Lo Spirito attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio, e la Sua Paternità è la filigrana di ogni prospettiva, di ogni ipotesi, di ogni sguardo oltre l’oggi. Allora, finalmente, l’uomo può smettere di angosciarsi o di alienarsi, e la fiducia e l’amore diventano la chiave di tutto. Quando arriva lo Spirito, degli uomini fragili diventano apostoli gioiosi e schietti, e la loro parola è gravida di un futuro di salvezza, una parola che è così luminosa, da suonare familiare ad ogni uomo.

Lo Spirito Santo compie il miracolo della comunicazione: ci rieduca alla comprensione vicendevole, al rispetto, alla stima, all’amore reciproco, perché siamo fatti per la comunione. Inoltre, di tanti ci fa uno. Persone che appartengono a popoli diversi e parlano lingue diverse, grazie allo Spirito, si incontrano, si accolgono e diventano una sola comunità. Lo Spirito, anima della comunità, per renderci capaci di amare come Cristo, potenzia le nostre capacità, ci offre doni per l’utilità comune, perché costruiamo la nostra fraternità. Lo Spirito rende forti e coraggiosi. È il miracolo della missione: dobbiamo essere testimoni gioiosi e coraggiosi della nostra fede, annunciatori di gioia e di speranza.

Il maestro delle «cose future»

Il grande economista J. M. Keynes diceva: «L’inevitabile non accade mai, l’inatteso sempre». Questa geniale frase descrive anche il frequente tentativo dell’uomo di ripararsi da ciò che teme, fabbricandosi rifugi che diventano le sue gabbie, nel tentativo di evitare qualcosa che, poi, spesso, non accade. Quel che arriva è sempre e comunque almeno in parte inatteso.

Niente va mai esattamente come lo si programma. E spesso, proprio quel programma diventa la nostra tortura, impedendoci di sintonizzarci sui fatti. Come pensavamo il futuro nel gennaio 2020? Da cosa pensavamo di doverci difendere? Non da quel che è arrivato...

Nel guardarci indietro forse dobbiamo riconoscere che tanto del nostro tempo lo abbiamo speso a preoccuparci di inconsistenze. Il rapporto con il futuro decide gli atteggiamenti umani. Se percepiamo quel che ci viene incontro come disastro, tutto, in noi, viene orientato all’angoscia. Nel Vangelo di questa Pentecoste Gesù rivela che, non essendo noi capaci di portare il peso di molte cose, abbiamo bisogno che lo Spirito Santo ci annunci «le cose future».

Chi sta raccontando il futuro a questa generazione? Quale lettura stiamo assimilando dalla nostra cultura? Si oscilla dalla distrazione di un consumismo edonista, via via fino a tutti i futuri più disparati, per arrivare alle ossessioni per le mille incognite del domani. Quando lo Spirito Santo arriva, è il maestro che insegna «le cose future», e se un uomo si lascia annunciare da Dio il suo futuro, la storia diventa Provvidenza.

Lo Spirito attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio, e la Sua Paternità è la filigrana di ogni prospettiva, di ogni ipotesi, di ogni sguardo oltre l’oggi. Allora, finalmente, l’uomo può smettere di angosciarsi o di alienarsi, e la fiducia e l’amore diventano la chiave di tutto. Quando arriva lo Spirito, degli uomini fragili diventano apostoli gioiosi e schietti, e la loro parola è gravida di un futuro di salvezza, una parola che è così luminosa, da suonare familiare ad ogni uomo.
[Fabio Rosini – L’Osservatore Romano]

Consacrati dallo Spirito
che apre cuori e frontiere

Atti 2,1-11; Salmo 103; Galati 5,16-25;
+ la Sequenza; Giovanni 15,26-27; 16,12-15

Riflessioni
La Pentecoste cristiana celebra il dono dello Spirito, “che è Signore e dà la vita”. Inizialmente, la festa ebraica di Pentecoste - sette settimane, ossia 50 giorni dopo la Pasqua - era la festa della mietitura del frumento (cfr. Es 23,16; 34,22). Ad essa si unì, più tardi, il ricordo della promulgazione della Legge sul Sinai. Da festa agricola, la Pentecoste è divenuta progressivamente una festa storica: un memoriale delle grandi alleanze di Dio con il suo popolo (vedi Noè, Abramo, Mosè e i profeti Geremia 31,31-34, Ezechiele 36,24-27…). È da sottolineare la nuova prospettiva riguardo alla Legge, il nuovo modo di intendere e vivere l’alleanza. La Legge era un dono del quale Israele andava orgoglioso, ma era una tappa transitoria, insufficiente.

