da lontano e da vicino, sia pure con variegate e variamente profonde differenze di idee, ha la volontà di sedersi intorno ad un tavolo per un autentico dialogo di pace e di riconciliazione, potrà contribuire ad aprire nuove e insospettate vie d’ uscita da questo tragico stato di cose. Ciò vale non solo nelle nostre relazioni con il paese e con le popolazioni con noi confinanti, ma anche all’ interno della nostra comunità nazionale. E stiamo parlando di una condizione determinante perché il tanto conclamato motto “un popolo solo e un cuore solo” non rimanga un elegante ma vacuo slogan, ma si traduca in concreti programmi e in efficaci corsi d’azione. Via sicura verso tale traguardo è la proclamazione e la coerente attuazione di un globale piano di “Pace e riconciliazione nazionale”. Come “ogni casa divisa contro se stessa non potrà reggere” (Mt. 12, 25), così è di una nazione che si trovi nelle stesse condizioni. Questo impegno di pace e di riconciliazione nazionale è la via privilegiata per chiudere un passato e aprire tempi nuovi, per edificare un paese e un popolo, per porre le basi di un sistema statale costituzionale, per garantire l’ esercizio del diritto della nazione sui propri confini e sui propri porti, così come per assicurare la pace e la tranquillità, sia all’ interno del paese come all’ esterno di esso, nei paesi circonvicini. E’ convenente che quanto nasce in un suolo cresca e maturi insieme nell’ unità e nell’ armonia: “se non vogliamo perire come nazione e come popolo, costruiamo la pace e la riconciliazione fra di noi”! Ecco quello che vorremmo dire in breve. La riconciliazione e la rappacificazione si fondano sulla verità, sulla giustizia, sul rispetto dei diritti e delle libertà delle persone e delle comunità. Non c’è ragione per cui non si possano applicare anche oggi alla soluzione dei nostri problemi nazionali le strategie e i criteri di verità e di pace che i nostri padri hanno sviluppato nella tradizione per la soluzione di conflitti di dimensioni meno estese e più quotidiane.  In breve, poiché il disegno di Dio per questa nazione e per questo popolo che egli ama è un “piano di pace e riconciliazione”, o popolo dell’ Eritrea: cerca, trova e persegui con tutto il cuore la pace, la riconciliazione, l’unità e l’armonia! E’, questo, il momento di svegliarsi dal sonno. Sorgi dunque! Chiudi il passato con un sigillo di pace e di riconciliazione e fissa lo sguardo verso il futuro, identifica il tuo percorso e perseguilo in pace ed unità! Questo della pace e della riconciliazione avrebbe dovuto essere anche l’approdo dell’ accavallarsi dei problemi e delle sfide che hanno intessuto la tua storia nel secolo ora trascorso!

La costruzione della nazione e il pano di pace e riconciliazione

Perseguire piani di pace e di riconciliazione non è da persone pavide. Al contrario, manifesta coraggio, determinazione, eroismo. Chi possiede un sano e maturo senso di autostima e di sicurezza di sé non teme di venire incontro alle esigenze della pace e della riconciliazione. In modo particolare, si qualifica per il contributo che reca all’edificazione del paese, allo sviluppo dell’unità e dell’armonia nazionale e alla tranquillità pubblica, promuovendo i valori della pace e della riconciliazione. Sia detto con franchezza: non possiamo approvare o appoggiare schemi di costruzione della nazione in cui alcuni soggetti vengono privilegiati, a scapito di altri che vengono invece ignorati, emarginati o esclusi.  Avendo detto tutto ciò, dobbiamo chiederci allora: quali valori e quali comportamenti stanno ereditando le nostre nuove generazioni da noi? Dal momento che, per quanto riguarda i giovani, le opportunità che ci siamo lasciati sfuggire sono tante, le nostre responsabilità nei loro confronti non lo sono di meno.

E’ tempo di farci perdonare, noi loro padri e maggiorenni, le nostre colpe nei loro riguardi e di accompagnarli così nel passaggio verso nuovi e più alti traguardi. Non dobbiamo chiudere il passato e incamminarci verso il nuovo per sostituire il male con il male, ma per rimpiazzare il male con il bene. I piani e i cammini di pace che intraprendiamo non devono essere degli espedienti o delle strategie per promuovere angusti interessi individuali. Devono piuttosto essere ampi e inclusivi spazi in cui prendono parte tutti i veri ricercatori della pace e del bene. Ciò richiede la rinuncia di ognuno alla pretesa di ergersi a metro di giudizio di tutto e di tutti. Occorre disponibilità all’ ascolto e accoglimento delle idee e delle suggestioni altrui.

