L’appello dei vescovi dello Zambia: “Combattere la povertà con ogni mezzo”

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Martedì 5 gennaio 2021
Preoccupazione per il crollo dell’economia e gli effetti sulla popolazione più povera è stata espressa nei giorni scorsi dai vescovi dello Zambia. In una nota, il presidente della Conferenza episcopale, monsignor George Cosmas Zumaile Lungu, vescovo di Chipata, ha invitato il governo a uscire dalla sua “confort zone” e a «prendere atto delle grida silenziose del nostro popolo».

Il debito del Paese africano, infatti, è più che raddoppiato negli ultimi cinque anni, passando dai 4,8 miliardi di dollari del 2014 agli 11,2 miliardi del 2019. Anche l’inflazione crescente preoccupa l’episcopato, infatti il tasso annuale dello Zambia è salito al livello più alto negli ultimi quattro anni (17,4 per cento), la kwacha (la moneta locale) si è deprezzata del 33 per cento rispetto al dollaro. I prezzi al consumo sono aumentati del 16 per cento rispetto all’anno precedente.

Tutto questo ha provocato, come documentato in un recente report del “Jesuit Justice and Ecology Network Africa” (Jena), «un rapido indebolimento dell’economia che sta mettendo a repentaglio la vita economica e sociale dei cittadini comuni, in particolare i poveri, gli emarginati e i vulnerabili». Secondo il centro studi gesuita, «il deficit fiscale, il tasso di inflazione e il deprezzamento della valuta sono in aumento — avverte il Jena — e non è la prima volta che lo Zambia si trova in una crisi del debito. Il governo deve imparare da queste esperienze e trovare una soluzione duratura per evitare di ritrovarsi continuamente in questa situazione».

Lo Zambia, uno dei principali produttori mondiali di rame, è precipitato in una crisi del debito poiché la pandemia da covid-19, oltre ad aver provocato poco più di 400 morti e oltre 21.000 infetti, ha anche danneggiato la sua economia e ha esposto il suo debito pubblico come insostenibile. Al riguardo, il Jesuit Justice and Ecology Network Africa sollecita i governanti a «mettere in atto un meccanismo trasparente di contrazione del debito e una strategia di sostenibilità». Il Jena sostiene che «la maturità della nostra indipendenza e democrazia sarà misurata dall’effettiva volontà dei nostri leader di pensare al bene comune invece che al proprio arricchimento».

In diverse occasioni, i vescovi hanno cercato di sensibilizzare non solo le autorità governative, ma anche l’opinione pubblica, alle criticità del Paese e alle fasce deboli della popolazione. «Tutti avrebbero da mangiare, da qui alla fine di dicembre 2020 — hanno dichiarato lo scorso settembre — se ognuno di noi offrisse anche solo l’equivalente di circa 26 centesimi di dollaro statunitense ogni mese in una parrocchia in tutto lo Zambia».
[L’Osservatore Romano + Fides]