Era necessario progredire in un cammino di interiorizzazione della Legge, cammino che raggiunge il culmine nel dono dello Spirito Santo, che ci è dato, come nuova fonte normativa, come vero e definitivo principio di vita nuova. Intorno alla Legge, Israele si costruì come popolo. Ma nella nuova famiglia di Dio, la coesione non viene più da un comando esterno, per quanto eccellente, ma dal di dentro, dal cuore, in forza dell’amore che lo Spirito ci dà “perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo” (Rm 5,5). Grazie a Lui “siamo figli di Dio” e gridiamo: “Abbà, Padre!”. Siamo il popolo della nuova alleanza, chiamato a vivere una vita nuova, in forza dello Spirito che fa di noi la famiglia di Dio, con dignità di figli ed eredi (Rm 8,15-17).

A tale dignità deve corrispondere uno stile di vita coerente. San Paolo (II lettura) descrive con parole concrete due stili di vita differenti e opposti, a seconda delle scelte di ciascuno: le opere della carne (v. 19-21) o i frutti dello Spirito (v. 22). Per quelli che sono di Cristo Gesù e vivono dello Spirito, il programma è uno solo: “camminiamo secondo lo Spirito” (v. 25). Lo Spirito è dono. (*)

Lo Spirito fa camminare le persone e i gruppi umani e cristiani, rinnovandoli e trasformandoli dal di dentro. Lo Spirito apre i cuori, li purifica, li sana, li riconcilia, fa superare le frontiere, porta alla comunione. È Spirito di unità (di fede e di amore) nella pluralità di carismi e di culture, come si vede nell’evento di Pentecoste (I lettura), nel quale si coniugano bene insieme l’unità e la pluralità, ambedue doni dello stesso Spirito. La grande effusione dello Spirito Santo consacra i discepoli ad essere missionari del Vangelo in ogni punto della terra. Popoli diversi intendono un unico linguaggio comune a tutti (v. 9-11). S. Paolo attribuisce allo Spirito la capacità di rendere la Chiesa una e molteplice nella pluralità di carismi, ministeri e operazioni (cfr. 1Cor 12,4-6). La Chiesa ha sempre davanti a sé la sfida di essere cattolica e missionaria; di passare da Babele a Pentecoste.

Lo Spirito Santo è certamente il frutto più bello della Pasqua nella morte e risurrezione di Gesù: Egli Lo alita sui discepoli (Gv 20,22-23). È lo Spirito del perdono dei peccati e lo Spirito della missione universale. Anzi è il protagonista della missione (cfr. RMi cap. III; EN 75s.), affidata da Gesù agli apostoli e ai loro successori. Lo Spirito è sempre all’opera: nell’azione missionaria semplice e nascosta di ogni giorno, come pure nei momenti più solenni, al fine di rinnovare l’evento della Pentecoste nelle Chiese particolari, in vista di un più fermo impegno nella nuova evangelizzazione e nella missione ad gentes.

Per tale missione lo Spirito ci viene dato come guida “alla verità tutta intera” e come Consolatore (Vangelo). Strettamente legata all’opera creativa e purificatrice dello Spirito, c’è anche la Sua capacità di sanare e guarire. Si tratta di un potere reale ed efficace, intorno al quale esiste una sensibilità particolare nel mondo missionario, anche se non è sempre facile discernere bene. L’azione risanatrice raggiunge a volte anche il corpo, ma molto più spesso tocca lo spirito umano, sanandone le ferite interiori ed effondendo il balsamo della riconciliazione e della pace.