Precondizione per il successo del piano di pace e di riconciliazione è l’ ammissione dell’ ingiustizia compiuta e della violenza consumata da parte di chi ne avuto un qualsiasi ruolo, a qualsiasi livello: occorre cioè che il perpetratore riconosca con onestà e verità le proprie responsabilità e che la vittima, d’ altra parte, si predisponga al perdono, e che l’ uno e l’altro si impegnino a tracciare nuovi cammini e nuove prospettive. Poiché dove non c’è giustizia non ci può essere nemmeno la pace, e dato che la verità è la forza di ogni vera pace e la menzogna non può che generare violenza e odio, è indispensabile che al popolo sia detta tutta la verità, e nient’ altro che la verità, sugli avvenimenti del suo recente passato, sulla realtà della presente situazione, e sulle politiche in fieri. Non dobbiamo temere la verità: “Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Gv 8,32).

Solo così sarà possibile conquistare la pace. Riconciliazione e perdono reciproco sono le ineludibili premesse per l’ affermarsi di un ordine sociale intriso di pace e di tranquillità. Rispettare la libertà e i diritti degli altri significa assicurare la pace e la tranquillità per sé stessi. Infatti, chi viene privato dei suoi diritti e della sua libertà, si troverà a ricercarli anche con mezzi che pace non porteranno.

Suggerimenti per un concreto piano di pace

Va da sé che un piano di pace e di riconciliazione richiede una sostenuta e lungimirante campagna che potrebbe includere, fra l’altro, i seguenti passi:

1) Una proclamazione e una programmazione globali di pace e di riconciliazione.

2) L’istituzione di una commissione nazionale investita della campagna per la “verità e la riconciliazione”, la quale dovrà operare con chiare e precise finalità e metodi di lavoro. Il suo compito principale sarà la rimozione dei fattori di tensione e la promozione del dialogo e del riavvicinamento fra le parti in gioco.

3) Lo scopo di quanto sopra sarà di aiutare a raggiungere una pace generalizzata attraverso percorsi di riconciliazione e di perdono, consegnando alla storia il passato e aprendo il passo a un nuovo futuro di speranza.

4) E’ di fondamentale importanza che, durante questi passaggi e oltre, nei mezzi di comunicazione di massa e nelle istituzione educative di tutti i livelli, vengano decisamente banditi linguaggi ed espressioni di odio, di violenza e di vendetta, e prevalgano la “grammatica e il vocabolario” della pace, del perdono e della riconciliazione.

5) Al di sopra di ogni altra considerazione, come abbiamo già detto, essendo la pace e la riconciliazione un dono di Dio, dobbiamo implorarla prostrati davanti a Lui. Come a Ninive il re e il popolo tornarono al Signore in preghiera col cuore pentito, anche noi dobbiamo rivolgerci a Lui con lo stesso spirito di sincero pentimento.

“La vera pace è frutto della giustizia… Ma poiché la giustizia umana è sempre fragile e imperfetta, esposta com'è ai limiti e agli egoismi personali e di gruppo, essa va esercitata e in certo senso completata con il perdono, che risana le ferite e ristabilisce in profondità i rapporti umani turbati” ( San Giovanni Paolo II, Non c’è pace senza giustizia, non c’è giustizia senza perdono, Messaggio per la giornata mondiale della pace, 1 gennaio 2002, n. 3, 15).

Conclusione

Il nostro appello conclusivo a tutti gli Eritree e le Eritree è, anzitutto, di porre ogni loro fiducia e speranza nel Signore. In un momento come il presente, in cui il paese attraversa gravissime prove, ha bisogno più che mai di un intervento di Dio. Lui, che già nel passato ha manifestato in vari modi quanto ami questa nazione e questo popolo, se invocato con profonda fede ed umiltà, non mancherà di volgere il suo sguardo pietoso verso di noi. Purché la nostra implorazione e la nostra fede siano perseveranti. E’ Lui il donatore di ogni pace ed è Lui che guarisce e salva il suo popolo, perché è Lui che vuole che tutti “abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza» (Gv 10,10). Incoraggiamo, allo stesso tempo, il nostro popolo affinché, in mezzo alle sciagure del tempo presente, si accinga a intraprendere il cammino della giustizia, della pace e di un nuovo ordine di cose. Ci serve spirito di discernimento per riconoscere ciò che Dio ha riservato per questo paese e per il suo popolo, così come ci occorre preghiera e sforzo incessante per adeguarci a quanto Dio ci vorrà manifestare.

Solo così, e non altrimenti, vedremo concretizzarsi il nostro sogno di un’ Eritrea unita, riconciliata, fondata sulla pace e sulla giustizia. Possano finalmente, in tempi tanto burrascosi, gli uomini e le donne del nostro tempo, e in modo particolare questa nostra regione e questo nostro paese, assaporare il dono di un pace vera e duratura, frutto della giustizia e della misericordia.

Così possiamo anche noi ripetere col salmista: “Amore e giustizia voglio cantare, voglio cantare inni a te, o Signore (Sal.101,1).

Misericordia e verità s'incontreranno, giustizia e pace si baceranno. La verità germoglierà dalla terra , la giustizia si affaccerà dal cielo. Quando il Signore elargirà il suo bene, la nostra terra darà il suo frutto” (85, 10-13).

Il Signore benedica il nostro paese e lo custodisca,

volga il suo volto su di noi ci doni la sua pace,

faccia risplendere su di noi la luce della sua Risurrezione.