Parola del Papa

(*) «Il segreto dell’unità nella Chiesa, il segreto dello Spirito è il dono. Perché Egli è dono, vive donandosi e in questo modo ci tiene insieme, facendoci partecipi dello stesso dono. Dio è dono, non si comporta prendendo, ma donando. Da come intendiamo Dio dipende il nostro modo di essere credenti. Se abbiamo in mente un Dio che prende, che si impone, anche noi vorremo prendere e imporci: occupare spazi, reclamare rilevanza, cercare potere. Ma se abbiamo nel cuore Dio che è dono, tutto cambia. Se ci rendiamo conto che quello che siamo è dono suo, dono gratuito e immeritato, allora anche noi vorremo fare della stessa vita un dono. E amando umilmente, servendo gratuitamente e con gioia, offriremo al mondo la vera immagine di Dio. Lo Spirito ci ricorda che siamo nati da un dono e che cresciamo donandoci, non conservandoci, ma donandoci».
Papa Francesco
Omelia nella Domenica di Pentecoste, 31.5.2020

Sui passi dei Missionari

23   Domenica di Pentecoste: lo Spirito Santo “parla” in tutte le lingue e culture dei popoli.

* Lunedì dopo Pentecoste: Memoria liturgica della Beata Vergine Maria, Madre della Chiesa.

23   S. Giovanni Battista de’ Rossi (1698-1764), sacerdote italiano di Genova, grande apostolo del confessionale a Roma. Per molti anni si occupò anche dei poveri, malati abbandonati, emarginati, insegnando loro il catechismo e preparandoli a ricevere i sacramenti.

24   Festa di Maria Ausiliatrice.

* Giornata di preghiera per la Chiesa in Cina, dove Maria è venerata in modo speciale nel santuario di Sheshan, a Shanghai, come “aiuto dei cristiani” - “patrona della Cina”.

·     Anniversario dell’enciclica Laudato si’, sulla cura della casa comune, pubblicata da Papa Francesco nel 2015, per promuovere un’ecologia integrale, sostenibile e solidale.

·     B. Giovanni del Prado (1563-1631), sacerdote francescano spagnolo, missionario e martire. Fu ucciso in Marocco mentre si dedicava all’assistenza spirituale di cristiani schiavizzati da musulmani.

·     Ricordo di Franz Pfanner (1825-1909), monaco austriaco dei Trappisti di stretta osservanza. Nel 1880 andò missionario in Sudafrica e fondò il monastero di Mariannhill, nel Natal. Vedendo che la Regola monastica ostacolava l’attività evangelizzatrice dei monaci, chiese di separarsi dall’Ordine e fondò nel 1909 le Congregazioni dei Missionari e delle Missionarie di Mariannhill.

25   Bb. Mario Vergara (1910-1950), martire, sacerdote italiano del Pime, missionario in Birmania (attuale Myanmar), e il suo catechista, Isidoro Ngei Ko Lat, martire, primo beato del Myanmar. I due furono uccisi in odio alla fede cristiana, durante un viaggio per visitare piccole comunità di fedeli.

·     Giornata dell’Africa – Anniversario della fondazione della Organizzazione dell’Unità Africana (OUA; dal 2002, Unione Africana), creata nel 1963 ad Addis Abeba (Etiopia).

26   S. Filippo Neri (1515-1595), sacerdote, apostolo della gioventù a Firenze e a Roma, fondatore dell’Oratorio per la formazione cristiana dei giovani con preghiere, canti, opere di carità.

·     S. Mariana de Jesús de Paredes y Flores (1618-1645), ecuadoriana, laica terziaria francescana, dedita ad aiutare indigeni e neri. È la prima donna ecuadoriana canonizzata (1950).

·     Festività buddhista di Vesak, per ricordare tre momenti fondamentali della vita del Gautama Buddha: la nascita, l’illuminazione e la morte.

27   S. Agostino di Canterbury (534-604), abate benedettino a Roma, mandato dal Papa S. Gregorio Magno come missionario in Inghilterra, alla testa di una quarantina di monaci per ri-evangelizzare l’antica Britannia, ricaduta nell’eresia sotto i Sassoni. Divenne il primo vescovo di Canterbury e fondò altre sedi episcopali. I missionari furono accolti e favoriti dal re di Kent, san Etelberto (ca. 552-616) e dalla moglie Berta, con terreni, nuove sedi episcopali e libertà di azione. (Vedi 3/9).

28   Bb. Antonio Julian Nowowiejski (1858-1941) e Leone Wetmanski (1886–1941), martiri, rispettivamente arcivescovo e vescovo ausiliare di Plock (Polonia), e presidente e segretario della Pontificia unione missionaria (Pum). Morirono nel campo di concentramento nazista di Soldau-Dzialdowo (Polonia), sfiniti dalla fame e da crudeli torture. Giovanni Paolo II li beatificò il 13 giugno 1999, a Varsavia, con altri 106 martiri, vittime della persecuzione scatenatasi contro la Chiesa polacca, durante l’occupazione nazista tedesca, dal 1939 al 1945.

29   S. Paolo VI (1897-1978). Ordinato sacerdote il 29 maggio 1920, prestò la propria collaborazione ai papi Pio XI e Pio XII e, contemporaneamente, esercitò il ministero sacerdotale a favore dei giovani universitari. Fu nominato arcivescovo di Milano nel 1954, creato cardinale nel 1958, eletto Papa nel 1963. Con straordinario spirito ecclesiale, guidò e portò a compimento il Concilio Vaticano II (1962-1965), del quale fu il grande timoniere. Con umiltà e coraggio, ne promosse l’applicazione mediante decreti ed encicliche. Creò il Sinodo dei vescovi e intraprese viaggi missionari nei cinque continenti. Diceva: “Il cristiano è una persona col fuoco nel cuore, col sorriso sulle labbra, con la profezia nello sguardo”.

·     B. Giuseppe Gérard (1831-1914), sacerdote francese degli Oblati di Maria Immacolata, missionario pioniere in Sudafrica e Lesotho.

·     S. Orsola Giulia Ledóchowska (1865-1939), religiosa austriaca, fondatrice delle Orsoline del S. Cuore di Gesù Agonizzante. Compì viaggi missionari in diversi paesi d’Europa, fondando numerosi centri di educazione e insegnamento, e appoggiando organizzazioni ecclesiali.

·     B. Rolando Rivi (1931-1945), seminarista e martire, nato a Reggio Emilia. Fu ucciso a 14 anni n un bosco a Piane di Monchio (Modena) dalla resistenza partigiana, in odio alla sua fede, colpevole solo di indossare la veste talare.

+++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++

A cura di: P. Romeo Ballan – Missionari Comboniani (Verona)

Sito Web:   www.comboni.org    “Parola per la Missione”

+++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++

Tutti i popoli riuniti nell’unica fede

At 2,1-11; Salmo 103; Gal 5,16-25; Gv 15,26-27; 16,12-15

La beata Pentecoste ci ricorda tre eventi principali: l’effusione dello Spirito Santo su Maria e gli Apostoli nel cenacolo, la prima predicazione del vangelo in Gerusalemme e il formarsi della prima comunità cristiana o la nascita della Chiesa. Il protagonista (nascosto) di tutte queste Vicende è lo Spirito Santo.

Il nome Pentecoste deriva dal fatto che questa festa veniva celebrata cinquanta giorni dopo la Pasqua. Essa coincideva nell’Antico Testamento con la festa della mietitura, giorno di rendimento di grazie durante il quale erano offerte a Dio le primizie dei prodotti della terra. Era inoltre occasione per un pellegrinaggio alla città santa, eco o/e coronamento del pellegrinaggio pasquale, commemorazione annuale dell’alleanza, quando nel Sinai venne data la legge totale.

Invece, la festa cristiana commemora la Pentecoste che seguì alla morte di Gesù; essa fu segnata dal dono dello Spirito Santo che inaugurò una nuova creazione e il tempo della Chiesa. La Pentecoste segna dunque il culmine dell’opera divina di salvezza e la vocazione della nuova comunità del Risorto all’universalismo. È la pienezza della Pasqua o il mistero pasquale totale. La coincidenza di data con la festa giudaica indica anche la figura che ha cessato il suo compito, perché si è entrata nelle realtà, quella della nuova Alleanza.

La Pentecoste non è quindi la festa dello Spirito Santo, intesso come persona divina in se stessa, ma è celebrazione di un avvenimento salvifico, cioè uno di quegli interventi di Dio che nella realizzazione del piano della salvezza decidono in modo unico e definitivo della sorte del mondo. Questo evento consiste principalmente nel dono dello Spirito: "L’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è donato" (Rm 5, 5).

I Padri della Chiesa hanno paragonato questo "battesimo nello Spirito Santo", che segna l’investitura apostolica della Chiesa, al battesimo di Gesù, il quale segnò l’inizio del suo ministero pubblico. Il fatto che la gente di diversa lingua comprenda la lingua nella quale parlano gli Apostoli dice che prima comunità messianica si estenderà a tutti i popoli. La divisione operata a Babele (Gn 11,1-9) trova ormai la sua antitesi e il suo termine positivo. Il miracolo della confusione e dispersione.

Nella Pentecoste cristiana, il dono dello Spirito Santo prende il posto della Legge. Si realizza così il sogno dei profeti che annunciavano l’alleanza fondata sul dono interiore dello Spirito di Dio a tutti (Ez.36, 27).

Insomma, la Pentecoste è la celebrazione di quello dono insuperabile fattoci dal Risorto. Lo Spirito, che è presenza di Dio in noi, riversa su di noi i suoi doni, che ci rendono attenti alle ispirazioni divine e ci orientano al bene. Quando ci vengono pensieri buoni, è lo Spirito che ci visita. Evidentemente, tutti quanti che invocano e sono guidati dallo Spirito hanno sempre idee e hanno, acceso in loro, il fuoco dell’amore vero ed autentico (l’agapè). E veramente, se facciamo spazio allo Spirito, Egli interviene sempre con efficacia nella nostra vita. Manda, Signore, il tuo Spirito, perché rinnovi la faccia della terra.
Don Joseph Ndoum

DONI DELLO SPIRITO SANTO

1. Consiglio. E' il primo dono dello Spirito Santo. Nella Bibbia indica il progetto di Dio su ogni persona. Questo dono aiuta a conoscere ciò che Lui si aspetta da ognuno. Ci facilita la vita mettendoci accanto persone di Sua fiducia (genitori, catechisti, amici, suore, Don...) che indicano la strada giusta da seguire. Lui si aspetta però anche che i ragazzi sappiano dare consigli ai compagni di viaggio con le parole e con i viaggi.

2. Sapienza. Secondo la Bibbia è il secondo dono dello Spirito Santo. Serve a capire come funziona la vita e ad ordinare le cose secondo una classifica giusta riservando il primo posto a Dio. Spiega come le piccole e grandi gioie aiutano a vivere meglio ma non durano per sempre. Per questo la persona saggia costruisce la casa sulla roccia e non sulla sabbia. La sapienza ti permette di vedere le cose con il Cuore stesso di Dio... Cioè come le comprende Lui.

3. Fortezza. La Fortezza è il terzo dono dello Spirito Santo. Sostiene la resistenza contro ogni tentazione che porta al male e fa realizzare il bene. Aiuta a mantenere gli impegni presi nei confronti nella vita, di noi stessi e con Dio. Dà ai ragazzi energia sufficiente per non comportarsi da "pecoroni" che imitano i modi sbagliati dei prepotenti. Questo dono insegna loro a sostituire l'amore per la forza con la forza per l'amore.

4. Intelletto. L'intelletto è il quarto dono dello Spirito Santo che fa riconoscere la presenza di Dio nei diversi episodi della giornata. Non si ferma al look, ma dà importanza a ciò che è 'dentro'. La persona intelligente non dà peso all'apparenza, ai pettegolezzi, alla banalità: cerca invece la verità nelle persone e nelle parole che ascolta e che dice.

5. Pietà. E' il quinto dono dello Spirito Santo. Aiuta a riconoscere Dio come un padre buono che pensa a tutti, con cui si può dialogare volentieri e si fa il possibile per accontentarLo. Uno dei modi più belli è di riconoscere tutti i Suoi figli come fratelli e sorelle. Se li amiamo, ha detto Gesù, si ama anche il Padre che è nei cieli.

6. Timor di Dio. Il Timor di Dio è il sesto dono dello Spirito Santo e fa capire che Dio deve essere rispettato. Non è un Tipo suscettibile che spaventa e castiga, ma neppure Uno che può essere facilmente ingannato e raggirato. E' il Dio Amore di cui bisogna parlare bene nei discorsi e nei fatti. Dio non vuole spaventare nessuno, vuole solo che noi ci assumiamo la nostra responsabilità, usiamo bene della nostra libertà aprendo a Lui il nostro cuore.

7. Scienza. E' il settimo dono e nella Bibbia è sinonimo di conoscenza e di amore totale verso Dio. Se conosci Dio vedi le persone e le cose in relazione con Lui. L'amore per le creature deriva dall'amore per il Creatore. Per questa ragione rispetta la natura, comprende gli altri e con essi cammina verso la felicità, verso l'Amore (con la A maiuscola) che è alla base di ogni amore. Questo è il vero "scienziato" che migliora la sua vita e quella degli altri.

Preghiera allo Spirito Santo
Gv 15, 26-27.12, 12.15

In questa Domenica di Pentecoste leggiamo due delle cinque promesse che Gesù fa nel vangelo di Giovanni. Qual è la differenza tra un professore di religione e un profeta, tra un uomo del culto e un testimone, tra un teorico della giustizia e un fratello, tra un esperto “teologo” e un credente? Qual è la differenza tra un gruppo umano ben organizzato e una comunità di credenti, tra una Chiesa e una potente ONG? La differenza la fa la presenza, o meno, dello Spirito, lo stesso che era già all’inizio della Creazione, lo stesso che accompagna Gesù dal momento dell’incarnazione fino alla Pasqua, lo stesso che fa vivere la Chiesa e soffia dove vuole nel mondo e nella storia. Su questo, più che un commentario, voglio condividere con voi una preghiera, che naturalmente ognuno può completare, ridurre o adattare alla propria esperienza di vita.

 

Vieni, Spirito Santo
Spezza le catene della mia routine;
da verità e profondità alla mia preghiera;
fammi vivere pienamente ogni momento,
ogni azione, ogni pensiero.
Fammi sentire la “voglia” di fare il bene,
di essere disponibile,
di godere la vita con semplicità, buon umore e amore;
trabocca nel mio spirito e nel mio corpo,
nella mia intelligenza e nei miei affetti.
Vieni, Spirito Santo
Dammi fiducia.
Aiutami a superare le paure
di me stesso
di quello che diranno gli altri,
del fallimento,
di riconoscere i miei limiti e mancanze.
Dammi la fiducia del bimbo nelle braccia del suo papà.
Vieni, Spirito Santo
Sì Tu il mio istruttore,
allaccia il mio cuore al cuore del Padre,
rinnova in me la Alleanza,
che mi fa conoscere dal di dentro,
amare dal di dentro,
superare ogni falsità.
Vieni, Spirito Santo
Fammi sensibile,
aperto, disponibile.
Fammi capace di reagire sempre da fratello,
superando ogni indifferenza.
Portami a diventare servizievole,
capace di offrire il mio tempo e le mie energie,
per servire chi ne ha bisogno.
Vieni, Spirito Santo
Dammi libertà e coraggio
Per essere me stesso,
per lasciarmi guidare dalle tue ispirazioni.
Non farmi confondere libertà con capriccio,
coraggio con orgoglio e testardaggine.
Sì Tu la luce che illumina il mio cammino in libertà
e il vento che mi spinge per la strada della generosità.
Vieni, Spirito Santo
Fa di me un missionario, qui e adesso,
nelle attuali circostanze della mia vita.
Infonde in me uno spirito di dialogo,
insegnami a saper ascoltare.
Aiutami a rimanere sempre aperto a nuove idee,
nuove proposte,
a imparare sempre.
Fammi vedere la parte positiva di quelli che vivono con me
e di quello che dicono e fanno.
Vieni, Spirito Santo
Riempimi della tua gioia,
dammi contentezza e buon umore.
Non farmi confondere fedeltà con severità;
che i problemi non mi facciano vivere nell’amarezza,
che la mia vita sia un momento di lode
e una testimonianza di gratitudine
per il sicuro amore del Padre
e per la tua presenza nella Creazione e nella Storia.
Vieni, Spirito Santo
Fammi resistente agli errori della vita,
piccoli o grandi che siano.
Che non mi lasci scoraggiare dall’incoerenza di tanti,
dei peccati della Chiesa,
della corruzione nella società,
dalla mia infedeltà.
Regalami la tua umile verità e il tuo amore gratuito.
Adesso e sempre. Amen.

P. Antonio Villarino
Bogotà